Milanese di adozione sin dal lontano 1961, Tullio Pericoli (classe 1936) è (giustamente) considerato uno dei più grandi pittori, disegnatori e illustratori italiani. E finalmente, dunque, anche la città che lo ha “adottato” gli rende omaggio. Infatti, nelle sale dell’Appartamento dei Principi a Palazzo Reale fino al 9 gennaio 2022 si tiene la mostra monografica “Frammenti” dedicata alla sua lunga carriera.

La mostra ospita oltre 150 opere che ci permetteranno di ripercorrere la poliedrica produzione di Tullio Pericoli, che spaziò dalle illustrazioni per giornali e riviste internazionali fino ai suoi celebri paesaggi e alle “geologie”, dalle opere per la grande musica di Donizetti e Rossini che l’hanno visto operare per le scene e i costumi delle rappresentazioni prima al Opernhaus di Zurigo e poi al Teatro alla Scala di Milano (memorabili i suoi costumi e le scenografie per “L’Elisir d’amore” e per “Il Turco in Italia”), fino ai lavori che hanno accompagnato la carriera di celeberrimi letterati italiani come Italo Calvino, Emilio Gadda e Primo Levi, senza trascurare le opere realizzate per il mondo del cinema.
Protagonista della scena culturale del Novecento, l’opera di Tullio Pericoli, sempre strettamente legata agli ambienti culturali più disparati, è caratterizzata da un tratto leggero e sognante, eppure estremamente concreto, che ha saputo cristallizzare la storia italiana con una leggerezza che ha fatto epoca. Celebri sono inoltre i ritratti, cui è dedicata una sezione della mostra di Milano, in cui Pericoli con pochi rapidi tratti restituisce a suo modo (spesso trasfigurandole) le fisionomie e le psicologie di personaggi che spaziano tra Franz Kafka e Friedrich Nietzsche, tra Eugenio Montale, Umberto Eco e Oscar Wilde, tra Marcel Proust e Cesare Pavese e molti altri.

Attento osservatore e grande sperimentatore, Tullio Pericoli ha scelto per le proprie opere tecniche sempre diverse, di modo che ciascun tratto, ciascun colore si equilibrasse alla perfezione con l’emozione e con la comunicazione che il soggetto doveva esprimere, riuscendo così a realizzare opere di grande impatto che, pur nella loro apparente semplicità e freschezza, sanno trasmettere tutto il pathos e il significato profondo di un’Italia in continua mutazione e degli ingegni che l’hanno animata. La mostra di Tullio Pericoli a Milano è dunque un’ottima occasione per rivivere la storia d’Italia attraverso la figurazione e conoscere l’opera di uno dei più apprezzati artisti viventi della scena nazionale, in una rassegna che spazia dall’arte al cinema, dalla musica all’editoria senza mai perdere l’essenza del tratto e del racconto.

“Tullio Pericoli è rigoroso pittore di se stesso, ha scritto il curatore della grande mostra, Michele Bonuomo, mai disponibile ad opportunismi e a compromessi di sorta. Nella sua lunga pratica di pittura si è immedesimato nel paesaggio naturale o in quello di un volto umano, suoi alter ego, muoven – dosi con disinvolta sprezzatura tra minuscolo e immenso nel tracciare e annotare “vedute” autobiografiche.

“Dipingo paesaggi – mi racconta lo stesso Tullio Pericoli alla preview – e lo faccio per apprendere la loro lingua e leggere le loro pagine. Una lettura che parte sempre dalla geologia. Li dipingo anche per ricordare che non ci si può e non ci si deve liberare della memoria, per seguire una storia che strato sotto strato si snoda per tempi infiniti. Ma questo forse non è del tutto vero. Non dipingo paesaggi per fare paesaggi. Li dipingo soprattutto per il piacere di dipingere, e di fare un quadro dopo l’altro”.