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February 13, 2016
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Travis Porter: una breve (per ora), ma intensa carriera

Il trio di Atlanta si prepara al secondo LP con “285”

Piero MerolabyPiero Merola
travis-porter
Time: 4 mins read

Il loro nome gira ormai da più di cinque anni, ma è attesa per il 2016 la prova del secondo LP in studio, seguito di From Day 1. Nel frattempo è arrivato un altro mixtape di una lunga serie, il quindicesimo, dal titolo 285, a far accrescere attese e aspettative attorno al nome Travis Porter. Nulla a che vedere con Travis Scott, la promessa dei ghetti di Houston che vi abbiamo presentato lo scorso autunno.

Per chiarirsi subito non stiamo parlando di un artista, ma di un collettivo di tre rapper nato ufficialmente nel 2008 ad Atlanta. Per l’esattezza il progetto nasce ufficialmente in quel di Decatur, sobborgo di ventimila abitanti a Est della città della Georgia. Una zona relativamente tranquilla rispetto ad aree periferiche più pericolose e degradate dove da giovanissimi Lakeem Mattox aka MCs Ali, Donquez Woods aka Quez e Harold Duncan aka Strap iniziano a frequentarsi fin dalle scuole medie, uniti dalla passione per l’hip hop dei maestri. Il nome scelto dai tre è inizialmente Hardhitters, presto abbandonato per il più accattivante Travis Porter. Ali e Quez si danno da fare nemmeno diciottenni quando entrano in contatto con Strap. Pur di suonare da qualche parte si infiltrano in strip club locali per esibirsi con fulminanti performance improvvisate che lasciano sempre il segno. Le influenze sono comuni, da T.I. agli Outkast per un hip hop che non può che subire il fascino e l’influenza della variegata scena di Atlanta. Il loro è un sound molto festaiolo e dalle melodie facili e irresistibili, mai privo di quella complessità old school tipica dei discepoli contemporanei del Southern Hip Hop. Non c’è un contratto, ma già nel 2008 la voglia di mettersi in mostra e tanto e i tre Travis Porter riescono a organizzare date e apparizioni ovunque negli Stati Uniti. Nello stesso anno riescono addirittura a chiudere la prima data all’estero in Germania.

La loro vena è molto prolifica, singoli e mixtape si susseguono incessantemente. Le prime hit, come Black Boy White Boy e All the Way Turnt Up, riescono a raggiungere una certa popolarità grazie al potere del web e di Myspace che un paio di anni dopo li eleggerà “band senza contratto dell’anno”. Sempre nel biennio 2009-2010 arrivano collaborazioni di tutto rispetto con assi del genere come Fast Life Yungstaz o Waka Flocka Flame. Grazie alla travolgente Go Shorty Go finiscono in classifica nella sezione Top R&B/Hip-Hop di Billboard e a New York sono premiati come agli Underground Music Awards insieme ad altri nascenti del genere, come J. Cole.

Finalmente arriva la firma di un contratto discografico, alla fine del 2010, dopo un tentativo della 1017 Brick Squad Records. A mettere sotto contratto i tre ragazzi di Decatur è la Jive Records, storica etichetta newyorchese sotto l’ombrello della Sony, che avrebbe chiuso i battenti appena un anno dopo, con alle spalle trentacinque anni di successi nell’industria discografica (A Tribe Called Quest, Backstreet Boys, Britney Spears, R. Kelly, NSYNC). La chiusura della storica label non incide sulle sorti del trio, anche perché il catalogo è assimilato da RCA che pubblica il primo singolo del trio nel 2011. Bring It Back è il brano corale che esplode sul web, insieme a un’altra traccia, College Girl. Il profilo Youtube dove i tre mettono online i brani raggiunge decine di milioni di utenti in tutto il mondo. Di loro si parla esclusivamente per motivi musicali e non ci sono diatribe o problemi con la giustizia a pervaderne l’immaginario. Ali, Quez e Strap scrivono tante potenziali hit metropolitane che raggiungono un pubblico traversale.

Nel maggio del 2012 arriva la consacrazione del primo album in studio a dimostrarlo. From Day 1 alla produzione ospita maestri come Diplo o la J.U.S.T.I.C.E. League di Tampa e non mancano i featuring importanti, come Mac Miller, 2 Chainz e Jeremih. Non c’è tregua: dal 2013 al 2015 arrivano altri quattro mixtape e collaborazioni con colleghi illustri e mainstream come Tyga, già ospite del disco d’esordio. E mentre si vocifera la pubblicazione del secondo LP in studio, i tre instancabili ormai venticinquenni rapper, decidono di rilasciare il quindicesimo mixtape della loro breve, ma intensa carriera. Il suono è sempre più definito e raffinato, non mancano momenti trap che possono conquistare i dancefloor, ma prevale sempre quella capacità nel saper scrivere brani hip hop d’autore, curati, a basso profilo e con dei momenti pop in grado di catturare subito l’ascoltatore.

I Travis Porter sono in tour negli Stati Uniti, li trovate su Facebook e su Twitter.

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Piero Merola

Piero Merola

Laureato in Relazioni Internazionali, lavoro come consulente di comunicazione, pubbliche relazioni e nuovi media. All'interesse per la storia e la politica americana, ho sempre unito quello per la musica. Dopo uno stage in Ambasciata Italiana a Washington, ho seguito per America 24 le presidenziali del 2012, e oggi scrivo per Rivista - Il Mulino. Editor del magazine online Kalporz, dal 2006 scrivo recensioni, interviste e report da ogni dove. Collaboro come ufficio stampa e copywriter con etichette, agenzie di booking, eventi e festival. In passato ho lavorato per festival estivi come Beaches Brew e Ortigia Sound System, oggi per la comunicazione del Diagonal Loft Club e di Deposito Zero Studios dove sono responsabile della direzione artistica del video format Live Zero. In questa rubrica vi presento nomi emergenti della scena americana, alcuni dei quali, intanto, sono diventati grandi.

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