La supercazzola, passata nell’uso comune, apparteneva ad uno dei più grandi film legati alla commedia all’italiana, “Amici miei” e al personaggio da Ugo Tognazzi interpretato, lo squattrinato Conte Mascetti. L’idea e la sceneggiatura oltre che della regia fu del grande Pietro Germi che non ebbe la possibilità di realizzarlo a causa della morte nel 1974. Nei titoli di testa del film, tuttavia, si volle rendere omaggio all’autore con la scritta «un film di Pietro Germi» cui seguì la scritta «regia di Mario Monicelli». Il significato del titolo, secondo Gastone Moschin nel film nei panni dello sfigato architetto Rambaldo Melandri, è da riferirsi all’addio di Pietro Germi: “amici miei, ci vedremo, io me ne vado“.
Il film ricorda il cronico infantilismo di molti uomini della provincia italiana ed è uno dei capolavori di Tognazzi Ottavio Ugo da Cremona, dove nacque il 23 marzo 1922.
Negli anni del dopo guerra emersero “quattro colonnelli” nella grande commedia cinematografica italiana ovvero Gassman, Sordi, Manfredi e Tognazzi. In quegli anni il cinema accompagnava e spesso prevedeva e raccontava le infinite facce di una società italiana in fortissimo movimento ed in altrettanto fortissima ascesa. E pensare che la madre avrebbe voluto che Ugo divenisse sacerdote e, per fortuna di noi tutti, questo non avvenne. Scrivere in un singolo articolo tutto quello che ha fatto nell’intera sua carriera artistica è opera impossibile vista la vastità di lavori in quattro settori artistici come il teatro, il cinema, la tv e la radio per cui prenderò in considerazione solo alcuni cammei della sua grande produzione artistica.
Il primo tassello lo copriamo col cinema di cui fu un grandissimo attore protagonista e dove la trilogia di “Amici miei” si pose fra quelli più importanti e ci piace rivederlo e ricordarlo con quella serie interminabili di schiaffi che lui e i suoi amici rifilavano ai sorpresi viaggiatori affacciati ai finestrini dei treni in partenza.
Sullo stesso livello di Amici miei si pone la trilogia del “Vizietto” affiancato dal mitico ed indimenticato Michel Serrault col quale imbastì, dietro ad un’apparente e forte caricatura dell’omosessualità, il sentimento di una profonda tenerezza. Il film è ambientato a Saint-Tropez nel loro locale “La Cage aux folles“. Il film si basava sul lavoro teatrale di Jean Poiret. Il significato del nome del locale era volutamente e fortemente ambiguo, infatti letteralmente si traduce con “La gabbia delle matte”, con un doppio senso allusivo, in quanto in francese “folles” equivale anche all’italiano “checche”. Entrambi furono insuperabili.
Al teatro dedicò molto essendone ripagato, è bene si sappia che nei soli anni ‘50 fa impressione l’enorme mole di lavoro svolta da Ugo Tognazzi: sette spettacoli di rivista, quattro spettacoli di prosa, due prestazioni radiofoniche, un programma di varietà televisivo a puntate sull’arco di sei anni e ben ventinove film.
L’apoteosi del lavoro a teatro la raggiunse nel 1986 a Parigi con l’opera di Luigi Pirandello “Sei personaggi in cerca d’autore” in francese che lui imparò in mesi di accanito studio insieme ad una non facile dizione francese. Per Jean Pierre Vincent, amministratore della Comédie Francaise, la scelta di Tognazzi nacque dalla constatazione che era l’attore giusto per quel personaggio. L’onere e l’onore del riuscito insegnamento della lingua francese fu della bella attrice Ines de Longchamp, che lavorò ogni giorno al suo fianco per correggere la fonetica e ad imparare il testo.
In Tv in coppia con Raimondo Vianello furono gli interpreti di una famosa trasmissione alla Rai “Un due tre” in cui si esibirono in molteplici schetch ma due sono passati alla storia. Il primo riguardò la caduta dell’allora presidente della Repubblica italiana, Giovanni Gronchi, per un piccolo incidente al teatro alla Scala dove il Capo dello Stato italiano a causa della disattenzione di un collaboratore che non gli aveva avvicinato la sedia, cadde a terra nel sedersi a fianco del presidente della Repubblica Francese De Gaulle, allora in visita ufficiale in Italia. I due ripeterono la scena nella loro trasmissione ed infatti Vianello tolse la sedia da dietro a Tognazzi che stava per sedersi e gli disse: “Ma chi ti credi di essere?”, al che quest’ultimo, seduto sul pavimento, allargò le braccia rispondendo: “Tutti possono cadere!” e per questo furono cacciati dalla Rai. Il secondo, invece, riguarda lo schetch in cui Tognazzi lavorava un enorme tronco di legno e la comicità risiedeva nel fatto che, dopo una serie di domande fatte da Vianello come intervistatore alla Mario Soldati, il Tognazzi falegname rispondeva che serviva a fare un unico stuzzicadenti.
Georges Wilson, un altro attore francese lo affiancò nel film di Luciano Salce “Il Federale” dove in un’apparente scena comica si nasconde il camaleontismo italico. Giunti a Roma per portare in carcere il professore interpretato da Wilson il Tognazzi, nei panni del fascista Arcovazzi che aspira con quell’arresto di diventare federale, non sa che gli americani sono già entrati a Roma. Arrivano in una piazza dove, accovacciati sulle loro jeep, gli americani fumano e masticano chewing gum e nel vedere Tognazzi vestito di nero gli chiedono se era un fascista e lui, ignaro chi fossero, risponde con orgoglio ed un saluto romano alla loro domanda. A quel punto tutti i militari lo circondano e lo fotografano da varie angolature. Il perché è presto detto: evidentemente nel risalire dalla Sicilia e fino a Roma non ne avevano trovato nessuno che rispondesse affermativamente alla domanda se fossero fascisti.
Mi piace concludere con un ennesimo scherzo a cui Tognazzi accettò di prender parte per la rivista satirica della nuova sinistra “Il male”, che lo fotografò in prima pagina come il vero capo delle Brigate Rosse!
Tanti auguri Ugo ovunque tu sia!