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Renzi, l’ONU e il sostenibile sviluppo del look vincente

La conferenza stampa del presidente del Consiglio alla Missione italiana della Nazioni Unite

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
matteo renzi onu

Matteo Renzi durante la conferenza stampa nell'ufficio dell'ambasciatore italiano all'ONU (Foto Palazzo Chigi)

Time: 8 mins read

Venerdì all’ONU si firma lo storico documento sullo sviluppo sostenibile, e tanti grandi della Terra (non tutti, mancano Obama – sostituito da Kerry- e Putin, ma anche i leader di Cina, Gran Bretagna, Germania…) sono al Palazzo di Vetro per celebrare l’accordo raggiunto nel dicembre scorso a Parigi. Anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi è quindi a New York (con precedente tappa a Città del Messico) per segnalare l’importanza che l’Italia da all’evento ma anche perché, ci sembra, ci tenga a mandare un messaggio pure agli italiani, dopo la “sconfitta” del referendum da lui incoraggiata e ottenuta. Questo, il messaggio di Renzi, non significa che il suo governo non sia ambientalista. “Noi siamo contro gli approcci ideologici” ripete durante una conferenza stampa tenuta nel grattacielo vicino al Palazzo di Vetro che all’ultimo piano ospita la missione italiana alle Nazioni Unite.

Bocciato “il referendum con un evidente messaggio politico degli italiani che lo hanno considerato sbagliato” dice Renzi, “è fondamentale che nessuno possa pensare che la questione ambientale sia finita in un angolo. Siamo qui all’ONU per annunciare che noi siamo leader sulle rinnovabili e chiediamo alle Nazioni Unite e al mondo di essere sensibili su questi argomenti”.

La conferenza stampa di giovedì mattina di Renzi si tiene dentro l’ufficio dell’ambasciatore Sebastiano Cardi invece che nella sala con vetrata col lungo tavolo, dove di solito si sta tutti seduti attorno. Renzi vuol restare in piedi, magari per guardare dall’alto in basso i giornalisti che invece devono rimanere seduti nelle sedie o ancora più in basso, su un divano di pelle. E Renzi le domande le concederà per prima proprio ai colleghi che sono costretti giocoforza a guardarlo dal basso verso l’alto, magari rilassati su un divano che sa più da talk show mattiniero che da conferenza stampa politica.

Abbiamo assistito a New York a decine e decine di conferenze stampa dei capi del governo italiani, mai c’era capitato di osservare, prima dell’inizio, la maniacale attenzione ad ogni particolare “di scena” che gli esperti di Palazzo Chigi assicurano per Renzi. Su dove piazzare i microfoni delle tv, al podio trasparente che deve far veder bene un Renzi dimagrito e vestito di blu. Dietro di lui lo scenario dei grattacieli di Manhattan: uno stage “vincente”. Neanche ai tempi di Silvio Berlusconi si vedevano in sedi diplomatiche certe scenografie affinché il “look” del presidente in sala sia esattamente come studiato dai suoi spin-doctors.

Il Renzi trionfante sulle trivelle, vuole da New York subito mandare un messaggio agli italiani: “Il fatto che noi ci siamo schierati per il fallimento del referendum, non significa che non abbiamo in mente un modello di sviluppo più sostenibile, al contrario. Rifiutiamo un ambientalismo ideologico… Dobbiamo saper coniugare ambiente e futuro dei nostri nipoti”.

In Italia “l’energia rinnovabile è al 39 per cento, il nostro obiettivo è portarlo al 50. E’ un obiettivo alla nostra portata, non con gli incentivi ma con quadro normativo chiaro” continua, con una parlantina sciolta e che non segue uno scritto.

E il quadro chiaro sull’ambiente Renzi lo enuncia in dieci punti, con cui prende molto tempo della conferenza stampa per elencarli ad uno ad uno, e lo fa senza mai leggere, a ritmo sostenuto. Insomma una lezione sull’ambiente ed energia sostenibile imparata bene dal premier, dove il modello di sviluppo italiano segue un “decalogo” che Renzi ha illustrato punto per punto, ricordando che l’Italia è già leader in Europa sulle rinnovabili, “certo non siamo la Danimarca, ma rispetto ai grandi paesi come Francia e Germania, siamo avanti noi”.

