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Lorenzo Pontiggia, un “omino danzante” di 16 anni all’Orlando Ballet

Nato nel 2001, il ballerino aostano ha vinto una borsa di studio negli Usa e fa parte della Orlando Ballet Company in Florida

Manuela CaracciolobyManuela Caracciolo
Lago dei Cigni

Lago dei Cigni-Concorso Danza in Fiera, Firenze febbraio 2016

Time: 6 mins read

“E’ solo una questione di controllo ma occorre metterci il cuore” questa frase tratta dal film The Black Swan, ambientato nello sfavillante ma spietato mondo della danza, ben riassume la storia di Lorenzo Pontiggia, a soli 16 anni già ballerino della Orlando Ballet. Calcare i palcoscenici internazionali danzando come Roberto Bolle. Un sogno comune a tanti ragazzi che aspirano al successo. In pochissimi lo realizzano ma Lorenzo, classe 2001, ci è riuscito con determinazione e fatica, arrivando in terra di America, dopo aver vinto una borsa di studio in Florida nel 2016.

Da quando aveva sei anni ha studiato con impegno partendo da Aosta  per giungere alla Scala di Milano fino all’incontro con Dorothy Rollandin dell’Institut de Danse du Val d’Aoste e Yvonne Henshaw del For Dance Institute Saint-Vincent. Inseguendo il suo progetto, nel 2013 Lorenzo ha superato brillantemente due audizioni: all’ Ecole Supérieure de Danse di Cannes e all’Accademia Teatro alla Scala Milano a cui si è iscritto e affidato agli insegnamenti di Maurizio Vanadia. Nel settembre 2015 si è trasferito a Parma per frequentare la scuola Professione Danza di Francesco Frola.  A ottobre, a Cordoba in Messico, ha superato le semifinale dell’importante Youth America Grand Prix accedendo alle finali  a New York che si svolgeranno a gennaio 2018.

Lo intervistiamo mentre si trova in Florida, tra una prova e l’altra.

Come è nata la tua passione per la danza?

“C’è sempre stata, fin da piccolo. Già alla scuola materna chiedevo a mia mamma che mi iscrivesse a un corso di danza. È un fuoco che ho nell’ anima, qualcosa di forte che non mi ha mai abbandonato.
Nessuno mi aveva parlato di danza. Nessuno nella mia famiglia la praticava.
Vivevo a Milano in quel periodo e il mio primo corso l’ho seguito in una scuola che si chiamava “l’omino danzante”: in quel nome era segnata la mia strada.
Non ero portato per quella disciplina. Ero molto rigido e scoordinato ma sentivo che avrei dovuto lavorare duramente e che ce l’avrei potuta fare.
La mia prima volta su un palco il mio sguardo ha catturato l’intera platea e la mia insegnante ha capito che mi muoveva qualcosa di profondo e non solo un capriccio infantile.
La mia convinzione è cresciuta poi vedendo film tra i quali Billy Elliot o con Barishnikov. E video di danza con Roberto Bolle o Nureyev. Mi piace molto una frase di quest’ultimo che dice “io imparavo a danzare e danzavo perché mi era impossibile non farlo, non perdermi nella musica, non usare i miei occhi per guardare allo specchio, per provare passi nuovi, non potevo pensare di essere altrove, di non sentire la terra che si trasformava sotto le mie piante dei piedi “.

Quali sono le qualità che ritieni abbiano dato lo slancio alla tua carriera?

“La determinazione, la forza di volontà, l’amore per l’arte e sicuramente l’espressività. Sono molto timido e uso il mio corpo per comunicare alle persone quello che voglio”.

Allenamento quotidiano
Allenamento quotidiano

Cosa consigli a giovani ambiziosi che vogliono seguire un percorso come il tuo?

“Non lasciate a nessuno il potere di fermarvi!
Lavorate duro con grande disciplina, giorno dopo giorno, senza mai abbattersi, senza cedere alla stanchezza o allo sconforto
Mantenendosi sempre concentrati sulla passione che viene dal l’anima e dal cuore, continuando a divertirsi perché altrimenti non si può essere leggeri e volare.
La danza non è solo un’esibizione di doti fisiche e tecniche, è un moto che arriva dall’anima. La danza è un’alchimia di Stati d’animo, di emozioni come un fuoco che ti brucia dentro e che ti fa superare qualsiasi difficoltà e qualsiasi delusione o blocco fisico o infortunio. È comunicazione dei sentimenti che va oltre l’insicurezza e la paura di mostrarsi”.

Ti dividi da anni tra Italia e Stati Uniti. Quali differenze  riscontri a livello artistico?

“Sicuramente qui negli Stati Uniti, in questo momento, l’arte viene valorizzata e apprezzata molto di più. I teatri sono sempre sold-out, mentre in Italia capita di fare spettacoli con il teatro vuoto, e vi posso dire che non è piacevole. Qui le scuole portano a teatro i bambini di tutte le età, quest’anno ho ballato in 20 spettacoli organizzati per le scuole, in cui i bambini si sono divertiti molto, vivevano la storia che avevamo messo in scena come se fosse vera e noi lo percepivamo. Era bellissimo sentirli applaudire e vedere le loro facce stupite, Mi ricorderò per sempre un bambino che ha cominciato a ballare dopo essere venuto a vederci con la scuola In più, molte scuole portano i bambini a fare danza, durante le ore di ginnastica. Però sicuramente, in Italia e nel resto di Europa, i ballerini sono più comunicativi: trasmettono molte più emozioni al pubblico, negli USA si pensa troppo alla tecnica e troppo poco all’ espansività… ma ci sono eccezioni, ovviamente”.

