L’ultima volta ho parlato del nuovo romanzo di Dave Eggers, ambientato in Alaska. Con l’occasione sono andato a rivedere un libro più vecchio dell’autore di Chicago, quel Erano solo ragazzi in cammino (titolo originale What is the What) che nel 2006 ha raccontato al mondo la tragedia della guerra civile in Sudan, attraverso la testimonianza di uno dei cosiddetti “lost boys”, Valentino Achak Deng.
I motivi per rileggere questa biografia romanzata sono diversi: innanzitutto perché il tema dei profughi è oggi di estrema attualità, specie in Italia, e questo libro ha il merito di raccontarci come anche l’Africa dia asilo a chi fugge dalle guerre: il protagonista, infatti, ha vissuto per ben 10 anni a Kakuma, un gigantesco campo profughi del Kenya, prima di essere finalmente accolto negli Stati Uniti, ad Atlanta. Poi perché le cronache recenti ci dicono che proprio Kakuma sta per essere smantellato dal governo kenyano, il che pone un’ipoteca grandissima sul futuro dei circa 190.000 profughi che vi vivono, pur se in condizioni molto dure (la regione in cui è sorto 25 anni fa è semidesertica, i profughi dipendono interamente dagli aiuti dell’UNHCR, non possono coltivare la terra o allevare animali, non possono nemmeno uscire dal campo senza autorizzazione). Infine perché se rispetto alle vicende raccontate da Valentino la guerra civile in Sudan (2,5 milioni di morti) sembrava avere trovato finalmente uno sbocco nel 2011, con un referendum che ha sancito il distacco del Sud, abitato da popolazioni cristiano-animiste, dal resto del Paese, governato da un regime militare arabo-islamico (che a suo tempo ha dato ospitalità anche ad Osama bin Laden, prima del suo spostamento nell’Afghanistan dei Talebani), poco dopo l’indipendenza la situazione è nuovamente precipitata.
A tutt’oggi il Sud Sudan è lacerato da una guerra che contrappone apparentemente le due etnie principali del paese, i dinka e i nuer, ma che in realtà ha come obiettivo il controllo delle ingenti risorse presenti nel sottosuolo, a partire dal petrolio.
Il libro di Eggers è un romanzo, per di più un romanzo biografico, non un libro di storia. La prospettiva è quella, tutta soggettiva, di un ragazzo dinka, cresciuto in un piccolo villaggio, Marial Bai, e costretto a fuggire dopo la calata dei Murahaleen, milizie filogovernative incaricate di portare morte e distruzione nelle regioni del Sud e sradicare la guerriglia dello SPLA-Sudan People’s Liberation Army. Come migliaia di altri ragazzi, Valentino si mette in marcia, per raggiungere dapprima l’Etiopia, mitizzata come una sorta di “terra promessa”. Un viaggio pieno di insidie, di violenze, di terrore.
Oltre a sottrarsi ai cavalieri Murahaleen e a sopravvivere ai bombardamenti dell’esercito sudanese, i profughi devono confrontarsi con la mancanza di acqua e cibo (non sempre i villaggi in cui si imbattono sono pronti a soccorrerli, anche perché se all’inizio i “lost boys” sono poche decine presto diventano migliaia e ad essi si aggiungono anche molti adulti, soprattutto donne e anziani). Alcuni di loro vengono predati dai leoni. Altri cadono vittima delle malattie. Leggendo di questa marcia interminabile, vengono in mente altri esodi raccontati dalla letteratura: ad esempio quello dei soldati italiani in Russia, in 20.000 gavette di ghiaccio di Giulio Bedeschi. Con la differenza che qui stiamo parlando di bambini.
“Maledetti tutti quanti”, impreca ad un certo punto fra sé Valentino, dopo essere stato testimone dell’ennesimo orrore (un uomo la cui faccia è stata bruciata). “Maledetto l’uomo senza faccia e maledetti i Murahaleen e maledetto il governo e maledetta la terra e maledetti i Dinka con le loro inutili lance”. E il lettore non può che dargli ragione. Anche perché non ci sono “liberatori” in questo libro. Valentino non è tenero neanche con l’Esercito di liberazione, che dovrebbe difendere la sua gente. Ne denuncia l’avventurismo nelle fasi iniziali del conflitto, ne denuncia le prepotenze (suo padre, un commerciante, è il primo al villaggio a farne le spese). Ne denuncia i reclutamenti spesso forzati, la trasformazione di tanti suoi coetanei in bambini-soldato. Ed infatti, Valentino non si arruolerà mai, neanche dopo avere assistito, al campo profughi di Pinyudo, in Etiopia, ad un comizio del leader della ribellione, John Garang.
