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Deportazioni ucraini in Russia: gli USA scuotono il Consiglio di Sicurezza dell’Onu

Definite "estremamente inquietanti" le accuse sui "campi di filtrazione" e l'Ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield spiega "perché lo stanno facendo”

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Deportazioni ucraini in Russia: gli USA scuotono il Consiglio di Sicurezza dell’Onu

Linda Thomas-Greenfield, Permanent Representative of the United States to the United Nations, briefs reporters ahead of the Security Council meeting on maintenance of peace and security of Ukraine (UN Photo/Loey Felipe)

Time: 7 mins read

Sono scioccanti le accuse contro la Russia che gli Stati Uniti e altri paesi hanno portato davanti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU mercoledì pomeriggio: informazioni di intelligence americane, proverebbero che migliaia di ucraini sarebbero stati deportati a forza dall’Ucraina.

Il capo degli affari politici dell’Onu, Rosemary DiCarlo, intervenendo per prima al Consiglio di Sicurezza, ha avvertito che “le persistenti accuse di sfollamenti forzati, deportazione e i cosiddetti ‘campi di filtrazione’ gestiti dalla Russia e forze locali affiliate sono estremamente inquietanti. Tali segnalazioni devono essere esaminate con la collaborazione delle autorità competenti”.

Ilze Brands Kehris, segretario generale aggiunto dell’Onu per i diritti umani, ha aggiunto che “il nostro Ufficio ha documentato a numero significativo di casi di civili ucraini sfollati in Russia, inclusi una decina di casi in cui membri delle forze armate russe e gruppi armati affiliati hanno ordinato ai civili di Mariupol di lasciare le loro case o rifugi e li hanno portati nel territorio ucraino sotto il loro controllo, o in Russia”. “Ci sono state accuse credibili di trasferimenti forzati di bambini non accompagnati verso i territori occupati, o in Russia. Siamo preoccupati che le autorità di Mosca abbiano adottato una procedura semplificata per concedere la cittadinanza ai bambini senza cure parentali, e che questi abbiano diritto all’adozione da parte di famiglie russe”. Poi ha sottolineato che il suo ufficio ha “verificato che le forze armate di Mosca e i gruppi armati affiliati sottopongono i civili alla cosiddetta ‘filtrazione‘, un sistema di controlli di sicurezza e di raccolta di dati personali. Siamo preoccupati che tali controlli e le detenzioni che ne possono seguire, avvengano al di fuori di ogni quadro giuridico”. La pratica è risultata, secondo i rapporti credibili ricevuti dal OHCHR “in numerose violazioni dei diritti umani, compresi i diritti alla libertà, alla sicurezza della persona e privacy, e le persone sono state sottoposte anche a perquisizioni corporali”.

L’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield, che ha richiesto insieme all’Albania la riunione ad hoc del Consiglio di Sicurezza, nel suo lungo intervento ha esordito dicendo:

“Colleghi, immaginate, per un momento, di essere un genitore a Mariupol. Con il vostro partner siete giovani e sani. Avete un figlio di dieci anni e una figlia di due anni. Siete felici. Non vi occupate di politica, ma amate la vostra vita in Ucraina. Ed ecco che improvvisamente la Russia invade.

I russi bombardano le scuole e gli ospedali. Distruggono la vostra pacifica città. Nonostante ciò, avete fatto del vostro meglio per salvare la vostra famiglia. Vi siete riparati nei rifugi. Avete provato a sopravvivere.

Poi un giorno, con la vostra famiglia state provando a cercare un po’ di cibo, e venite fermati per strada da forze russe. Siete scortati, contro la vostra volontà, in un centro per essere sottoposti alla ‘filtrazione’. Siete atterriti da quello che succede dopo, perché vostra nonna vi ha parlato dei suoi amici e vicini che sparivano ai tempi dell’Unione Sovietica, e anche su cosa la Russia ha fatto ai suoi stessi cittadini durante la guerra in Cecenia.

Venite separati dal vostro partner e dai vostri bambini. Le vostre informazioni biometriche vengono registrate. La vostra patente e il vostro passaporto ucraino vengono confiscati. Il vostro cellulare viene ispezionato per cercare messaggi anti russi”.

