Founded by Stefano Vaccara

Subscribe for only $6/Year
  • Login

Editor in Chief: Giampaolo Pioli

VNY La Voce di New York

The First Italian English Digital Daily in the US

English Editor: Grace Russo Bullaro

  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • Video
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • Video
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY La Voce di New York
No Result
View All Result
in
Arts
July 6, 2016
in
Arts
July 6, 2016
0

Cimino e Kiarostami: le valli di due grandi del cinema

Michael Cimino e Abbas Kiarostami si sono spenti rispettivamente il 2 e il 4 luglio

Chiara BarbobyChiara Barbo
michael cimino abbas kiarostami
Time: 6 mins read

Se ne sono andati a distanza di poche ore Michael Cimino e Abbas Kiarostami, due maestri del cinema, ciascuno a modo suo. Quasi coetanei, nati e cresciuti il primo a New York (forse Long Island) e il secondo nell’Iran (anche se il paese si chiamava così solo da pochi anni) dello Scià. Entrambi hanno cominciato a dirigere i primi film all’inizio degli anni Settanta, con una formazione artistica alle spalle. Ma direi che le similitudini si fermano qui, tranne una, la più importante: hanno entrambi raccontato il presente e le radici profonde del proprio paese, così come le ferite insanabili, le conseguenze di guerre e rivoluzioni culturali, le generazioni stroncate dalle scelte dei padri, e li hanno interpretati andando oltre le norme del cinema. Un personale New American Cinema per Cimino, un personale neo-neorealismo per Kiarostami.

Online si trovano facilmente filmografie e biografie dei due cineasti, commenti su quello che il loro cinema ha significato, recensioni più o meno competenti sui film principali, diverse note a margine (spesso le cose più interessanti) e nel caso di Michael Cimino anche qualche pettegolezzo di troppo. Per gli approfondimenti ci sono ancora i saggi che si scrivono nelle università e qualche fortunata rivista di eccellenza o libro di cinema, che quasi nessuno ormai acquista più. Parliamo di due grandissimi della storia del cinema, e non sta a me approfondire perché so troppo poco di entrambi. Ricordo bene però i film che ho visto, e tra le tante cose lette in questi giorni su giornali e social network ce ne sono alcune che mi hanno colpito più di altre. Spero che chi le ha scritte non se ne voglia a male se lo citerò.

Nei primi mesi di università, il mio professore di Storia del Cinema, Alberto Farassino – anche lui un grande, grandissimo maestro di cinema – ci fece vedere alcuni film secondo lui fondamentali, film da vedere e su cui pensare, parlare, film che forse avevamo già visto o forse no, film importanti nella storia del cinema ma soprattutto importanti per noi, per la nostra vita, come forse avrebbe detto lui… Tra questi film c’erano The Deer Hunter (Il cacciatore) di Michael Cimino e Khane-ye doust kodjast? (Dov’è la casa del mio amico?) di Abbas Kiarostami.

michael cimino
Una scena de “Il cacciatore”

Il cacciatore era una riflessione viscerale sulla guerra, sul senso di colpa di una nazione, sull’innocenza irrimediabilmente perduta di una generazione, di un intero paese, dell’umanità intera durante e dopo una guerra. Quando il film fu girato nel 1978 la guerra in Vietnam era da poco finita e il cinema aveva ancora paura a raccontarla per com’era stata veramente, troppo dolore, troppa vergogna, troppi anni di retorica. Apocalypse Now (pur in produzione da anni) sarebbe arrivato l’anno dopo, in quel momento Il cacciatore era l’anima nera dell’America e la follia feroce della guerra, così come gli anni di tanti giovani distrutti per sempre, sia per chi era morto in quella guerra sia per chi ne era uscito vivo.

Tutti ricordano la sequenza della roulette russa, molti ricordano il cast straordinario, non solo Robert De Niro, Christopher Walken, Meryl Streep, John Savage ma anche quel John Cazale scelto da Cimino, già malato, disperato e smanioso di vivere, lui che non vedrà il film finito. Alcuni forse ricordano del film quel senso di sospensione che trasmetteva la vita in Pennsylvania, prima e dopo la guerra, in attesa prima di qualcosa di terribile e poi di qualcosa che non tornerà più, non solo la giovinezza ma quella che avrebbe potuto essere una vita ‘normale’, anche se forse sarebbe stata sufficiente anche solo una ‘vita’. Il cacciatore è stato il suo capolavoro, poi c’è stato Heaven’s Gate (I cancelli del cielo) il cui titolo è diventato crudelmente sinonimo di disastro nel mondo dello showbiz e da lì Cimino divenne un sorvegliato a vista dalle produzioni mentre la critica aspettava un altro capolavoro che non sarebbe mai arrivato, e questo non gliel’hanno mai perdonato. Michael Cimino ha diretto otto film, e vorrei citare qui le parole di Massimiliano Spanu – un amico, ma prima di tutto un eccellente critico e insegnante di cinema – che in un breve post sui social va dritto al punto del cinema di Cimino, al di là delle chiacchiere, delle analisi, della tanta retorica non solo di questi giorni ma direi di questi anni:

