Secondo il Conflict Barometer 2015 pubblicato dall’Heidelberg Institute for International Conflict Research, ci sono 409 conflitti violenti nel mondo. I bambini sono quasi la metà delle persone uccise e, quando sopravvivono, sono spesso costretti a fuggire, crescere nei campi profughi o morire di fame e stenti.
Dall’intenzione di diffondere l’aspetto traumatico della guerra dal punto di vista dei bambini, nasce il cortometraggio 3D intitolato Mila. La storia di una bambina di Trento che durante la Seconda Guerra Mondiale ha perso la famiglia ma che sopravviverà all’attacco alla sua città nel settembre del 1943, grazie all’intervento di una sconosciuta.
Le unicità di questo progetto sono tante a partire dal team esecutivo, predominantemente femminile: Cinzia Angelini, la regista e ideatrice della storia che è ispirata a fatti vissuti da sua madre, vive a Los Angeles e dal 1993 lavora per studi europei e americani come animatrice e story artist (Superman2, Bolt, Despicable Me, Minions, ecc.); Andrea Emmes, l’assistente di produzione, lavora da oltre 20 anni a Hollywood come cantante, attrice, coreografa e narratrice di audiolibri; Valentina Martelli, l’executive producer, è giornalista televisiva, sceneggiatrice, produttrice e regista. Conduce edizioni nazionali del TG della RAI ed è stata inviata di guerra durante i conflitti del Kosovo e della Macedonia.
Mila è una produzione internazionale che da oltre 5 anni coinvolge più di 250 artisti volontari da 25 paesi diversi che collaborano in “rete” grazie all’uso delle tecnologie più avanzate.
Poiché molto è stato scritto sul film, ho deciso di approfondire con le tre donne un aspetto che può interessare molte startup: gli ingredienti che hanno contribuito al successo della campagna di crowdfunding a sostegno di Mila.
Cinzia Angelini: “Il successo della nostra campagna di crowdfunding è stato possibile grazie a un lavoro di gruppo che è iniziato mesi prima dell’uscita su Indiegogo. Il fatto di avere un team globale ha sicuramente aiutato a diffondere l’iniziativa in tanti paesi e, grazie al passaparola, a raggiungere tante persone sconosciute che hanno sostenuto il progetto. La forza di Mila è che non è solo un film bensì un vero e proprio movimento con il fine di cambiare le cose ed attirare l’attenzione sui bambini vittime di conflitti. Un tema difficile da trattare con l’animazione che fino ad ora è riuscito però a toccare tante persone che ci hanno sostenuto nel crowdfunding sia donando che diffondendo il progetto”.
Credete che l’attualità del messaggio abbia aiutato a raccogliere donazioni?
Valentina Martelli: “L’attualità di Mila è purtroppo innegabile. Non ci sono parti del mondo che, in qualche modo, non siano scosse da violenze legate a ragioni politiche, economiche e religiose. Il messaggio di Mila è rilevante. I dati con i quali ci confrontiamo sono drammatici. Quelli ufficiali forniti dall’UNICEF nel 2014, parlano di 15 milioni di bambini coinvolti. E sono appunto di due anni fa. Il messaggio efficace per ottenere delle donazioni è lo stesso che ha spinto tutti i volontari che lavorano sul progetto Mila, a farne parte. Ossia il desiderio di contribuire in qualche modo a fare la differenza. Se gli occhi di Mila riescono ad esprimere un messaggio universale di pace, allora l’obiettivo è raggiungibile. Certo che chi decide di ‘investire’ in questo progetto non lo fa per ritorni economici ma perché crede che Mila potrebbe fare la differenza”.
Perché avete lanciato la campagna di crowdfunding?
Cinzia Angelini: “Principalmente per pagare i rendering, alcune licenze di software e per coprire il costo dei server e del file sharing che sono necessari per un film come il nostro con un team che lavora sotto un tetto virtuale da più di 25 paesi”.
Che tipo di marketing avete usato per raccogliere i fondi desiderati?
