Grandi produzioni, cinema indipendente, documentari e film d’animazione, ma anche eventi speciali, masterclass e grandi classici restaurati (come “Padre Padrone” di Paolo e Vittorio Taviani e “In nome della legge” di Pietro Germi): è quanto offre il ricco programma della quindicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, dal 15 al 25 ottobre.

Un’edizione che facendo tesoro dei suggerimenti giunti in tempo di Covid 19 dal Bif&st di Bari, prima, e dalla Mostra del Cinema di Venezia, poi, sarà all’insegna della sicurezza e del red carpet “ a distanza”: gli ospiti del tappeto rosso saranno infatti visibili al pubblico solo dall’alto del bellissimo Auditorium Parco della Musica ideato da Renzo Piano e che presto sarà intitolato al maestro Ennio Morricone, le cui musiche faranno comunque da sottofondo ad ogni “sfilata” sul red carpet.

Passione, scoperta, emozione: sembrano queste le parole chiave di questa quindicesima edizione che ha scelto di coinvolgere per le proiezioni non solo l’Auditorium ma anche altre parti della Capitale, come il museo MAXXI, il Policlinico Gemelli, Rebibbia e il Fiume Cinema District, una zona di Roma, attorno a Piazza Fiume, con numerose sale cinematografiche: un modo innovativo per favorire una partecipazione di pubblico la più larga possibile, pur in tempo di pandemia. “Lo dobbiamo alla città di Roma e al diritto della popolazione di partecipare alla vita culturale, per la quale si firmerà una ‘Carta’ partita proprio da qui”: ha detto Laura Delli Colli, presidente della Fondazione Cinema per Roma, consapevole che la prima necessità della cultura è quella di guardare al futuro, rifiutando di farsi appiattire dalle difficoltà del momento. “E’ un’edizione post-lockdown – ha poi aggiunto – ma soprattutto un modo per essere dentro la ripartenza del Paese, anche se tutti saremo tenuti a sobrietà e massima attenzione visto quello che è successo”.

Insomma, un coraggioso ma necessario atto di speranza nel domani. E che sia un’edizione che cerchi in tutti i modi di superare il presente ed aprire le porte del futuro, anche immaginario, lo dimostrano la presenza nel programma di esordienti italiani come mai prima e il fatto che tutte le opere italiane presenti saranno dirette da “neofiti” del mondo della celluloide: un innegabile ottimistico segno di speranza e di spinta per la nostra industria cinematografica quello deciso da Antonio Monda, per il sesto anno direttore artistico della Festa romana, che vede come membri del Comitato di selezione Richard Peña, Giovanna Fulvi, Alberto Crespi, Francesco Zippel e Valerio Carocci.
“E’ stato un anno drammatico, parlare di festa sembra persino poco opportuno, ma bisogna rispondere con la bellezza e la potenza: è necessario offrire un segno di rinascita e normalità. Il fatto che vengano molte personalità da America, Inghilterra e Germania – ha sottolineato Monda – è un atto di stima e prestigio, ma anche il segno di una volontà di rinascere. La nostra scommessa in questo momento è il futuro, ecco perché abbiamo puntato su molti giovani esordienti”.
Il programma, che si caratterizza sempre più come “occhio sul mondo”, prevede ben 20 premiere mondiali e film provenienti da 26 Paesi. Merita anche di essere sottolineato un altro aspetto, molto importante e “in riga” con il dibattito emerso fin dal Festival di Cannes del 2018, e cioè una necessaria e maggiore presenza di registe donne, frutto però di una maggiore attenzione e ricerca e non di un “obbligo” all’equiparazione tra i due sessi che – come già sostenuto in passato – sarebbe più di danno che di aiuto ai festival: ben 17 i film i film diretti da donne presenti nel programma di questa Festa del Cinema di Roma.