Come è stato l’impatto con la cultura americana?

“All’inizio è stato piuttosto difficile: non è facile a 16 anni, senza la mia famiglia vicino, ambientarsi in una cultura che è, anche se non completamente, diversa dalla tua. Nei primi mesi mi sono rinchiuso nella tua stanza a leggere o guardare la televisione, perché non capivo la lingua, però dopo 3 o 4 mesi mi sono abituato e ho capito che gli americani sono persone allegre, molto espansive, gentili. Alla fine il cibo italiano e le vie piene di negozi e di persone sono le cose che mancano di più!”.

Hai avuto modo di lavorare accanto a nomi importanti della danza. Ti piace ispirarti a qualcuno in particolare?

“Roberto Bolle è il mio idolo, eccezionale ballerino e bravissima persona, che ho avuto la fortuna di incontrare più volte. Ha portato la danza ad un pubblico nuovo ed ha stravolto caratteristiche fisiche di un ballerino: adesso dobbiamo essere degli atleti oltre a degli artisti. Sicuramente il sogno è diventare come lui. Guardo i suoi video e tutto cambia. Prima di entrare in scena o prima di lezione penso a lui per darmi carica. Mi dà la forza per andare avanti
E molti dicono che tra me e lui c’è una fortissima somiglianza… sembriamo fratelli!”.

con Roberto Bolle aprile 2015
Lorenzo con Roberto Bolle aprile 2015

A che progetti stai lavorando adesso?

“In questo momento sto preparando due assoli e un passo a due che ballerò alle semifinali dello Youth America Grand Prix a gennaio a Tampa, in Florida. Lo YAGP è la più grande competizione di danza al mondo, da molte possibilità ai giovani ballerini a cui possono essere assegnate borse di studio da tutte le più grandi scuole e compagnie al mondo. Sarà il terzo anno che parteciperò a questa competizione, è grazie  anche allo YAGP se sono negli USA. è lì dove ho ricevuto la borsa di studio dall’Orlando Ballet. L’obiettivo del prossimo anno è sicuramente arrivare alle finali di New York e vincere qualche borsa di studio dall’ Houston Ballet o dall’American Ballet Theatre. Inoltre sto preparando “La Bayadère“, che ballerò a fine luglio qui ad Orlando, prima di un mese di vacanza in cui ho in mente di scattare foto mentre danzo in luoghi unici al mondo così da promuovere la cultura e la bellezza italiana nel mondo. Infine a settembre andrò alla Houston Ballet per due settimane, grazie ad una borsa di studio datami a marzo”.

Vittime del silenzio
Lorenzo durante lo spettacolo “Vittime del silenzio”

Quali sogni vorresti ancora realizzare ?

“Il mio sogno sin da quando sono bambino è di entrare alla Royal Ballet di Londra. Però prima ho bisogno di studiare e migliorare molto, mi piacerebbe entrare alla Houston Ballet o all’ American Ballet Theatre. L’altro è di tornare in Italia e ballare nuovamente alla Scala. Ci ho studiato un anno quando avevo 14 anni e ho avuto la fortuna di ballare in teatro ben due volte. Mi ricordo che durante la prova generale, mi sono letteralmente bloccato, colpito dalla bellezza della sala. Ero a bocca aperta… è un luogo magico e antico e si percepisce che la storia della danza e della musica sono passate di lì. È qualcosa di forte che ti entra dentro che non si riesce a spiegare ed è diventata come una casa, oltre ad essere l’obiettivo di una vita. Spero di tornarci e ballare in un ruolo importante”.

 

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Manuela Caracciolo

Manuela Caracciolo

Manuela Caracciolo, fin da bambina ha coltivato la passione per tutto ciò che è creazione ed espressione artistica. Dopo avere frequentato l’Istituto Europeo di Design a Torino e si diploma nel 2001 al Corso di Fashion & Textile Design, lavora per alcuni anni come stilista e graphic designer. Amante della creatività anche nel campo letterario, rispolvera la sua antica passione per la scrittura. E’ giornalista e reporter dal 2007 e collabora con il giornale locale Gazzetta d’Asti e altri fogli locali e con i magazines americani America24 del gruppo il Sole24ore e La Voce di New York scrivendo articoli di costume, arte e cultura. Si occupa di comunicazione per varie realtà associative nell’ambito dell’arte, della cultura , dell’enogastronomia. Ha partecipato e vinto numerosi riconoscimenti letterari con racconti e poesie e ha pubblicato nel 2011 una raccolta di racconti “Storie sole” per Carta e Penna edizioni . A gennaio 2017 è stato pubblicato il suo primo romanzo "Quella notte a Merciful street" edito da Trenta Editore.

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