Andrea Emmes: “Innanzitutto, ci siamo preparate molto bene prima. Abbiamo chiesto il parere ad altri che avevano realizzato campagne simili con successo e abbiamo fatto un sondaggio tra i nostri contatti per definire bene i concetti. Abbiamo curato la storia affinché suscitasse emozioni nelle persone per far sì che non si limitassero a donare ma diventassero anche ambasciatori del progetto sui social media. In questo, lo storytelling, la grafica e le ricompense, sono stati fondamentali nella riuscita della campagna. Dal punto di vista operativo, abbiamo imparato le caratteristiche di ogni social. Ad esempio, su Instagram pubblicavamo foto per lo più dietro le quinte, immagini di ‘vita reale’, mentre su Facebook diffondevamo informazioni più complete, annunci e notizie. E’ stato anche determinante contattare media, giornalisti e blogger in quanto sono loro che hanno diffuso il progetto ad un pubblico più vasto. La dinamica di una campagna di successo come la nostra prevede un inizio intenso, con molti donatori, poi c’è un momento di calma, che può essere angosciante e, verso la fine, si ha un altro forte impulso. Se si arriva almeno a un terzo dei fondi prefissati nelle prime 24-48 ore, si hanno buone probabilità di raggiungere l’obiettivo finale”.
Quanto avete investito di vostro per lanciare la campagna?
Cinzia Angelini: “L’investimento per il lancio della campagna è stato principalmente il tempo dedicato alla preparazione del testo, del video e della grafica necessari per presentare il progetto al pubblico. Essendo Mila un progetto basato sul volontariato non abbiamo dovuto investire molto denaro in questa fase preparatoria. Una delle spese più significative è stata la creazione del prototipo della maquette di Mila che era uno dei nostri perk (ricompense)”.
A che punto è il progetto?
Cinzia Angelini: “Il progetto è entrato nella seconda fase. I modelli, i personaggi, gli oggetti e i palazzi per ricreare la città di Trento del 1943 li avevamo già costruiti. Adesso siamo impegnati con l’animazione che è completata per il 50 per cento e abbiamo iniziato l’illuminazione del film. Contiamo di finire entro il 2017. Vogliamo portare Mila sul grande schermo perché sia visto da più persone possibile e non ci fermeremo fino ad allora”.
Che tipologia di sponsor vi ha aiutato maggiormente a ottenere visibilità?
Andrea Emmes: “Il crowdfunding raggiunge l’apice quando gode della maggior copertura nei social media. Il nostro sponsor italiano afnews.info ci ha aiutato molto scrivendo diversi articoli basati sui nostri post e aggiornamenti. Inoltre, durante la campagna siamo entrati in contatto con The Kite Company che è diventata sponsor ed ha creato dei meravigliosi aquiloni di Mila che abbiamo messo tra i nostri perk e abbiamo anche filmato e condiviso in rete”.
Cinzia Angelini: “Aver avuto il sostegno di UNICEF Italia che poco prima del lancio ha deciso di aggregarsi e sostenere il progetto, ha sicuramente aiutato a darci credibilità. Tutto è partito da un mio Tweet al loro portavoce, una riprova che soprattutto le produzioni di film indipendenti non devono avere timore di contattare, anche in maniera non convenzionale, chi può aiutarli e chi, come in questo caso, condivide il messaggio del progetto”.
Qual è stata la maniera più efficace per convincere la gente a donare per Mila?
Andrea Emmes: “Un misto tra una forte presenza sui social media e una serie di e-mail, messaggi e chiamate personali. Anche i piccoli concorsi hanno aiutato molto, sono stati divertenti e hanno contribuito a creare il passaparola”.
Cinzia Angelini: “Un’idea che abbiamo avuto per aiutare con il lancio della campagna è stata di chiedere agli amici artisti di dedicare un disegno o un quadro a Mila. E’ stato bellissimo vedere quanti artisti del mondo dell’animazione abbiano donato un loro pezzo con la loro interpretazione di Mila. Penso sia stato un elemento determinante per diffondere il progetto visto che ognuno di loro condivideva il proprio disegno con i propri amici e contatti, aumentando esponenzialmente la visibilità di Mila. I disegni sono stati anche usati per creare cartoline e stampe che abbiamo usato come premi per i donatori”.
Guarda una sequenza dell’animazione di Mila: