All’interno della rassegna teatrale “Dream Up”, il teatro newyorkese Theatre for the New City ha ospitato lo spettacolo “Sailor” scritto da Mariagrazia De Luca e Elle Sunman con la regia di Marc Scott e Josafat Concepcion.
Al centro della storia di “Sailor” è la storia d’amore tra un’aspirante scrittrice italiana e un giovane messicano, che lavora come lavapiatti nello stesso stesso ristorante dove lei fa la barista. Attraverso la storia d’amore dei protagonisti, Sofi e Juan, lo spettacolo teatrale ambisce a esplorare la tematica dell’immigrazione, l’abuso di potere, la lotta giornaliera degli immigrati nella New York contemporanea, siano essi italiani, messicani, o originari di qualunque altra nazione.
La Voce di New York, che vi aveva già presentato questo spettacolo al suo debutto a New York un anno fa, in occasione della sua ripresentazione in una nuova versione ha intervistato le ideatrici di questo spettacolo.
Da dove viene l’idea di questa storia?
Risponde Mariagrazia De Luca:
“Da una classe di “screenwriting” al City College di New York circa tre anni fa. La sceneggiature consisteva inizialmente in una quarantina di pagine, scritte con l’idea, il sogno, di poter trarne un giorno film. Quando la mia amica Elle Sunman, attrice georgiana (ex URSS) le ha letto, ha intravisto in queste poche pagine un potenziale e ha proposto di farne uno spettacolo teatrale. Pensammo che fare uno spettacolo teatrale sarebbe stato utile per migliorare la storia, e soprattutto non avevamo il budget per intraprendere la strada cinematografica. L’anno successivo si sono uniti a noi il regista Josafat Concepcion originario delle Isole Canarie e Marc Scott, un filmmaker del Bronx. Credo che sia proprio la nostra anima internazionale a rendere questo collettivo teatrale speciale. Ognuno di noi viene da esperienze diverse ma siamo uniti dalla passione di raccontare storie che possano migliorare la nostra società. Siamo anche molto affiatati, amiamo lavorare insieme, ci divertiamo molto e troviamo sempre un compromesso tra i nostri molteplici punti di vista artistici, ma anche culturali, storici, ecc. Mi sento molto fortunata e grata di far parte di questo gruppo internazionale di scrittori e registi”.

Come siete entrati in contatto con le storie degli immigrati?
Risponde Elle Sunman
“La scrittura di Sailor è iniziata nei ristoranti di Manhattan soprattutto nel quartiere di Harlem, prendendo nota delle storie e racconti degli immigrati di diverse nazionalità che vi lavoravano. In questo processo abbiamo scoperto che i ristoranti sono il “set” perfetto per capire il mondo d’oggi, la nostra società. Un microcosmo dove in piccola scala sono rappresentate le grandi tendenze politiche e economiche mondiali, però anche le storie intime e personali delle persone comuni, che spesso vivono nell’ombra, perché prive di documenti e diritti politici. Però, non basta andare a mangiare nei ristoranti, bisogna recarsi dentro le cucine, parlare con la gente reale, con il “delivery” guy Miguel che racconta di lavorare 12 ore al giorno per sei giorni a settimana, che ama la neve perché la neve significa “dinero” per lui, farà più consegne a casa in quanto “los gringos” non vanno al ristorante quando fa freddo e nevica. Miguel è il personaggio che si commuove quando mostra a Sofi la foto della sua famiglia in Messico, i suoi cinque figli, ma che poi, scherza dicendo, per fortuna che c’è la Mechita. “Ahi, que mujer la Michita. For 40 dollars he does todo para ti.” In Sailor ci sono anche personaggi fuori dei ristoranti, come Doña Miguelina, la donna ispanica che affitta camere agli immigrati e cerca di “vendere” alla protagonista il suo proprio figlio, per un finto matrimonio da 20.000 dollari in cambio di green card e documenti.”