Ad aprire la sostanziosa e qualificata rassegna romana sarà “Soul”, ultimo film d’animazione della Pixar, diretto dall’americano Pete Hans Docter, 52enne regista, sceneggiatore, animatore, capo della Pixar e vincitore di ben due premi Oscar nella categoria Miglior film d’animazione, con “Up”, nel 2010, e “Inside Out”, nel 2016. A lui verrà consegnato il Premio alla carriera. Altro ricevitore di questo premio sarà il 52enne regista inglese Steve McQueen (vincitore nel 2014 dell’Oscar come Migliore film con “12 anni schiavo”, e che a Roma presenterà tre delle cinque puntate della sua serie “Small Axe” che segna il suo debutto televisivo: una serie antologica a sfondo politico che racconta fatti reali che hanno coinvolto la comunità nera distintasi in varie epoche per coraggio e capacità di combattere razzismo e ingiustizie.
La Festa romana si concluderà con “Cosa sarà”, di Francesco Bruni (“Scialla” e “Tutto quello che vuoi”), in contemporanea con l’uscita nelle sale. Bruno Salvati (Kim Rossi Stuart) conduce una vita poco soddisfacente (è un regista che fa molta fatica a farsi apprezzare e il suo produttore fa fatica a mettere in piedi il prossimo progetto) e si è appena separato dalla moglie Anna (Lorenza Indovina), madre dei suoi due figli adolescenti. Dopo aver accusato un malore, Bruno scopre di essere affetto dalla leucemia e di aver bisogno di un donatore di cellule staminali. La malattia porta il regista, seriamente spaventato, a rimettersi in gioco rivalutando i legami familiari, soprattutto con suo padre Umberto (Giuseppe Pambieri). Sarà proprio lui a rivelargli un segreto che porterà Bruno verso un percorso di rinascita che gli insegnerà ad alzare gli occhi da se stesso e a guardare di più agli altri.
Gli Incontri ravvicinati con registi, attori e grandi nomi della cultura prevede anche la presenza, tra gli altri, alla rassegna romana dei fratelli Manetti (il pluripremiato “Ammore e malavita”, 2017), che presenteranno il trailer del loro tanto atteso ultimo film “Diabolik” (in sala il prossimo 31 dicembre): ambientato negli anni ’60 e con Trieste la città Ghenf dei fumetti delle sorelle Angela e Luciana Giussanti, il giallo – definito da Marco Manetti come “oscuramente romantico” – ha al centro l’incontro tra il ladro più celebre dei fumetti italiani interpretato da Luca Marinelli) e la compagna di vita e furti (Miriam Leone). Valerio Mastrandrea indosserà invece i panni dell’ispettore Ginko. Sarà inevitabile il confronto con l’adattamento pop diretto da Mario Bava nel 1968, con John Phillip Law protagonista, Marisa Mell e Michel Piccoli nei panni di Eva Kant e Ginko e le musiche di Ennio Morricone.
Oltre a Francesco Rosi, John Waters e Werner Herzog e Damien Chazelle (questi due presenti in streaming), altri due attesissimi ospiti saranno Thom Yorke e Francesco Totti.
Il leader dei Radiohead Thom Yorke sarà alla Festa il 24 ottobre per parlare del connubio tra cinema e musica e di ciò che ha influenzato la sua carriera. Il cantante inglese, neo sposo della ballerina italiana Dajana Roncione, ha già lavorato alla realizzazione di colonne sonore per il cinema e serie tv, anche con il regista Luca Guadagnino (sua la tanto apprezzata colonna sonora di “Suspiria”, remake dell’omonimo film di Dario Argento, uscito nel 1977 e presentato alla 75.ma Mostra del Cinema di Venezia).
La presenza di Totti sarà nel segno della massima attenzione al protocollo di sicurezza, generale e anti-Covid 19 (come per gli altri ospiti, nessun fan sarà ai lati del red carpet), vista la popolarità e il grande entusiasmo che lo storico “Capitano” gode ancora nella sua Roma: sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato in occasione della presentazione del documentario a lui dedicato “Mi chiamo Francesco Totti” diretto da Alex Infascelli.