L’ambasciatrice ha continuato:

“Siete spogliati dei vostri vestiti. Venite interrogati. Venite percossi. Sentite colpi di pistola e grida dalle stanze vicine, altri considerati più minacciosi sono torturati e uccisi.

Siccome avete una età per combattere, vi viene chiesto di farlo per la Russia. Quando rifiutate, vi viene dato un passaporto russo e venite inviati nella Russia più lontana contro la vostra volontà, lontani dalla vostra famiglia e con nessun mezzo per poter comunicare con chi conoscete o amate.

Siete stati filtrati.

Questo è il quadro che molti rapporti credibili e da fonti diverse hanno presentato come le così dette ‘operazioni filtraggio’ che la Russia ha messo in moto in Ucraina…”

Dopo aver elencato tutte le fonti, “inclusa l’agenzia di stato Tass news agency che ha riportato di molti ucraini che sono stati trasferiti in Russia”, l’ambasciatrice USA ha aggiunto che “le stime da varie fonti, incluse quelle del governo russo, indicano che le autorità russe hanno interrogato, detenuto, forzatamente deportato tra i 900 mila e 1,6 milioni di cittadini ucraini in Russia, spesso in regione isolate del lontano oriente”.

E poi ancora: “Filtrati. Questa parola non comunica tutto l’orrore e la depravazione di queste premeditate politiche. Basta guardare a come la Russia sta trattando i bambini ucraini. Le stime indicano che migliaia di bambini sono stati assoggettati al sistema di filtraggio, qualcuno separato dalla loro famiglie e presi da orfanotrofi prima di essere messi in adozione in Russia. Gli Stati Uniti ha informazioni che soltanto nel mese di luglio, più di 1800 bambini sono stati trasferiti dalle zone dell’Ucraina controllate dai russi, in Russia”.

A questo punto, l’ambasciatrice Thomas-Greenfield ha aggiunto: “Ovviamente, non ho bisogno di ricordare a questo Consiglio che il trasferimento forzato o la deportazione di persone protette da territori occupati al territorio dell’occupante, è una grave violazione della Quarta Convenzione di Ginevra sulla protezione dei civili e costituisce un crimine di guerra”.

Poi un’altra raffica di accuse dell’ambasciatrice americana nei confronti della Russia: “Dovremmo considerare per un momento il destino di coloro che non passano il sistema di filtraggio. L’evidenza sta crescendo ogni giorno che migliaia di ucraini considerai una minaccia per la loro potenziale affiliazione con l’esercito ucraino, con le forze di difesa territoriale, media, governo, gruppi della società civile sono, secondo quanto riferito, detenuti o semplicemente spariscono”.

“Allora perché stanno facendo questo?” Si è chiesta l’ambasciatrice USA, continuando: “Perché stanno confiscando i documenti di identità ucraini? Perché stanno forzando gli ucraini a riempire le domande per passaporti russi? Perché stan intimidendo i locali e deportando chiunque considerato una minaccia? (….) Perché le forze russe e i loro proxy stanno facendo del loro meglio per cancellare la memoria vivente dell’Ucraina?”

A questo punto, ecco la spiegazione fornita dalla diplomatica USA:

“La ragione è semplice: per prepararsi ad un tentativo di annessione. L’obiettivo è quello di cambiare i sentimenti con la forza. Di dotarsi di una fraudolenta patina di legittimità per l’occupazione russa ed eventualmente, perpetuare l’annessione di ancor più territorio ucraino.  Questo tentativo di fabbricare i fatti sul territorio è il predicato ad un referendum farsa (…).  Questo referendum tenterà di creare una falsa parvenza di legalità e di supporto popolare, così la Russia pensa di poter annettere Kherson, Zaporizhzhya, e altre regioni dell’Ucraina. Ma ovviamente noi non riconosceremo mai qualunque tentativo della Russia di cambiare i confini dell’Ucraina con la forza. Noi dobbiamo tenere gli autori di queste atrocità alle loro responsabilità. Noi dobbiamo rispondere, come comunità internazionale, una comunità che ancora rispetta la Carta delle Nazioni Unite”.

L’ambasciatrice, avviandosi verso la conclusione, ha detto: “Sappiamo cosa la Russia dirà di tutto questo. Negheranno, negheranno, negheranno. Ma c’è un semplice modo per sapere se qualcosa di tutto questo è vero. Lasciare entrare le Nazioni Unite. Dare accesso gli osservatori indipendenti. Dare alle NGOs accesso. Consentire l’accesso umanitario. Lasciare che il mondo veda cosa sta accadendo”.

