Il regista americano Tim Burton ha ricevuto sabato il premio alla carriera durante la sedicesima edizione del Festival del Cinema di Roma. L’incontro ravvicinato con la stampa è stato moderato da Antonio Monda, Direttore artistico della manifestazione e da Richard Peña, già direttore del programma della Film Society of Lincoln Center e prof di cinema alla Columbia University. A consegnare il premio, tre artisti italiani con i quali Tim ha lavorato su gran parte dei suoi film e che insieme hanno ottenuto sette Oscar: Dante Ferretti, Gabriella Pescucci e Francesca Lo Schiavo.
Quello che traspare da subito è la grande passione di Burton per Roma ed il cinema italiano, tanto da rivelare che proprio Mario Bava con la pellicola “La maschera del demonio“, fu colui dal quale trasse ispirazione per entrare nel mondo della regia. Da Bava, tuttavia rubò, nella connotazione positiva del termine, soprattutto una visione legata alla “stranezza”, termine con il quale definisce il suo cinema. Burton narra di come tutti i suoi personaggi facciano parte di un mondo “altro”, nel quale si è sempre sentito maggiormente a suo agio. S’inizia dunque mostrandone uno spezzone, per far capire quanto grande sia stata l’influenza ricevuta dalla cupa e sapiente regia di Mario.

Il film di Bava è una delle migliori rappresentazioni dell’Occultismo e della vendetta: Asa Vajda, strega morta sul rogo, giura vendetta sui discendenti dei propri persecutori. Centinaia anni dopo torna in vita pronta a mantenere la gravida promessa. Una regia carica di significato nella quale realtà e immaginazione si fondono all’interno di una vicenda violenta e spaventosa, senza mai, però, perdere la poesia.

A seguire si passa a “Batman“, capolavoro cinematografico di Burton, dove l’ingerenza artistica di Bava si vede tutta: ombre e luci danzano riuscendo quasi a creare un bianco e nero, all’interno di un’immagine a colori. La fotografia ha una vita propria, che esalta ogni personaggio, tra i quali spicca un magistrale Jack Nicholson che interpreta il miglior Joker di tutti i tempi. Una pellicola carica di forza e mistero che mette bene in risalto il mondo che nasce e muore nella mente di un Maestro.

Sempre per continuare il confronto con il maestro italiano dell’horror, il terzo film mostrato è “Diabolik“. Pellicola a colori nella quale la particolarità sta nel ritmo totalmente avanti rispetto ai tempi nei quali venne realizzata. Si ricorda che si sta parlando di un film uscito alla fine del anni sessanta, che ha una marcia in più rispetto a tanti nuovi film d’azione.

A seguire viene mostrato uno dei film più riusciti di Burton “Edward Mani di Forbice“. Una pellicola emozionante nella quale una persona si trova ad affrontare un destino straziante: ogni volta che s’innamora, ferisce e uccide chi ama. Terribile è sapere che le stesse mani che dilaniano l’amore, rendono Edward un grande artista capace di opere uniche. Tim dichiara di sentirsi molto vicino al personaggio interpretato da Johnny Depp e sostiene che durante l’infanzia, abbia provato le stesse sensazioni, un dolore condiviso dal quale cercava di evadere. Un’infanzia che, lui stesso, definisce turbolenta.

Si continua con un film, che forse non era proprio necessario citare, in una carriera cinematografica fatta di grandi risultati: “Mars Attacks!”. Pellicola a metà di animazione, che racconta un’improbabile attacco alieno ai danni della popolazione mondiale. Film che dovrebbe rappresentare una parodia fantascientifici degli anni cinquanta, che lo stesso Burton sostiene di aver creato, ispirato dalle cartine colorate delle caramelle che mangiava da bambino. Tim vorremmo sapere anche noi di che marca siano, giusto per capire la sensazione che ha portato a tale illuminazione.

Pellicola particolare e sentita è sicuramente “Big Fish“, nella quale i ricordi sono forse un’ illusione e dove l’influenza di Federico Fellini, si sente in maniera prepotente. La trama narra la storia di Will Bloom e di suo padre Edward che durante le nozze del figlio, sostiene di aver catturato un enorme pesce gatto usando la sua fede nuziale come esca. Will, avendone ascoltate troppe di tali elucubrazioni mentali, crede che siano solo bugie e per questo litiga e chiude i rapporti con il padre. Una volta che quest’ultimo si ammala di cancro, Will insieme alla moglie, decidono di stargli vicino. E forse, proprio durante il periodo più buio della sua esistenza, potrebbe scoprire che le storie, da lui tanto disprezzate, potrebbero rivelarsi non del tutto delle bugie.

“Sweeney Todd“, viene definito da Burton come una sfida. Il film è tratto dall’omonimo musical di Stephen Sondheim, con quale Tim si è confrontato ed ha collaborato. Pellicola forte con una violenza intrinseca che si fonde perfettamente con il Musical. Lo stesso Sondheim lo definisce un “gran film”, nonostante nessuno degli attori fosse predisposto al canto e all’arte musicale. Sfida dunque egregiamente vinta.

“Big Eyes” è sicuramente la pellicola di Tim Burton, che potrebbe essere definita profondamente disturbante, nonostante non parli di un uomo con mani di forbice o di un barbiere assassino. Si potrebbe dire che, come sempre, la realtà supera la finzione: la trama racconta la vera storia di Margaret Keane, pittrice a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta, e del marito Walter Keane, ritenuto per anni il vero autore delle opere della moglie, che rivoluzionarono l’arte americana. Qui la cattiveria di una marito nei confronti della non accettazione del talento di una donna, che osa essere anche sua moglie, viene esplicitata senza freni. Così come viene esaltata la sensibilità di un’artista donna, in una società creata dagli uomini e per gli uomini, ma che alla fine, come i veri artisti, non molla fino al raggiungimento dell’obbiettivo.

A conclusione viene mostrato un altro suo capolavoro biografico: “Ed Wood“, con Johnny Depp nei panni del “peggior regista del mondo”, che tenta di realizzare pellicole, con improbabili espedienti produttivi, che risulteranno catastrofici. Film in bianco nel quale c’è un grande lavoro attoriale. Una commedia noir che merita di essere vista e conosciuta, perché è importante conoscere non solo i vincenti ma anche i perdenti, è da loro che si capisce cosa non fare.
Qui sotto alcuni un video della giornata della Festa del Cinema