Nel primo punto sul decalogo ambientale di Renzi ci sono gli investimenti nell’eolico, con un’attenzione particolare alle tecnologie italiane. Al secondo  l’energia solare, dove l’Italia, dice il premier, è già leader, ma che ora deve fare a meno “della droga degli incentivi” pubblici. Al terzo punto Renzi accenna all’impegno in Europa per le concessioni legate all’energia idroelettrica; al quarto ecco il geotermico. Al quinto punto, Renzi dedica un po’ più di tempo: la diffusione dei contatori digitali in Italia che consentiranno ai consumatori di poter risparmiare “almeno un terzo” sui consumi. Il premier è convinto che questi milioni di nuovi contatori digitali da installare offrano grandi possibilità di nuovo lavoro agli elettricisti e artigiani. “E’ una occasione per i giovani”, dice Renzi, perché i mestieri dei piccoli imprenditori “con la cassettina che girano” sono anche quelli che hanno fatto prospera l’Italia.

Al sesto posto del decalogo italiano per l’ambiente il miglioramento dell’efficienza energetica per le case popolari e qui Renzi ci tiene a sottolineare che il risparmio nei costi dell’energia può essere sentito immediatamente soprattutto sui redditi più bassi.  Al settimo Renzi ci mette il rinnovo del parco-autobus, “vecchissimo” e l’aumento considerevole di colonnine per caricare le auto elettriche, che devono passare da 2mila a 20mila. Agli ultimi punti, potenziamento della cosiddetta “raffinazione verde” (800 milioni di euro di investimenti) più energia da biomassa, forestazione.

Ad un certo punto della conferenza stampa, sempre in tema di referendum e propaganda ambientalista,  Renzi ha puntato un indice accusatore su i Governatori e, sembra, in particolare Michele Emiliano della Puglia. “Mi colpisce che chi si allarma per le trivelle, poi si scordi di tenere puliti i nostri mari. Dobbiamo fare i depuratori, specie nel Sud. Ci sono 3 miliardi di lavori bloccati tra depuratori e bonifiche. Il governo è pronto a aiutare le Regioni per farli. E’ necessario mandare un commissario? Manderemo un commissario. Ma è una priorità. Comunque non voglio fare polemiche con nessuno. Anzi voglio mandare da qui un messaggio di pace a tutti, un gigantesco ramoscello d’Ulivo, visto che stiamo ricordando anche il compleanno della coalizione politica dell’Ulivo”.

matteo renzi new york

Quando si arriva alle domande, dai giornalisti nel divano di pelle si chiede della candidatura dell’Italia a un seggio non-permanente al Consiglio di Sicurezza nel biennio 2017-2018. Come va? “E’ una battaglia difficile, contro avversari molto qualificati e temibili come la Svezia e l’Olanda, ma la stiamo giocando con impegno e non abbiamo certo paura, e io sono qui anche per questo”, risponde Renzi. Infatti il capo del governo avrà al Palazzo di Vetro una decina di incontri bilaterali con paesi, da grandi a minuscole isole del Pacifico, dove il voto in Assemblea Generale ha lo stesso peso. Per Renzi la la candidatura italiana non deve temere gli avversari perché dalle battaglie per l’emancipazione femminile, alla leadership nel fornire caschi blu alle operazioni di pace dell’ONU, al ruolo guida nella riforma del Consiglio di Sicurezza, dove “non si può certo nascondere che col Giappone abbiamo idee diverse” (e subito dopo qualcuno gli ricorda anche con la Germania!), alla cooperazione italiana per lo sviluppo soprattuto dopo che il Parlamento ha approvato una legge che la rilancia, dal ruolo dell’Italia in soccorso dei rifugiati e quindi la sua statura geopolitica nelle attuali crisi del Mediterraneo. “Nel 2017 avremo la presidenza del G7 – conclude – sarebbe molto importante avere anche un seggio al Consiglio di Sicurezza dell’ONU”.

Ad un certo punto, una domanda sempre dal divano di pelle del collega Federico Rampini di Repubblica, stimola Renzi in un approfondito resoconto degli interessi geopolitici-energetici dell’Italia che non sempre coincidono con quelli di altri paesi europei, anzi. Ed il premier italiano la prende alla lontana, fin dai tempi in cui Enrico Mattei esplorava con l’Eni i nuovi mercati andando anche a disturbare, anzi a rompere gli interessi di certe grandi compagnie petrolifere occidentali, le cosiddette sette sorelle… (Si ricorda Renzi come andò a finire a Mattei? Abbiamo controllato, Matteo le corna dal podio non le fa…). A livello europeo, Renzi ammette che ci sono stati contrasti su quel “corridoio Est-Ovest” su cui si basano le importazioni di petrolio russo. La crisi ucraina “ha certamente influito”, ma Renzi fa capire che l’Italia, nelle sue posizioni filo russe, si è trovata in posizioni opposte a quelle di altri paesi europei. Ma per tutti gli interessi sono gli stessi: come assicurare gli approvvigionamenti energetici. Renzi ha quindi anche connesso questa politica filo-russa col cosiddetto “corridoio Sud”, nuovo pilastro della politica estera-energetica italiana: “Noi non facciamo politica in certi continenti a caso”, dice, quindi l’attenzione particolare nei confronti dell’Africa, al suo sviluppo economico che è per Renzi anche parte delle sue potenzialità di forniture energetiche di cui l’Italia ha bisogno.

