La Casa per bambini speciali di Miss Peregrine (Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children) il nuovo film del regista visionario Tim Burton, sembra una sorta di prequel di Men, con le Cronache di Narnia di sottofondo
Le scene iniziali sono state ambientate in Florida, dove Burton ha girato, nel 1990, Edward mani di forbice. L’adolescente Jake, interpretato da Asa Butterfiel, protagonista del film di Martin Scorsese Hugo Cabret, è cresciuto ascoltando le favole raccontate dal nonno Abe (Terence Stamp). Un giorno il nonno muore in circostanze misteriose e il nipote parte per il Galles con il padre in cerca di notizie sul passato di Abe. Scoprirà così che quell’isola nel Galles dove, secondo i racconti dell’infanzia, abitavano i ragazzi speciali protetti da Miss Peregrine, esiste davvero. C’è chi riesce a dare temporaneamente vita agli oggetti inanimati, chi deve sempre indossare lunghi guanti neri perché brucia tutto ciò che tocca, chi riesce a trasformare il seme più piccolo nell’albero più maestoso, chi ha la caratteristica dell’invisibilità, chi il dono di galleggiare nell’aria e chi fa sogni premonitori. Ora quella comunità vive imprigionata in un loop temporale, un giorno che si ripete costantemente dal 1943. Miss Peregrine deve infatti fermare l’orologio una manciata di secondi prima che le bombe dei nazisti distruggano il rifugio.
Il nuovo lavoro di Burton, in arrivo nelle sale italiane il 15 dicembre, non è un film di super eroi fatto di combattenti tormentati, moderni semidei, razze extraterrestri e robot. “Anzi, i bambini sono esseri fragili e spaventati”, ha raccontato il regista all’anteprima del film a Roma. Di certo non sembra un film per bambini. Alcune immagini piuttosto crude lo rendono più adatto ad un pubblico di adulti. Ad esempio Miss Peregrine, una perfetta Eva Green a suo agio nei panni di una spaventosa Mary Poppins, è una Ymbrine, ovvero oltre a controllare il tempo, sa anche trasformarsi in uccello, nel caso specifico in un falco, per proteggere i ragazzi da un altro gruppo di Speciali, i Mostri vacui. Le scene in puro stile splatter in cui i Peculiar cattivi mangiano le palle degli occhi dei bambini come se fossero pop corn, ricordano la macabra ironia di Beetlejuice. E che dire della bambina che divora una coscia di pollo con una bocca dai denti affilati come rasoi, piazzata sul retro della testa.
Il leader dei cattivi è un Samuel L. Jackson con i denti affilati e gli occhi lattiginosi che crede che la chiave per l’immortalità, e forse per una nuova forma di umanità, sia la cattura di Miss Peregrine e dei suoi ragazzi Speciali. L’attore americano, protagonista di film come Django Unchained e The Hateful Eight di Quentin Tarantino, è il primo uomo di colore a recitare in un film di Burton anche se il regista gli ha affidato un ruolo secondario. Per la vistosa maggioranza bianca dei protagonisti del suo cinema, Burton si è attirato le critiche dei social media che lo hanno accusato di essere razzista. Dichiarazioni a cui il regista ha risposto in modo controverso, sostenendo di essere cresciuto con i film Blaxploitation, genere per platee nere creato e controllato dai bianchi.
Ma torniamo al film. L’universo burtoniano, carico di visioni, come la scena della nave sollevata dalle acque, colori, luci e ombre, si esprime ancora una volta al meglio. A conferma del fatto che lo stile di Burton è rimasto pressoché invariato, portandolo ad essere uno dei registi più riconoscibili nel panorama cinematografico mondiale. Ma, ahimè, questa volta sembra che si sia lasciato sedurre dalla bellezza del mercato del cinema di massa contemporaneo. Che non è necessariamente una cattiva cosa, se si sa come gestirla. Una prova riuscita a metà. Miss Peregrine arranca con alcuni buchi narrativi e colpi di scena poco convincenti. A tratti rispuntano barlumi del fantasy gotico così caro al regista, ma alla lunga gli effetti speciali finiscono per monopolizzare lo spettacolo. Che non è detto non possa piacere ai suoi fan.
Se spostiamo l’attenzione al risvolto sociale, dal quale i film di Burton non possono prescindere, si approda ancora una volta alla figura del diverso, o meglio essere speciali in un mondo omologato. Come lo erano Edward, il Pinguino, Beetlejuice, Ed Wood, Edward Bloom di Big Fish, Willy Wonka, Victor della Sposa Cadavere fino a Jake di Miss Peregrine; un adolescente goffo e problematico, che vive con la sensazione di essere sempre fuori posto e incapace di entrare in relazione con chiunque. I suoi genitori (Chris O’Dowd e Kim Dickens) quasi lo ignorano. L’unico amico e confidente è suo nonno paterno Abe.
“Uno degli aspetti che mi è piaciuto di più nel fare il film è che questi ragazzi sono definiti particolari, ma in fondo sono normalissimi, hanno semplicemente alcune capacità speciali — racconta ancora Burton — Mi permettono di raccontare come mi sentivo da bambino. A quei tempi sono stato spesso etichettato come diverso perché adoravo i film sui mostri. Si tratta di sensazioni che tutti noi proviamo da piccoli e che ci portiamo dietro per il resto della nostra vita”.
Il succo della storia è che quindi essere diversi ti condanna alla solitudine e per i ragazzi speciali di Miss Peregrine rimanere intrappolati in un loop temporale è il solo modo che hanno per sopravvivere ad un mondo che li rifiuta perché li considera dei mostri. “Nell’isola remota in cui vivono, la loro ‘stranezza’ è invece celebrata come qualcosa di speciale e magnifico. Come se non bastasse, nel mondo attuale ossessionato dai media, con il capo sempre chino sullo smartphone o sul tablet, mantenere la propria peculiarità è diventato ancora più difficile”, conclude Burton.
Con il risultato finale che a Miss Peregrine il regista imprime tutto il suo consueto pessimismo nei confronti di una società incapace di accettare e comprendere i diversi.
Guarda il trailer originale (in inglese) di Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children: