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Lancio missili Nord Corea: il Consiglio di Sicurezza ONU resta spaccato e inerme

Alla riunione convocata dopo l'ultima violazione di Kim Jong-un delle risoluzioni, Cina e Russia accusano gli USA, Giappone e Corea di provocare la DPRK

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Lancio missili Nord Corea: il Consiglio di Sicurezza ONU resta spaccato e inerme

A wide view of the Security Council meeting on Non-proliferation and the Democratic People’s Republic of Korea. (UN Photo/Rick Bajonas)

Time: 5 mins read

Kim Jong-un continua a sparare missili, approfittando delle profonde spaccature all’interno del Consiglio di Sicurezza Onu accentuate dalla guerra in Ucraina. Da una parte restano gli Stati Uniti e altri 12 paesi del Consiglio di Sicurezza, che chiedono una ferma condanna della DPRK per le sue ripetute violazioni, dall’altra la Cina e la Russia accusano di continue “provocazioni” gli Usa – con Sud Corea e Giappone – che secondo Mosca e Pechino spingerebbero la Corea del Nord a reagire.

“Questo è stato un atto sconsiderato e una violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza”, aveva affermato il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Nel lanciare quel missile sopra il Giappone, aveva aggiunto Guterres, la Nord Corea aveva “nuovamente ignorato qualsiasi considerazione per il volo internazionale o la sicurezza marittima”.

Quando gli Usa hanno chiesto una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per mercoledì pomeriggio, Cina e Russia hanno subito mostrato contrarietà ad una riunione pubblica, sostenendo che il Consiglio avrebbe dovuto cercare di alleviare la tensione nella penisola coreana invece che peggiorarla. Così, ancora mercoledì mattina non si sapeva se il Consiglio di Sicurezza si sarebbe riunito pubblicamente o a porte chiuse. Alla fine, una prima parte è stata pubblica e poi ha continuato a porte chiuse.

Cho Hyun (right), Permanent Representative of the Republic of Korea to the United Nations,  greets Michel Xavier Biang, Permanent Representative of Gabon to the United Nations and President of the Security Council for the month of October, ahead of the Security Council meeting on Non-proliferation and the Democratic People’s Republic of Korea (Un Photo/Rick Bajornas)

Mercoledì pomeriggio, al discorso di apertura dell’Ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield, è stato subito chiaro che aria tirasse tra i Quindici. “Quest’anno la DPRK ha lanciato un numero record di 39 missili. Dodici membri del Consiglio si sono uniti a noi nel condannare queste azioni illegali e nel votare per imporre costi reali alla DPRK… Ma come tutti sappiamo, la Nord Corea ha goduto di una protezione totale da parte di due membri di questo Consiglio. Questi due membri hanno fatto di tutto per giustificare le ripetute provocazioni della DPRK e bloccare ogni tentativo di aggiornare il regime delle sanzioni. In breve, due membri permanenti del Consiglio di sicurezza hanno abilitato Kim Jong Un”.

L’ambasciatrice americana si è poi rivolta ai rappresentanti di Cina e Russia, aggiungendo: “E prima che questi due membri del Consiglio ripetano il loro mito secondo cui le provocazioni della Nord Corea sono in qualche modo una conseguenza delle politiche e delle azioni ostili degli Stati Uniti, esaminiamo i fatti. Il 25 settembre, la RPDC ha lanciato due missili balistici in violazione di molteplici risoluzioni del Consiglio di sicurezza. Gli Stati Uniti, i nostri alleati e questo Consiglio non hanno fatto nulla per provocare questo comportamento inaccettabile… Non tollereremo che nessun paese incolpi le nostre azioni difensive per rispondere alle minacce della DPRK come in qualche modo la causa intrinseca di queste minacce”.

Alla fine, la rappresentante Usa ha concluso: “La verità è che la DPRK sta testando capacità che possono minacciare ogni singolo Stato membro delle Nazioni Unite. Ciò minaccia tutta la nostra sicurezza individuale e collettiva, punto e basta. E facendo parte di questo Consiglio, ci siamo tutti assunti la pesante responsabilità di proteggere e difendere la pace e la sicurezza internazionali”.

Quando è stato il turno dei rappresentanti di Russia – assente l’ambasciatore Vassily Nebenzia sostituito dalla giovane vice Anna Evstigneeva – e Cina, ecco che i timori di Thomas-Greenfield si sono puntualmente verificati: quella nordcoreana, secondo la tesi dei russi e dei cinesi, non è altro che la naturale reazione alle provocazioni degli Stati Uniti, che insieme a Sud Corea e Giappone continuano con le loro esercitazioni militari ad allontanare il dialogo, unico modo per risolvere i problemi nella penisola. “Chiediamo agli Usa di riprendere la strada del dialogo nella Penisola coreana”, ha ripetuto il rappresentante cinese.

Oltre a Francia e Regno Unito, gli altri paesi non permanenti inclusa l’India hanno inutilmente auspicato che il Consiglio di Sicurezza potesse ritrovare l’unità necessaria per confrontarsi con le violazioni della Nord Corea. Tutto questo mentre i rappresentanti di Sud Corea e Giappone, invitati a parlare, hanno messo in guardia i Quindici su come il Consiglio, restando bloccato e non dando una risposta unita, stesse mettendo in serio pericolo la sua credibilità: “Il silenzio in questo caso non è un’opzione”, ha detto l’ambasciatore giapponese.

