Nei giorni scorsi, la casa d’asta Sotheby’s ha annunciato che all’inizio del nuovo anno sara’ in vendita a New York il ”Ritratto di un uomo con una penna d’oca e un foglio”, attribuito al pittore rinascimentale fiorentino Agnolo di Cosimo Bronzino, generalmente conosciuto come il Bronzino. Il prezzo di vendita stimato andrà da 3 a 5 milioni di dollari e il ricavato sarà devoluto a due organizzazioni, il Selfhelp Community Services e il Lighthouse Guild, la cui missione è di aiutare i sopravvissuti all’Olocausto.
La notizia, come era ovvio, ha immediatamente suscitato scalpore. Negli ultimi anni, infatti, soltanto un quadro del pittore fiorentino, il ”Ritratto di un giovane uomo con un libro” e’ arrivato sul mercato dell’arte ed è stato venduto nel 2015 per 9 milioni di dollari.
Adesso, a rendere la vendita ancor più straordinaria, saranno le storie finora sconosciute di un dipinto dimenticato per oltre cent’anni e della donna che lo aveva amato e perduto.
La storia recente del quadro e’ cominciata a marzo del 2022, quando sono arrivate negli uffici degli esperti di Sotheby’s alcune foto poco chiare del ritratto. A spedirle erano stati i curatori dell’eredita’ di Ilse Hesselberger. Incuriositi dalla straordinaria qualità del dipinto, i responsabili della casa d’aste avevano accettato di riceverlo e dopo averlo accuratamente ripulito avevano contattato Carlo Falciani, professore di storia dell’arte all’Accademia delle Belle arti di Firenze e co-curatore di una recente mostra dedicata ai ritratti dei Medici al Metropolitan Museum di New York.
Considerato uno dei maggiori esperti di manierismo, Falciani non aveva avuto dubbi. A dipingere quella tela, molto probabilmente un autoritratto, era stato sicuramente il Bronzino attorno al 1527, quando l’allora giovane pittore e poeta era ancora sotto l’influenza del manierismo del suo maestro Pontormo.
Contemporaneamente, negli uffici di Sotheby’s a New York, gli specialisti avevano scoperto sul retro del quadro alcune scritte che rivelavano un lungo e inaspettato viaggio a Londra alla fine del seicento nella residenza di William Temple, consigliere di re Carlo II. Poi venduto dai suoi successori nel 1824, il ritratto era rimasto fino al 1920 nella collezione Seymour, sempre in Inghilterra, prima di essere ceduto a un altro collezionista inglese, Hugh Blaker. Quando, nel 1927, il mercante d’arte Julius Bohler lo aveva comprato e poi rivenduto a Ilse Hesselberger a Monaco di Baviera, però, il dipinto era stato attribuito a Francesco Salviati, anche lui un pittore manierista. I nazisti, poi, lo avrebbero inserito nella collezione di quello che avrebbe dovuto essere il mai realizzato Fuhrermuseum di Linz, e l’attribuzione sarebbe di nuovo cambiata a favore di Jacopino del Conte.

Nell’alta società dell’epoca, Ilse non era una donna qualunque. Moglie di un ricco industriale, era l’animatrice di un vivace salotto intellettuale e un’amante dell’arte. Nata in una famiglia ebraica, nel 1908 si era convertita al protestantesimo, ma questo non l’aveva salvata, dopo il 1933, dalle discriminazioni naziste. Rimasta vedova nel 1936, avrebbe potuto salvarsi quando, nel 1938, aveva accompagnato a Milano sua figlia Trudy, che stava partendo per gli Stati Uniti. Dopo essere tornata invece a Monaco per rivedere gli amici, e secondo le indiscrezioni forse un nuovo amore, Ilse era stata costretta a vendere tutte le sue proprietà, compreso il prezioso quadro che adornava le sue pareti, ed era stata costretta ad accettare a ottobre del 1941 la proposta nazista di finanziare con 100.000 marchi il campo di transito di Milbertshofen in cambio della libertà di lasciare il paese. Brutalmente tradita, sarebbe stata tra i primi imbarcati sul treno che l’avrebbe portata a morire nel campo di concentramento di Kaunas a novembre dello stesso anno.
Ritrovato dai soldati americani in una miniera dopo la fine della guerra, il suo quadro sarebbe finito, ignorato e misconosciuto, in vari uffici governativi tedeschi prima a Bonn, poi a Berlino. A rintracciarlo, alcuni anni fa, era stato David Rowland, un avvocato newyorkese specializzato nei processi di restituzione dei beni artistici trafugati dai nazisti, che lo aveva segnalato alla famiglia. Così, all’inizio del 2022, il dipinto e’ stato restituito agli eredi di quella sofisticata signora massacrata dai nazisti dopo essere stata spogliata di tutto.

La sua storia ha ricordato, per molti versi, quella di un altro capolavoro, il ritratto di Adele Bloch-Bauer, conosciuto anche come ”La Donna in Oro”, di Gustav Klimt, che ora migliaia di visitatori possono ammirare ogni giorno a Neue Museum di New York dopo essere stato recuperato nel 2006 dalla nipote di Adele, Maria Altmann, quando era ormai ultraottantenne e solo dopo una lunga battaglia giudiziaria con il governo austriaco. Una vicenda, tra l’altro, che e’ stata narrata nel bel film ”La Donna in Oro”, uscito nel 2015 e interpretato da Helen Mirren. Ora, l’asta di Sotheby’s renderà giustizia aI Ilse, come la renderà al pennello del Bronzino.