E in America? Anche qui le cose non vanno poi tanto meglio. Il romanzo si apre con una rapina, che Valentino deve subire a casa sua, dopo avere incautamente aperto la porta ad una ragazza che perorava il suo aiuto. I due aggressori – assieme alla ragazza si è materializzato anche il suo compagno, un afroamericano – lo picchiano e lo immobilizzano, ma non potendo portare via tutto subito, lo lasciano sul pavimento legato e imbavagliato, con un bambino (forse il loro figlio) a fare da guardia.
E’ questa la molla del racconto, non sappiamo se reale o romanzata da Eggers. Il profugo sudanese inizia a raccontare la sua storia, che il bambino-guardiano non vuole sentire. E continua a raccontarla mentalmente all’ufficiale medico dell’ospedale al quale si rivolge quando finalmente riesce a liberarsi, e poi ai clienti della palestra dove, il mattino successivo, pur se ancora contuso, deve prendere servizio, perché l’accoglienza garantita dagli USA ai profughi è solo per i primi 3 mesi a carico del governo, passati i quali sono obbligati a trovarsi un lavoro.
Osserviamo di passaggio che la situazione dei profughi descritta in questo libro – fra luci e ombre–- sembra essere molto diversa rispetto a quella dei richiedenti asilo in Italia, che spesso rimangono immobilizzati nei centri di accoglienza anche per più di un anno, in una sorta di “limbo giuridico”, in attesa che la loro domanda di protezione venga esaminata. Va detto però che per Valentino e gli altri come lui tutta la trafila burocratica era stata sbrigata in Africa (al termine, lo ricordiamo, di una permanenza comunque lunghissima nei campi di accoglienza allestiti dalle Nazioni Unite), mentre i profughi che arrivano in Italia vi arrivano come clandestini, non a bordo di un aereo e con regolare visto di ingresso, ma su barconi di fortuna e privi di documenti di riconoscimento. Ma le differenze non si esauriscono qui: in America il destino dei profughi sembra ruotare attorno ai benefattori privati che decidono di farsene carico, anche con un notevole impegno economico, mentre in Europa, ed in particolare in Italia, i servizi vengono in genere erogati dall’ente pubblico.
Del resto, il libro di Eggers insegna anche che non esiste alcuna formula magica per garantire accoglienza e integrazione a chi lascia la propria terra. Ad Atlanta, pur facendo due lavori, “guadagnavo meno di duecento dollari a settimana – sottolinea amaramente Valentino – . Conoscevo uomini a Kakuma che se la passavano relativamente meglio vendendo scarpe fatte di corda e copertoni usati”.
In mezzo, fra l’orrore della guerra e le ambiguità della “nuova patria” americana, c’è tutto il resto. C’è la lenta crescita di un bambino che diventa adolescente e poi giovane uomo nei campi profughi, senza sapere nulla della sua famiglia di origine (che crede sia stata sterminata). C’è l’amore per Tabitha, una ragazza della sua tribù, l’unica che, in fondo alla classe, ride alle battute dell’insegnante. Ci sono amici ritrovati dopo anni, amici che hanno passato peripezie altrettanto terribili delle sue, che sono stati fatti schiavi dagli arabi, che sono fuggiti dai campi di reclutamento dello SPLA. Ci sono anche momenti più “sereni” (dire “leggeri” sarebbe troppo), legati alla vita nei campi e alle sue dinamiche, al confronto fra culture diverse, ai paradossi della società dell’informazione (sorprende leggere ad un certo punto che anche a Kakuma la gente si dispera per la morte improvvisa di Lady Diana).
Valentino Achac Deng, in seguito al successo del libro di Eggers, ha creato una fondazione che si occupa di costruire scuole per i bambini del Sud Sudan. Nel 2015 l’ex “ragazzo perduto” è diventato ministro dell’educazione del Northern Bahr el-Ghazal, la sua regione di origine, uno dei 10 stati in cui il Sud Sudan è stato diviso dopo l’indipendenza del 2011.
Dave Eggers, Erano solo ragazzi in cammino, Mondadori, 2007 (prima edizione americana: What Is the What: The Autobiography of Valentino Achak Deng, McSweeney’s, 2006).