Renzi quindi affronta il tema spinoso dell’immigrazione: “Gli sbarchi sono aumentati del 4% nel 2015. Attenzione al falso allarmismo, è un leggero aumento non un’invasione… L’immigrazione non si risolve urlando nei talk show, ma con le proproste”. A questo punto Renzi dice di essere molto soddisfatto della lettera che il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker gli ha inviato: “Ringrazio Juncker per il giudizio positivo che ha dato sulla proposta italiana. Molte cose sono cambiate nell’ultimo anno. Eravamo praticamente soli, anzi no, con noi c’era solo Malta, a fronteggiare la crisi dei migranti. Oggi tutti hanno capito che o questo problema si affronta insieme in Europa oppure non si va da nessuna parte”.

Quindi l’immigrazione sarà uno dei temi al centro del vertice tra i principali leader europei a Hannover, in programma lunedì prossimo, cui parteciperà anche il presidente Barack Obama. Tra i giornalisti qualcuno ricorda che l’ 8 febbraio, nel corso di un colloquio nello Studio Ovale della Casa Bianca, Obama aveva promesso al Capo dello Stato Sergio Mattarella, che “gli Stati Uniti avrebbero messo a disposizione dell’Italia le navi Usa inquadrate nelle basi Nato per operazioni di soccorso ai migranti e di contrasto ai trafficanti”. Che fine ha fatto quella promessa? Renzi risponde che “ne parleremo con il presidente Obama nel vertice di lunedì ad Hannover”.

Alla fine Renzi, prima di chiudere la conferenza stampa, ci concede una domanda anche a noi de La VOCE di New York. Ma questa volta, invece di rispondere con discorsi lunghi e approfonditi,  come aveva fatto per i “giornalisti sul divano”, a noi risponde telegrafico, senza spiegarci nulla. Cosa gli abbiamo chiesto? Quella domanda che facciamo spesso, sulla crisi dei rifugiati e migranti nel Mediterraneo, e cioè se il diritto internazionale, dopo l’accordo tra Unione Europea e Turchia, sia rispettato. L’ONU, alla quale lo abbiamo chiesto più volte, ci risponde di essere preoccupata e infatti resta in stato di allerta e “monitoraggio“. Poi se pensiamo alla visita appena avvenuta di Papa Francesco a Lesbo e che messaggio manda all’Europa… Ma a Renzi la domanda questa volta non deve essergli piaciuta. Ci risponde secco e in tre parole: “Penso che il diritto internazionale sia rispettato”. Spiegare perché? Si vede che non ha tempo… Almeno ci dedica qualche parole in più quando, nella seconda parte della nostra domanda, gli chiediamo anche del “diritto alla trasparenza e stato di diritto”, una battaglia che in Italia è da sempre di Marco Pannella e dei radicali italiani e che recentemente hanno intrapreso all’ONU. Infatti che sia valida, lo dimostra anche il fatto che sia tra i goal del Millennium per il 2030. Qui Renzi risponde: “Sul diritto alla trasparenza credo che a livello interno dobbiamo fare tutti uno sforzo maggiore. Noi stiamo lavorando sul decreto sull’ ‘information act’ e quindi su tutte le iniziative atte a valorizzare la trasparenza, a livello internazionale il grande tema degli obiettivi del 2030 riguarda questo ma riguarda anche la lotta alla povertà e lo sdradicamento delle condizioni di difficoltà in cui versano alcuni popoli e in particolare alcune categorie di persone, a partire dai più deboli, dai minori, dalle donne, e riguarda l’idea di investimento diverso. Noi daremo come contributo quello che ormai è una legge italiana, che per ogni euro investito in sicurezza ci sarà anche un euro investito in cultura, una idea che sta diventando un must anche di altri paesi. Ci lavoreremo”.

Renzi poi continuerà i suoi interventi al Palazzo di Vetro, giovedì e venerdì, dove sull’ambiente ha ribadito i concetti espressi alla conferenza stampa. Come già avvenne a settembre, chissà perché nessuna conferenza stampa del premier italiano con i giornalisti stranieri, come invece faranno molti altri leader al Palazzo di Vetro, come il premier canadese Justin Trudeau.

Qui sotto  tutti i video degli interventi.    

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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