Si chiama Radio Aut, l’ultimo docu-film dedicato a Peppino Impastato a quarant’anni dal suo assassinio. Una pellicola (qui il trailer) che vuole essere più di un semplice omaggio al militante di Cinisi, ammazzato da Cosa Nostra il 9 maggio 1978, come spiega Francesco Millonzi che ne firma la regia: “Radio Aut documenta la verità dei fatti accaduti, raccontata dagli stessi familiari e dai suoi compagni, di cui si evincono anche i dubbi rimasti ancora irrisolti”.
Vita e morte di Impastato sono narrate in buona parte da chi gli è stato accanto e l’ha conosciuto, a cominciare dal fratello Giovanni e dalla cognata Felicetta che racconta del legame tra Peppino e la madre, Felicia Bartolotta.

Il docu-film contiene testimonianze inedite sul caso, come quella del compagno Paolo Chirco, che nei momenti successivi al ritrovamento del corpo di Peppino Impastato scattò delle fotografie ritenute poi rilevanti nel processo sull’omicidio; gli aneddoti del compagno Pino Manzella, che ripercorre la storia di Radio Aut a partire dalla sua fondazione; e ancora, gli audio originali delle trasmissioni durante le quali, con satira irriverente, Peppino e compagni si scagliavano contro prepotenti e mafiosi.
Un’attività, quella dell’emittente fondata a Terrasini, che ha ispirato la scelta del titolo del film a Millonzi: “Radio Aut significa radio autonomia, cioè quell’autonomia che descriveva nella sua completezza Peppino Impastato e i suoi compagni nel combattere la mafia e nella liberalizzazione dell’informazione, senza nessun bavaglio, che non esisteva pienamente in tempi in cui chi metteva alla luce i giochi sporchi della mafia veniva punito”.

Il regista dà anche voce a Marcella Stagno, altra compagna che con Impastato condivise momenti di lotta cruciali, e a Luisa Impastato, nipote di Peppino che nel docu-film interpreta alcune poesie scritte proprio dallo zio.
La cinepresa di Millonzi si sofferma sul casolare dove il militante venne massacrato e documenta l’esperienza postuma di Casa Memoria, mentre la cronaca dell’indomani del 9 maggio 1978 viene affidata alla voce di Umberto Santino, fondatore del Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato” che convinse Felicia e Giovanni a costituirsi parte civile nel processo per l’omicidio del figlio e del fratello, conclusosi con la sentenza di colpevolezza per il boss Tano Badalamenti condannato quale mandante. Un verdetto documentato nella pellicola, ricca di ricostruzioni dettagliate.

Radio Aut sta attraversando la Sicilia in un tour dal titolo “Il saluto della legalità”.
“Da anni porto avanti il tour in tutta Italia, giro moltissime scuole e incontro centinaia di ragazzi, proponendo loro un monologo sulla legalità e coinvolgendoli in dibattiti aperti – racconta il regista – Gli studenti sono seguiti in un percorso di sensibilizzazione al rispetto delle regole e soprattutto del prossimo, con un successo che mi motiva ogni giorno di più”.


Francesco Millonzi non è nuovo a lavori di impegno sociale e civile: da Pane Duro (2017), film inchiesta su povertà, immigrazione e bullismo, a Il sacrificio di un beato (2016) incentrato sulla figura di padre Pino Puglisi, fino a Generazioni a confronto (2014), girato nel quartiere Zen di Palermo. Film che gli hanno fruttato importanti riconoscimenti: ultimi, vinti proprio per Radio Aut, il Premio Internazionale alla Legalità e il Premio Eccellenze Italiane in Europa.
“Il film nasce da quella voglia che ho, da siciliano, di far emergere persone umili e coraggiose come Peppino Impastato – sottolinea Millonzi – Un ragazzo normale che dal suo paese di provincia, Cinisi, è riuscito a scrivere una pagina di storia importante, rappresentando quella Sicilia che ha voglia di reagire a chi con la violenza e l’arroganza cercava e cerca di sopprimere un popolo che di sua natura è solare ed onesto e che oggi, più che mai, ha voglia di reagire”.
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