Alla fine, l’ambasciatrice Thomas-Greenfield ha concluso ammonendo e cercando di scuotere gli altri membri seduti attorno al tavolo del UNSC:

“Come membri del Consiglio di Sicurezza, noi siamo qui per promuovere la pace e la sicurezza internazionale e far rispettare la UN Charter. Al minimo, io spero che ognuno di noi qui oggi riconosca che tutte le persone soggette alla filtrazione hanno bisogno di accesso al più presto possibile alle agenzie umanitarie e dell’Onu, in modo che possiamo verificare il loro stato di salute come abbiamo ascoltato dal OHCHR. Fino a quando la Russia provvederà a garantire questo accesso, noi dovremmo basarci sulle evidenze che abbiamo accumulato e la coraggiosa testimonianza dei sopravvissuti. Il quadro che hanno dipinto, accanto ai rapporti crescenti, è agghiacciante. Colleghi, ci sarà un giorno quando saremo riuniti in questo Consiglio per condannare i tentativi della Federazione Russa di annettere più territorio dell’Ucraina. A quel punto vi chiederò di ricordarvi cosa avete ascoltato qui oggi. Nessuno, nessuno, sarà in grado di poter dire che non erano stati avvertiti”.

La replica dell’Ambasciatore russo Vassily Nebenzya è arrivata dopo che diversi altri ambasciatori avevano ricalcato le accuse americane. Ma quando il diplomatico russo ha preso la parola, l’ambasciatrice Thomas-Greenfield era già uscita dall’aula. “Stiamo assistendo ad un ennesimo e grande atto di propaganda” ha subito esordito Nebenzya che ha rigettato tutte le accuse. In particolare il diplomatico russo ha contestato proprio il significato attribuito al termine “filtration”. Secondo il russo, infatti, il prendere documenti e schedare le persone ostili catturate durante combattimenti, non si tratterebbe di deportazioni forzate, ma di normali pratiche usate in tutte le situazioni di conflitto militare (l’intervento dell’ambasciatore Vassily Nebenzya si può seguire dal minuto 1.31.34 del video della riunione del UNSC).

L’ambasciatore italiano Maurizio Massari  (UN WebTV)

Nella discussione al Consiglio di Sicurezza sui trasferimenti forzati di civili ucraini verso la Russia, è intervenuta anche l’Italia (che non è attualmente un membro del CdS ma ha chiesto di partecipare alla riunione).

“Il sistema di filtraggio dei civili ucraini messo in atto dalla Russia è una violazione dello jus in bello così profonda come non si vedeva in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale”, ha esordito il Rappresentante Permanente d’Italia all’ONU, Amb. Maurizio Massari.

Oltre a questa già grave violazione del diritto umanitario internazionale, che potrebbe essere perseguita come crimine di guerra e crimine contro l’umanità dalla Corte penale internazionale, fonti credibili hanno segnalato potenziali trattamenti crudeli, inumani e degradanti, raccolta illegale di dati biometrici, torture, detenzioni arbitrarie e sparizioni forzate.

“La gravità della situazione richiede due azioni rapide e cruciali – ha proseguito Massari – in primo luogo chiediamo alla Russia di garantire il libero accesso agli organismi ONU e a ONG quali il Comitato Internazionale della Croce Rossa-CICR, per visitare i centri temporanei dove si trovano i civili ucraini con un accesso diretto e completo a questi ultimi, in linea con le convenzioni di Ginevra.”

“In secondo luogo, chiediamo alla Russia di garantire l’immediato ritorno dei cittadini ucraini trasferiti con la forza, in particolare donne e bambini, nei loro territori di origine o la loro libertà di movimento verso Paesi terzi. L’efficace meccanismo di evacuazione instaurato a Mariupol, sotto il coordinamento ONU-CICR, potrebbe essere un esempio da replicare.

L’intervento dell’ambasciatore Massari ha infine riaffermato il sostegno ai meccanismi indipendenti, internazionali e nazionali, che indagano per evitare l’ impunità degli autori di queste gravi violazioni.

 

 

 

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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