“Il cacciatore è un film gigantesco, epocale. Una calibro 20 per lo specialista è bellissimo. Heaven’s gate anche. L’anno del dragone è roba pop/hard boiled, indimenticabile per gli anni Ottanta. Il siciliano è tutto sbagliato e, tra l’altro, Lambert mi fa pietà. E sono anni che mi chiedo perché ci sia stato un Lambert. Eppure lo guardi tutto, mica sai perché. Ore disperate è piuttosto bello, un remake non semplice visto il testo di partenza. Verso il sole è un film strano, doloroso e notevole. Abbacinato.
Insomma, per me Cimino era un uomo che si guardava con poco rispetto. Instabile e inconsapevole, ma anche conscio e geniale. Non ricordo la sua faccia, non ne ha mai avuta una, ma molte e diverse. Ricordo però tutto il suo cinema, e ricordo De Niro, e John Cazale col tumore di cui solo Cimino sapeva mentre gli faceva girare le scene che l’attore non vide mai. Ecco, la sua era cupio dissolvi. E il suo cinema è il sinthomo, una falsificazione gaudente e disvelante, l’espressione compiuta di una gigantesca rimozione di sé e dell’America”.

Non saprei trovare parole migliori.

kiarostami michael cimino
Una scena del film “Dov’è la casa del mio amico?”

C’era poi Dov’è la casa del mio amico? di Abbas Kiarostami: il primo film che vedevo di un regista iraniano, quello che per me era un film perfetto, semplice, onesto, delicato e insieme profondamente drammatico; una piccola storia che raccontava tutto un paese, il film di un intellettuale che aveva scelto di restare in Iran anche dopo la rivoluzione di Khomeini. Dopo le purghe di artisti e intellettuali, Kiarostami a differenza di altri era rimasto. Era rimasto per testimoniare, avevo pensato allora e lo penso ancora, era rimasto per cercare, se mai fosse stato possibile, di cambiare le cose dall’interno, di lavorare al fianco del regime, di aggirare dove fosse possibile per far sì che fosse l’arte a parlare e a raccontare al mondo quello che il suo bellissimo paese era diventato.

Ho letto quel che ha scritto in questi giorni sui social Roberto Silvestri che aveva intervistato Kiarostami la prima volta per Il Manifesto, ormai molti anni fa:

“L’ambiguità nell’arte era più interessante dell’ortodossia alla linea e del fiancheggiamento acritico di ogni linea politica e utilizzare i famosi “sette tipi di ambiguità” – a cui Kiarostami offriva un surplus di intensità visuale – per coagulare pensiero antagonista e pratica di resistenza è sempre stato un metodo di lavoro fertile durante le dittature di ogni tipo… […] e in qualche modo spiegava la tattica di resistenza, la simulazione, che un intellettuale può maneggiare (soprattutto se è aiutato dall’estero) per combattere, senza che se accorgano, i dittatori.”

Alcuni anni dopo sarebbe arrivato Ta’m-e gīlās (Il sapore della ciliegia), il film con cui Kiarostami vinse il Festival di Cannes nel 1997 e che lo rese il più noto regista del nuovo cinema iraniano.

Ma lo spirito di Kiarostami è quel bambino che si mette in cammino per cercare la casa del suo compagno di scuola per restituirgli il quaderno, senza il quale non avrebbe potuto fare i compiti e sarebbe stato punito dal maestro, è quel bambino di Dov’è la casa del mio amico? con la sua ricerca, la sua preoccupazione angosciata di bambino, tra l’indifferenza degli adulti, la sua moralità intatta, è quello lo spirito di Kiarostami, di quell’Iran che era Persia, e di tutto quel cinema che è in sé esistenza e non semplice (anche quando è complessa) rappresentazione.

Michael Cimino è stato spesso considerato una figura ambigua sia per i suoi insuccessi (reali e presunti) cinematografici sia per le sue scelte private. Abbas Kiarostami è stato visto come una figura ambigua per le sue scelte politiche, la scelta di restare nel suo paese e di tornarci, anche dopo essere stato ostracizzato (non poté infatti rientrare in Iran per diversi giorni) in seguito a quel bacio ricevuto da Catherine Deneuve alla consegna della Palma d’Oro a Cannes.

Ma le cose non sono così semplici, non è semplice vivere così come non è semplice fare cinema, non quando c’è di mezzo l’arte, e non certo quando si tratta di capolavori.

Non so se sono completamente d’accordo, perché anche le colline con le loro salite costano fatica, ma per chiudere con le parole del jazzista “Count” Basie, citate dallo stesso Cimino, direi che “it’s not how you handle the hills, it’s how you handle the valleys”. E Kiarostami e Cimino le loro valli le hanno avute eccome.

