Lunedì scorso è stato presentato al New York Film Festival edizione 57, il documentario commovente e onesto sulla vita del dottor Oliver Sacks.
“Oliver Sacks: his own life” è il titolo del lavoro di Ric Burns (fratello di Ken Burns) il frutto di 100 ore di film raccolte negli ultimi sei mesi di vita di Sacks.
Sacks scoprì di essere un malato incurabile di cancro nel gennaio del 2015, quando lo stesso melanoma che lo aveva colpito nove anni prima, era ricomparso nel suo fegato. Quando la diagnosi arrivò, aveva da solo due settimane mandato la bozza del suo libro autobiografico “On the move” al suo editore.
Chi era Oliver Sacks? Nelle parole del regista Burns, “Sacks era un ateo, un ebreo, un omosessuale, insomma un newyorkese”.
Certo non deve essere stato facile produrre un documentario sulla vita di Sacks, una vita così lunga (82 anni) e così ricca di eventi, di appunti, di sentimenti nascosti dietro una fortissima timidezza. Sacks ha vissuto fino alla fine una vita intensa e gratificante, non a caso esiste una piccola raccolta di quattro saggi brevi che si chiama proprio “Gratitudine”. Era un medico, ma non uno qualsiasi, lavorava con persone affette da gravi malattie mentali a cui dava la mano per farsela stringere in pugno come si fa con i neonati e le portava sulla sua motocicletta. Lui è stato capace di sollevare molti pazienti dallo stato comatoso, chiedeva “Come stai, ma davvero, come stai?, Raccontami qualcosa”. Uno dei suoi pazienti, affetti da Tourette dice di lui nel documentario: “Era come uno di quei medici di paese che vanno di famiglia in famiglia a fare le visite a casa. Lui faceva le visite a casa a tutto il mondo”
Oliver era nato a Londra da famiglia borghese ebrea ortodossa e da due genitori medici; suo padre era reperibile ad ogni ora, sua madre era una ginecologa e chirurgo, tra le poche donne con quella professione a quei tempi. Veniva da una famiglia privilegiata ma anche rigida, la sua omosessualità, per esempio fu accolta in malo modo.
Le riprese di Burns iniziano a febbraio del 2015 a casa di Sacks in Horatio street nel West Village di New York. Intorno ci sono i suoi amici cari e i suoi collaboratori di una vita. Fuori campo gli chiedono: “Sei più uno scrittore o un medico?” ed è forse la domanda che gli hanno fatto più volte nella vita. “Sono entrambe le cose” risponde.
“Quello che mi affascina immensamente è capire come funziona la nostra ‘coscienza’ o auto-coscienza’. Com’è essere un pipistrello, o un polipo o un altro essere umano?”
Il documentario è arricchito da interviste con scrittori famosi, altri medici e collaboratori ma anche da registrazioni video e audio che Sacks stesso ha raccolto nei suoi anni da medico, quasi con ossessione, appuntando nomi, medicinali, comportamenti, progressi di tutti i suoi pazienti.

In foto il Q&A con Kate Edgar, Bill Hayes e Ric Burns
Nel 1966 inizia a lavorare all’ospedale Beth Abraham nel Bronx che è aperto dagli anni ‘20, i suoi pazienti sono affetti da diverse tipologie di demenza ma si accorge subito che alcuni sono più reattivi di altri. E’ lì che sperimenta l’uso del medicinale L-dopa che riporterà alla ‘vita cosciente’ alcuni dei pazienti, anche se per poco. Quegli anni e quelle osservazioni culmineranno poi nel libro “Awakenings” scritto nel 1972 durante l’estate che passa in Inghilterra con la madre. Burns ci fa guardare anche nell’infanzia e adolescenza di Sacks, nei suoi anni formativi durante i quali era molto legato alla madre, qualche volta troppo, come se lei volesse che lui gli assomigliasse. Ma la madre non era solo amorevole ma anche bizzarra e bigotta. Quando aveva 10-11 anni un giorno gli porto’ a casa un feto morto e gli chiese se volesse sezionarlo, così, come se fosse un gioco.
Sacks aveva altri tre fratelli ma il suo compagno di giochi era Michael, il fratello che insieme a lui finì in un collegio lontano da casa durante gli anni della guerra. Quel periodo li segnò molto entrambi (venivano picchiati e bullizzati) e fu forse responsabile per la psicosi del fratello, diagnosticato schizofrenico a 15 anni.
Sacks stava crescendo con poca autostima e una profonda timidezza, quando il padre gli chiese come mai non avesse amiche e “se per caso preferisse i ragazzi”. Lui ammise la sua omosessualità e chiese al padre di non parlarne con la madre, ma lui non tenne il segreto.Il giorno dopo la madre andò’ in camera sua e gli disse: “Sei un abominio, era meglio se non fossi mai nato”. Non si parlarono per giorni ma soprattutto non si discusse mai più della sua sessualità. Nella Londra di quegli anni, le ‘preferenze’ sessuali erano un tabù, d’altronde si poteva finire in prigione o vittime di castrazione chimica.
Quando non ne potette più del risentimento nei confronti della madre, dell’Inghilterra e della dilagante omofobia, si trasferì in California dove visse un periodo sia di formazione medica che auto-distruttivo per via delle anfetamine di cui divenne dipendente. Nel 1965 si trasferì a New York, dove vivrà per i successivi 50 anni.
Il suo libro “Awakening”, “Risvegli” uscì nel 1973 ma non venne accolto bene nel mondo scientifico,ma essere stimato dai suoi colleghi era molto importante per Oliver Sacks. Nel 1983, quando fu invitato a parlare in un seminario sull’ agnosia, porto l’esempio di un suo paziente musicista che non riusciva più a riconoscere le forme ed in particolare le facce. Per lui un parchimetro poteva essere una persona, e un idrante un bambino. Fu da quell’ intervento che nacque il celebre libro “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” e che la sua fama crebbe. Lo stesso libro “Risvegli”, tanto criticato qualche decennio prima, divenne un film con Robin Williams e Robert De Niro e fu persino candidato agli Oscar.

Sacks era uno studioso e medico molto amato che ha rivoluzionato il modo di fare neurologia, le esperienze mediche che documenta nei suoi libri non si trovano nei tomi istituzionali di medicina. Il documentario è un omaggio alla sua vita meravigliosa ed è imperdibile.
Le prossime proiezioni si possono trovare qui https://www.filmlinc.org/nyff2019/films/oliver-sacks-his-own-life/