È difficile scrivere un copione migliore degli ultimi due anni di carriera di Gabriella Sarmiento Wilson. Grazie a Fight For You scritta per “Judas and the Black Messiah” di Shaka King ha conquistato l’ambitissimo Oscar per la miglior canzone originale.Non è stato facile. H.E.R. – acronimo di Having Everything Revealed – ha battuto la concorrenza di Will Ferrell & Molly Sandén (Husavik, da “Eurovision Song Contest: The Story of Fire Saga”), di Leslie Odom Jr. (Speak Now, da “One Night In Miami…”), di Celeste (Hear My Voice da “The Trial Of The Chicago 7”) e di Laura Pasini, nominata con “Io sì”, canzone composta per lei da Diane Warren e inclusa in “The Life Ahead”.
Anche la cantante italiana più famosa nel mondo che quando H.E.R. è nata – nel 1997 – si preparava al suo primo tour internazionale si è dovuta arrendere, deludendo le aspettative di stampa e critica italiana che si sono soffermate a raccontare la sconfitta di Pausini, piuttosto che celebrare il talento di una giovane artista che nel resto del pianeta è già una star.
Fight For You è un brano elegante, maturo, senza tempo, figlio della tradizione R&B che sembra quasi scritto in quell’epoca incendiaria. La Chicago di fine anni Sessanta fa da sfondo all’appassionante film di Shaka King dedicato alla vita e alla memoria di Fred Hampton, il leader delle Black Panther di Chicago interpretato da un eccellente Daniel Kaluuya (premiato come Miglior Attore Non Protagonista e assassinato con il ruolo decisivo di un infiltrato del movimento, l’agente FBI William O’ Neal, interpretato da Lakeith Stanfield (anche lui tra le nomination del film di King, insieme a quelle per miglior film, miglior fotografia e miglior sceneggiatura).
“Libertà per mio fratello / Libertà perché ci giudicano / Libertà da tutti gli altri / libertà dai leader. Gli istituti di sanità mentale causano così tanta confusione / Sembra l’unica soluzione / La nuova evoluzione / Quando busseranno alla tua porta, sarai pronto alla guerra?” Sono queste le parole di H.E.R. nei titoli di coda del film con un testo impegnato di rivalsa ed emancipazione non nuovo al recente percorso musicale di Gabriella.Proprio ai Grammy era stata premiata con un’altra traccia dai contenuti forti, I Can’t Breathe dedicata a George Floyd e a quelle parole diventate un drammatico slogan nella nuova ondata di proteste del movimento Black Lives Matter: “Come possiamo andare avanti quando non ci amiamo l’un l’altro? Dove sono la speranza e l’empatia? Come giudichiamo per il colore della pelle? È un sistema creato per renderci nemici”.Il video di I Can’t Breathe, scritta un mese dopo l’assassinio di Minneapolis per mano del poliziotto Derek Chauvin – condannato per omicidio proprio una settimana fa -, è una carrellata di immagini in bianco e nero dalle strade delle proteste di Black Lives Matter cui sono stati devoluti i proventi della canzone.
La sua performance al pre-show degli Oscar ha messo una volta per tutte in luce il suo talento di cantante, compositrice e polistrumentista. Parte seduta alla batteria poi canta e balla in un’ammaliante coreografia d’essai dove si esibisce a suo agio con un’ensemble in abiti da Black Panther.
Non è stata la sua prima volta dell’anno davanti a un pubblico planetario. A febbraio aveva incantato tutti nel pre-game show del Super Bowl con una versione voce e chitarra del classico America, The Beautiful.
L’artista nata a Vallejo da madre filippina e padre afro-americano sta davvero bruciando le tappe, a soli due anni dalla doppia vittoria ai Grammys 2019 alle categorie Best R&B Performance, grazie alla traccia The Best Part, e Best R&B Album, grazie all’album omonimo d’esordio, cui ha fatto seguito sempre nel 2019, “I Used To Know Her”.
Il nuovo album è nell’aria, ma per il momento Gabriella non può che godersi questo meritatissimo momento di gloria.