Share on FacebookShare on Twitter
Chiara Barbo

Chiara Barbo

Scrivere di cinema o scrivere il cinema? Possibilmente tutti e due. Dalla critica cinematografica alla sceneggiatura passando per la produzione, al di qua e al di là dell'oceano, collaboro con La VOCE di New York e con Vivilcinema, con la Pilgrim Film e con Plan 9 Projects. E anche con altri. Ma per lo più penso, immagino, ricerco, scrivo, organizzo in modalità freelance. Insieme a tanti altri, faccio parte della giuria del David di Donatello. New York è stata una scelta. New York è intensa, vitale, profonda e leggera, pacchiana e intellettuale, libera, creativa, è difficile, è bellissima, ed è la città più cinematografica del mondo.

DELLO STESSO AUTORE

I premiati “a distanza” del Tribeca Film Festival e pensieri sul futuro del cinema

I premiati “a distanza” del Tribeca Film Festival e pensieri sul futuro del cinema

byChiara Barbo
Il cinema al tempo del coronavirus: ora New York ci può emozionare dai film

Il cinema al tempo del coronavirus: ora New York ci può emozionare dai film

byChiara Barbo

A PROPOSITO DI...

Tags: cinemacinema americanocinema d'autoreregista americanoSpettacolo
Previous Post

New York – Palermo Round Trip with Meridiana

Next Post

Utopia, democrazia e l’inganno del potere del popolo

DELLO STESSO AUTORE

Trent’anni fa Harry incontrò Sally e New York celebra quel magnifico film

Trent’anni fa Harry incontrò Sally e New York celebra quel magnifico film

byChiara Barbo
Happy Thanksgiving! I classici film da vedere a casa in cui si celebra la festa

Happy Thanksgiving! I classici film da vedere a casa in cui si celebra la festa

byChiara Barbo

Latest News

Donald Trump Appoints Fox News Host Jeanine Pirro Interim U.S. Attorney for D.C.

Donald Trump Appoints Fox News Host Jeanine Pirro Interim U.S. Attorney for D.C.

byDavid Mazzucchi
SWAIA Native Fashion Week 2025: Indigenous Fashion Takes Over Santa Fe

SWAIA Native Fashion Week 2025: Indigenous Fashion Takes Over Santa Fe

byFilomena Troiano

New York

“Trump Effect” Tanks Tourism in New York City: 400k Fewer Visitors in 2025

“Trump Effect” Tanks Tourism in New York City: 400k Fewer Visitors in 2025

byDaniele Di Bartolomei
Agenti USA / Ansa

Spara a un corriere di Door Dash: arrestato funzionario di New York

byGrazia Abbate

Italiany

Il Prosecco italiano conquista i cuori delle donne USA

Il Prosecco italiano conquista i cuori delle donne USA

byAndrea Zaghi
Da sinistra: Elvira Raviele (Ministero delle Imprese e del Made in Italy), Fabrizio Di Michele (Console Generale d’Italia a New York), Maurizio Marinella, Luigi Liberti (Direttore Patrimonio Italiano TV), Mariangela Zappia (Ambasciatrice italiana a Washington), e Diego Puricelli Guerra (Preside Istituto Bernini De Sanctis di Napoli)

Marinella a New York: l’eleganza del Made in Italy all’Istituto Italiano di Cultura

byMonica Straniero
Next Post
utopia thomas more

Utopia, democrazia e l'inganno del potere del popolo

La Voce di New York

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli   |   English Editor: Grace Russo Bullaro   |   Founded by Stefano Vaccara

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli
—
English Editor: Grace Russo Bullaro
—
Founded by Stefano Vaccara

  • New York
    • Eventi a New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Voto Estero
    • Economia
    • First Amendment
  • People
    • Nuovo Mondo
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
    • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
  • Travel
    • Italia
  • Mediterraneo
  • English
  • Search/Archive
  • About us
    • Editorial Staff
    • President
    • Administration
    • Advertising

VNY Media La Voce di New York © 2016 / 2025 — La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017
Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017 | 112 East 71, Street Suite 1A, New York, NY 10021

VNY Media La Voce di New York © 2016 / 2025
La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017

Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017 | 112 East 71, Street Suite 1A, New York, NY 10021

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
La Voce di New York
Gestisci Consenso
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Always active
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Manage options Manage services Manage {vendor_count} vendors Read more about these purposes
Visualizza preferenze
{title} {title} {title}
La Voce di New York
Gestisci Consenso
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Always active
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Manage options Manage services Manage {vendor_count} vendors Read more about these purposes
Visualizza preferenze
{title} {title} {title}
No Result
View All Result
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Economia
    • First Amendment
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
    • Cucina Italiana
  • Travel
    • Italia
  • Video
  • English
    • Arts
    • Business
    • Entertainment
    • Food & Wine
    • Letters
    • Lifestyles
    • Mediterranean
    • New York
    • News
  • Subscribe for only $6/Year

© 2016/2022 VNY Media La Voce di New York

Are you sure want to unlock this post?
Unlock left : 0
Are you sure want to cancel subscription?