Kimihiro Ishikane, Permanent Representative of Japan to the United Nations, addresses the Security Council meeting on Non-proliferation and the Democratic People’s Republic of Korea. (UN Photo/Rick Bajornas)

Al regime di Pyongyang è stato vietato per anni di condurre test nucleari e lanci di missili balistici dal Consiglio di Sicurezza, che negli anni ha rafforzato le sanzioni per cercare di tagliare i finanziamenti a quei programmi. Ma negli ultimi anni, Cina e Russia hanno sostenuto che le sanzioni delle Nazioni Unite alla Corea del Nord fossero controproducenti: anche oggi Mosca e Pechino hanno ripetuto al Palazzo di Vetro che sia necessario allentarle per ragioni umanitarie e per indurre Pyongyang a tornare a colloqui internazionali in stallo, unico modo per convincere il leader Kim Jong Un a denuclearizzare.

Le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite vietano alla Corea del Nord di condurre test balistici o nucleari. Il lancio del missile della Corea del Nord è stato il primo a violare lo spazio aereo del Giappone dal 2017 e il missile balistico a raggio intermedio è caduto nell’Oceano Pacifico ben lontano dalla terraferma. Il missile ha volato per circa 4.500 chilometri (2.800 miglia): la distanza più lunga mai percorsa da un’arma nordcoreana. La scorsa settimana, il Giappone, gli Stati Uniti e la Corea del Sud avevano tenuto esercitazioni navali congiunte per la prima volta dal 2017.

Il Segretario Generale Guterres ieri ha esortato la Corea del Nord a “riprendere il dialogo con le parti chiave interessate al fine di raggiungere una pace sostenibile e la denuclearizzazione completa e verificabile della penisola coreana”.

L’ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield legge la dichiarazione congiunta con accanto altri dodici ambasciatori del Consiglio di Sicurezza + quelli di Giappone e Sud Corea (Foto VNY)

Alla fine, dopo che anche la riunione a porte chiuse ha tenuto spaccato l’UNSC sulla crisi coreana, tutti i membri del Consiglio di Sicurezza, tranne Cina e Russia, si sono presentati davanti ai giornalisti, con l’ambasciatrice USA Lisa Thomas Greenfield che ha letto una dichiarazione congiunta di condanna del lancio missilistico della Nord Corea, mentre l’unità del Consiglio di Sicurezza restava una chimera a vantaggio di Kim Jong-un.

Quella che segue è la dichiarazione congiunta letta dall’Ambasciatore Linda Thomas-Greenfield, Rappresentante degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, a nome di Albania, Brasile, Francia, India, Irlanda, Giappone, Norvegia, Repubblica di Corea, Emirati Arabi Uniti Emirati, Regno Unito e Stati Uniti.)

Stati Uniti, Albania, Brasile, Francia, India, Irlanda, Giappone, Norvegia, Repubblica di Corea, Emirati Arabi Uniti e Regno Unito condannano fermamente il lancio di missili balistici a lungo raggio della RPDC che ha sorvolato il Giappone il 4 ottobre e i suoi altri sette lanci di missili balistici sono stati effettuati dal 25 settembre. La DPRK ha ora lanciato oltre 35 missili balistici solo quest’anno.

Questi lanci violano molteplici risoluzioni del Consiglio di sicurezza e rappresentano una minaccia non solo per la regione, ma per l’intera comunità internazionale.

Gli Stati Uniti e coloro che oggi si sono uniti a me sul podio rimangono impegnati nella diplomazia e continuano a invitare la DPRK a tornare al dialogo. Ma non rimarremo in silenzio mentre la DPRK lavora per indebolire il regime globale di non proliferazione e minacciare la comunità internazionale.

La DPRK ha chiarito le sue intenzioni ad aprile e settembre quando il suo leader ha segnalato uno sforzo per accelerare i programmi nucleari e balistici della RPDC e ha persino alluso all’uso preventivo delle forze nucleari. Stiamo assistendo al perseguimento di questo obiettivo da parte della DPRK.

Chiediamo a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, in particolare ai membri del Consiglio, di unirsi a noi nel condannare questo comportamento sconsiderato e nell’invitare la DPRK ad abbandonare in modo completo, verificabile e irreversibile i suoi programmi illegali di armi e ad impegnarsi nella diplomazia verso la denuclearizzazione. Ricordiamo inoltre la decisione del Consiglio nella risoluzione 2397 relativa ad ulteriori misure significative.

Chiediamo agli Stati membri di attuare pienamente le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza. Riaffermiamo che la piena attuazione del mandato del Comitato 1718 è necessaria per rallentare e limitare efficacemente i progressi nel settore delle armi della DPRK.

A seguito delle provocazioni e del comportamento escalation della DPRK nel 2017, il Consiglio si è riunito e ha adottato all’unanimità provvedimenti per ritenere la DPRK responsabile delle sue azioni illegali.

Ora ancora una volta la DPRK sta mettendo alla prova la determinazione del Consiglio e dobbiamo agire di conseguenza.

Il Consiglio continuerà a impegnarsi nel corso della prossima settimana per trovare una voce unificata e una via da seguire.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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