E veniamo ora alla selezione ufficiale dei film, ricordando che l’unico premio assegnato sarà solo il Premio del pubblico BNL. Cominciamo con una nota curiosa. Sarà la prima volta che madre e figlia saranno presenti a festival ma in film diversi. In “Ammonite”, di Frances Lee (“La terra di Dio”)e ambientato nell’Ottocento, la paleontologa Mary Anning (Kate Winslet) si vede affidare dal marito la giovane geologa Charlotte Murchison (Saoirse Ronan), un’anima pura che soffre di depressione e che, proprio grazie alla compagnia di Mary, ritrova la giusta motivazione per continuare a vivere: sarà l’inizio di una storia d’amore che cambierà la vita di tutti. Nella sezione “Alice nelle città”, come detto prima dedicata alle nuove generazioni, sarà presentato “Shadows”, di Carlo Lavagna (“Arianna”), nel quale è una delle protagoniste Mia Threapleton figlia di… Kate Winslet (avuta nel 2000 dal primo dei suoi tre mariti, Jim Threapleton!). Il talento sarà un Dna di famiglia? Il film, un giallo prodotto, tra gli altri, da Matteo Rovere, è la storia di due sorelle (Alma e Alex – Lola Petticrew) cresciute praticamente in solitudine dalla madre (Saskia Reeves) in un vecchio hotel abbandonato. La madre le tiene lontane dal mondo esterno, dicendo loro che al di là del fiume vi sono pericoli e insidie, come le Ombre, ma un bel giorno, dopo aver seguito la Madre a caccia, le due sorelle decidono di infrangere le regole e così scopriranno un inquietante segreto, che cambierà per sempre le loro vite.
Film in programma che, personalmente e a detta di altri appassionati, destano particolare attesa sono: “Herself/la vita che verrà” di Phillida Lloyd (“Mamma Mia”): la storia di una madre che, con le due figlie, fugge da un marito violento. Con l’obiettivo di creare un ambiente accogliente per le bambine, decide di costruire da sola la nuova casa. Pur davanti allo scetticismo di molti, la donna riuscirà nell’impresa, anche grazie all’aiuto coraggioso di un gruppo di persone pronte a sfidare gli stereotipi sociali e il pessimismo generale pur di dare alle ragazze una vita molto diversa da quella di prima.
C’è poi “Ironbark/L’ombra delle spie” di Dominic Cooke: racconta la storia vera di Greville Wynne (Benedict Cumberbatch), un uomo d’affari inglese, che durante gli anni della Guerra Fredda fu reclutato come spia dall’MI6 – l’intelligence britannica – per ottenere informazioni segrete da una fidata fonte russa, Oleg Penkovsky (Merab Ninidze), sul programma nucleare sovietico e l‘attacco missilistico in partenza da Cuba verso gli Stati Uniti. Un attacco che, se portato a termine, avrebbe rischiato di scatenare la terza guerra mondiale.
Menzionerò solo, ma meriterebbero più spazio, anche “Palm Spring/Vivi come se non ci fosse un domani” di Max Barbakov, “Spring Blossom” di Suzanne Lindon; “Peninsula” di Sang-ho Yeon.
In definitiva una bella e sostanziosa programmazione capace di suscitare i più diversi interessi.
La retrospettiva di questa 15.ma edizione della Festa del Cinema di Roma, curata da Mario Sesti, sarà dedicata al maestro del cinema indiano Satyajit Ray, uno dei più grandi artisti cinematografici di tutti i tempi ma purtroppo poco conosciuto e seguìto in Italia. La sua bravura gli valse negli anni al regista, deceduto nel 1992 e figlio di Sukumar Ray, uno dei maggiori scrittori e poeti della letteratura bengalese, l’assegnazione del Premio alla Carriera alla 39.ma Mostra del Cinema di Venezia (1982) e alla 69.ma Notte degli Oscar, un mese prima della sua morte.
Parallelamente alla Festa del Cinema si terrà la diciottesima edizione di Alice nella città, dedicata come sempre alle nuove generazioni con una rassegna di film che verranno giudicati da una giuria composta da ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni, provenienti da diverse parti del Bel Paese.