L’Italia è un museo a cielo aperto e durante l’estate i posti più visitati dai turisti sono i ristoranti sparsi in tutta la penisola, dove si può benissimo abbinare la “didattica museale” – il metodo migliore per imparare lingua e cultura italiana – gustando i cibi preferiti. Perciò, al mare o in montagna, la vacanza estiva può essere un’ottima opportunità per praticare l’italiano o imparare parole nuove, in famiglia o con gli amici. Spiegare la didattica museale in questo articolo sarebbe troppo lungo, comunque, si riferisce all’insegnamento dell’arte giocando col museo.
Dunque, la didattica museale collega la missione educativa alla funzione di studio mediante un percorso culturale giocando con l’arte; un approccio didattico diverso che si basa sul “fare per capire” e sul “fare per conoscere”, attraverso la sperimentazione diretta. Pertanto, il mondo esterno, l’intelligenza, la memoria, e le regole delle arti visive si possono applicare anche all’arte della cucina per imparare l’italiano. Come si nota dai dati raffigurati nello schema, il metodo di insegnamento orale-visivo-tattile è il più concreto. Infatti, riusciamo a ritenere nella memoria il 50 per cento di ciò che vediamo e ascoltiamo, il 70 per cento di quello che ci viene detto e di cui discutiamo, e il 90 per cento di ciò che diciamo e facciamo. In più, a tavola usiamo tutti i cinque sensi: vista, udito, olfatto, gusto, e tatto, e il più importante tra questi per la memoria è l’olfatto, anche se a qualcuno sembrerebbe sia la vista. Perciò, il profumo del cibo aiuta a imparare e a ritenere.
L’arte culinaria include lingua, tradizioni, e la cultura del paese. La gastronomia italiana, sviluppatasi nei secoli, attraverso cambiamenti politici e sociali, offre un enorme dizionario di termini facili da imparare anche da principianti. La storia documenta che tutti i popoli che si affacciano sul Mar Mediterraneo influenzarono la vasta cucina italiana. Un influsso che differisce da regione a regione, e dal nord al sud, e anche se alcune influenze arrivarono dal Nord Europa e dal nuovo mondo, la più grande potenza culinaria arrivò dalle civiltà più colte del Mediterraneo, come quella araba, bizantina, fenicia, cartaginese, greca, etrusca, ed ebraica.
La dieta mediterranea ha origine povere, contadine, e mantiene ancora oggi la sua semplicità; molti piatti sono composti da quattro a otto ingredienti. Una cucina che si affida alla qualità dei prodotti e non alla quantità.
Tornando all’insegnamento, con il cibo si possono praticare diverse funzioni linguistiche per imparare l’italiano; espressioni idiomatiche e proverbi che fanno riferimento alla cultura popolare. La funzione linguistica emotiva del cibo è molto importante nell’apprendimento di una lingua, perché il messaggio, segnalato dall’uso di verbi, pronomi personali o aggettivi possessivi, viene incentrato sullo stato d’animo dell’interlocutore, e su ciò che piace o non piace. Spesso a tavola è usata anche la retorica poetica, per procurare emozione nella mente del destinatario. Una strategia che possiamo notare nella pubblicità, dove si usa una funzione linguistica a scopo di convincere l’ascoltatore ad acquistare il prodotto.
Per tutto ciò, anche chi non sa parlare per niente l’italiano può facilmente imparare le frasi di cortesia o locuzioni rituali, usate a tavola e al ristorante; espressioni che aiutano a stabilire un contatto e avviare la comunicazione, come: Che cosa desidera? Vuole favorire? Ho capito, continui.
Poi ci sono anche i termini usati per descrivere piatti e cibi, i quali riflettono sia la lingua e sia il valore culturale del paese o della regione. Molti nomi non hanno un equivalente, e quindi, non si possono tradurre, come le numerose espressioni idiomatiche e modi di dire, difficile da capire in classe.
Adesso una breve descrizione dei pasti principali italiani, i quali sono quattro:
Il primo pasto della giornata è la colazione, che si può fare al bar oppure a casa, e di solito è a base di caffè, latte caldo o freddo, succo di frutta accompagnati da biscotti o pane con marmellata o crema di nocciole (nutella) oppure prodotti di pasticceria come torte e pasticcini. Per il caffè ci sono le varianti del cappuccino, del caffellatte, o del famoso caffè espresso.
Poi c’è il pranzo, il pasto più importante della giornata. Nei giorni festivi è composto da tre o quattro portate: antipasto da crostini, salumi, formaggi, o verdure; un primo piatto di pasta o riso oppure una minestra; un secondo piatto di carne, o pesce, oppure formaggi o prosciutto con contorno di verdure. Mentre il pranzo durante la settimana è di una sola portata o di un piatto unico.
La cena è simile al pranzo, e può essere abbondante di domenica e nei giorni festivi, e leggera durante la settimana, anche se tutto ciò può variare a seconda dalle tradizioni e da una regione all’altra. Se il pasto è consumato in compagnia può presentare più pietanze del pranzo, come per esempio la cena di Ferragosto, una festa che si celebra ogni anno a partire dalla notte tra il 14 e il 15 agosto, ed è una delle ricorrenze più antiche d’Italia. Le sue origini intrapresero nel 18 A. C. e, come tante altre feste italiane, è un miscuglio delle tradizioni pagane e cristiane. Per gli amanti dell’agriturismo la cena di Ferragosto è come fare un tuffo nel passato, perché in molti posti si mangia nell’aia come si faceva una volta, quando il 15 agosto, dopo la trebbiatura, si organizzava la cena per ringraziare chi aveva partecipato al raccolto del grano. Negli agroturismi, per tradizione, si cena con prodotti casarecci, si beve buon vino fatto in casa, e la cena è accompagnata da musica, canti, stornelli popolari, e tanta allegria!
Un tipico menù per la cena di Ferragosto in un agriturismo può comprendere: antipasti con salumi locali, formaggi caprini, olive, mozzarella, pomodorini e verdure grigliate. Dei primi piatti a base di pasta, risotto, parmigiana di melanzane, oppure pasta fresca, tipo orecchiette con verdure, o tagliatelle con ragù di carne. I secondi piatti invece sono spesso delle grigliate, come spiedini di manzo, pollo ruspante allo spiedo, capretto o agnello arrosto.
Per chi invece sceglie di passare il Ferragosto al mare, la cena può essere diversa, meno tradizionale, ma più romantica. Spesso la cena di Ferragosto, offerta dai ristoranti sulle spiagge, è a base di pesce e non di carni. Il Menù può includere antipasti misti di terra o ai frutti di mare, insalata al misto mare, risotto al pesce, spaghetti alle vongole, pasta al cartoccio, filetto di pesce, e altri piatti a base di pesce, ma anche lasagne al forno, e punta di vitello al forno con patate. Alla fine di ogni pasto c’è sempre il dolce, spesso un gelato, tartufo o cassata, e frutta fresca di stagione. Ogni pasto si completa con un caffè o un amaro, chiamato anche ammazzacaffè, perché diminuisce gli effetti della caffeina.
Gli spuntini, detti anche merenda, sono pasti importanti per placare la fame di metà mattina e nel pomeriggio, soprattutto per i bambini. Lo spuntino è un piccolo pasto, a base di dolce, pane e cioccolata, o biscotti, oppure frutta accompagnato con tè o latte.

Scrivendo quest’articolo mi sono venuti in mente quei ferragosti passati in Italia negli anni Ottanta, quando con un gruppo di amici, che venivano da Milano e da Napoli, ci incontravamo ogni estate in Calabria, a Briatico, dove passavamo venti giorni al mare. Eravamo giovani coppie con bambini piccoli della stessa età. Allora si usava molto fare il campeggio sulla spiaggia. Erano altri tempi, e le spiagge in Calabria erano diverse, libere, sicure e pulite. Ogni sera accendevamo il falò sulla spiaggia, dove eravamo accampati, senza paura. Organizzavamo cene a base di grigliate e ascoltavamo musica. Il falò era la nostra illuminazione serale e il fuoco teneva le zanzare lontane. La nostra cena di Ferragosto non era al ristorante ma in spiaggia; una grande festa all’aperto con falò, grigliate, musica e tanta allegria. Oggi il Ferragosto al mare si celebra nei ristoranti dei villaggi turistici, con prenotazione anticipata e con menù per tutti i gusti; si può scegliere quello che più si gradisce, con musica dal vivo e serviti a tavola, come si fa nei ristoranti di lusso o per un grande evento.
Infine, voglio ricordare che le ricette più celebri della gastronomia italiana sono quelle tramandate da una generazione all’altra, da madre a figlia, e con questo possiamo dire che la vera cucina italiana è quella casalinga, semplice e facile da riprodurre. Per questo è diventata la più apprezzata al mondo.