In occasione dell’apertura della mostra “Moroni: The Riches of Renaissance Portraiture”, preziosa retrospettiva che ha portato alla Frick Collection di New York alcuni tra i più importanti ritratti di Giovanni Battista Moroni (1520/24–1579/80) dal 21 febbraio al 2 giugno, si è tenuto al Consolato Generale d’Italia il dibattito “Art exhibitions as cultural bridges between New York and Italy, New Yorkers and Italians”. L’evento, moderato dal giornalista Mario Calvo-Platero, ha visto la partecipazione di Xavier Salomon, curatore capo della Frick Collection, e Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi e co-curatore dell’esibizione su Moroni.
La conversazione si è focalizzata in particolare sull’importanza dello spirito di collaborazione e interscambio tra musei nella promozione di ponti culturali tra Italia e Stati Uniti e non solo. Spirito di collaborazione che, in effetti, ha reso possibile l’esibizione su Moroni, la più grande in Nord America dedicata al suo lavoro, capace di mettere insieme quasi una doppia dozzina dei suoi più noti ritratti provenienti da collezioni internazionali. Un’esibizione, curata da Aimee Ng della The Frick Collection, da Simone Facchinetti, curatore al museo Adriano Barbareggi di Bergamo e da Arturo Galansino, che può essere considerata la seconda al mondo dedicata all’artista dopo quella del 2014 alla Royal Academy of Arts di Londra.
Il dibattito ha visto anche una polemica rispetto allo stato della collaborazione “artistica” tra Francia e Italia. È infatti stato fatto notare come il Belpaese abbia rifiutato di prestare al Louvre, in occasione dei 500 anni dalla morte i Leonardo Da Vinci, alcune delle sue opere più rappresentative. Una decisione che, secondo alcuni dei partecipanti al dibattito, potrebbe avere una connotazione politica, legata forse ai dissaporti che l’attuale Governo italiano sembra avere con i vertici francesi. Giorgio Van Straten, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, ha avanzato alcuni dubbi su tale interpretazione “politica”, ricordando come, ogni qual volta si configuri la possibilità di un prestito di opere, si debba considerare anche la “questione dell’identità del museo”, basata su “una piccola quantità di capolavori”: “Nel caso, per esempio, degli Uffizi, abbiamo Botticelli, l’Annunciazione di Leonardo, e non molti altri, e le persone vanno a vedere gli Uffizi per vedere questi capolavori”. Non è un caso, ha proseguito Van Straten, che il Louvre non conceda mai in prestito la famosissima Gioconda. “Sono d’accordo, ma non del tutto”, ha rispoto Salomon, che ha sottolineato come, sui due dipinti e mezzo di Leonardo presenti agli Uffizi (l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi e il Battesimo di Cristo realizzato in collaborazione con il Verrocchio), un prestito limitato a livello temporale “non sarebbe stato la fine del mondo”, anche considerato che l’Annunciazione è stata già prestata a Pechino in passato. A novembre, la polemica era finita anche sulla stampa internazionale, che aveva riportato lo scetticismo di Lucia Borgonzoni, sottosegretaria al Ministero della Cultura, rispetto all’accordo stretto nel 2017 tra il precedente Governo e il Louvre in merito al prestito di alcuni lavori di Leonardo. “È ingiusto, è un accordo sbagliato”, aveva detto ad Associated Press. “Leonardo è un genio italiano”, aveva ricordato.