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March 19, 2021
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Primi cento giorni con 100 milioni di vaccinazioni e Joe Biden spinto dalla fiducia

L’obiettivo di raggiungere la normalità per il 4 di luglio porta all’ottimismo; il presidente con Harris ad Atlanta per consolare e intanto i "dreamers" sognano

Massimo JausbyMassimo Jaus
Time: 5 mins read

Il presidente Joe Biden vuole sfruttare i primi cento giorni della sua presidenza, che sono quelli generalmente più costruttivi per la nuova amministrazione della Casa Bianca. Li sta usando per indirizzare la strada che gli Stati Uniti percorreranno sotto la sua leadership nei prossimi quattro anni.  Frenato, però, dal coronavirus e dall’economia in grave difficoltà. Ma i programmi per cercare di sconfiggere la pandemia sono stati fatti e nonostante l’oltre mezzo milione di persone decedute per il coronavirus la fiducia che il peggio sia alle spalle dà la spinta per la ripresa.  Oggi è stato raggiunto con molto anticipo il traguardo delle 100 milioni di vaccinazioni. Più di 40 milioni di persone ora sono immunizzate. Un dato importante perché il 40 % dei repubblicani ha detto di essere contrario alla immunizzazione e che non si vaccineranno.

Il CDC, Center for Desease Control and Prevention, sta preparando i piani per la riapertura delle scuole, molti locali pubblici stanno lentamente aprendo le porte alla clientela. L’obiettivo fissato da Biden di raggiungere un minimo di normalità per il 4 di luglio, ha dato la spinta all’ottimismo, aiutato in questo dalle nuove forme di aiuti contenuti nel pacchetto dello stimolo economico approvato dieci giorni fa. Non è proprio ottimismo, ma la speranza che il peggio sia passato.

In questa atmosfera meno cupa oggi Joe Biden e Kamala Harris sono andati ad Atlanta in Georgia per incontrare i rappresentanti della comunità sinoamericana dopo la strage nelle sale massaggio in cui sono state uccise 6 donne di origine asiatica. Mentre il presidente saliva per entrare nell’aereo che lo portava ad Atlanta è scivolato per due volte sui gradini della scaletta. “Non è successo nulla, è solo scivolato” ha detto uno dei suoi portavoce.

Alla stessa ora ad Anchorage, in Alaska, sono ripresi per il secondo giorno i colloqui tra i massimi esponenti della politica estera americana e cinese.

Impegni paralleli per Biden per cercare di rimettere il Paese al lavoro e gli Stati Uniti al centro della politica mondiale dopo i quattro anni di isolazionismo della precedente amministrazione, nei primi cento giorni della sua Casa Bianca.

Central Park West, New York, USA, January 20 2018 – Thousands of People marched on the 2018 Women’s March on NYC today in New York City. Photo: Luiz Rampelotto/EuropaNewswire

A Washington la Camera dei Rappresentanti passa un provvedimento per legalizzare lo status immigratorio dei “dreamers”, i giovani negli Stati Uniti senza permesso di soggiorno portati illegalmente dai genitori quando loro erano bambini. La misura è stata approvata con 228 voti a favore e 197 contrari. “E’ un primo passo importante per riformare il nostro sistema dell’immigrazione”, ha affermato Biden, “Ora – ha proseguito – dobbiamo varare un sistema dell’immigrazione moderno equilibrato, basato su dignità e sicurezza, e in grado di offrire soluzioni di lungo termine”.

Al Senato, invece sale la tensione tra democratici e repubblicani per riformare le regole del filibustering, la tattica dilatoria usata dall’opposizione per rallentare o bloccare i lavori della maggioranza. Questa sfida è molto più complessa perché non è solo il confronto tra maggioranza e opposizione poiché si intreccia con la guerra clandestina all’interno del Gop e con il dissenso al cambiamento di alcuni senatori democratici. Poi il Senato è diviso ulteriormente per i commenti che i senatori pro Trump continuano a fare sulla rivolta al Campidoglio dei 6 gennaio. Commenti razzisti, divisori ma soprattutto senza il rispetto per le vite perse e per la gravità dell’accaduto.

Attack on Capitol Hill. January 6, 2021. (Wikimedia Commons)

Il senator Roy Johnson continua a raccontare che la sommossa è stata lanciata dalla sinistra radicale mimetizzata dai “patriotti difensori dell’America”. Ted Cruz e Josh Hawley minimizzano la gravità dell’invasione.  Il direttore dell’Fbi, Chris Wray, ai microfoni della NPR, ha detto che il terrorismo domestico è in metastasi e continua a crescere all’interno della società americana. Nelle indagini viene evidenziato che la sommossa del 6 gennaio sia stata organizzata precedentemente. Molti delle persone che hanno preso parte all’invasione erano armati di mazze da baseball o spranghe e bastoni. L’atmosfera al comizio organizzato da Trump era infuocata per le parole dette dall’ex presidente, animi riscaldati già nei giorni precedenti al comizio finale dal quale poi i partecipanti hanno lanciato l’attacco. A surriscaldare l’atmosfera ci hanno pensato i gruppi eversivi suprematisti degli Oath Keapers, Boogle Boys, Proud Boys, Threepercenters, convocati e aizzati da Stop the Steal, l’associazione di Roger Stone per continuare la falsa narrativa delle elezioni truccate.

Nuove inedite immagini delle violenze vengo presentate ogni giorno. Le ultime mostrano la facilità con cui gli agenti del Congresso vennero sopraffatti, come gli estintori di metallo del Congresso vennero usati come armi. Poi i liquidi irritanti lanciati contro gli agenti, le mazze da baseball e le spranghe sequestrate. Armi da guerriglia urbana – affermano gli inquirenti – che non si portano ad un normale comizio se non c’è la volontà di creare disordini.

E proprio le focose parole dette da Donald Trump prima dell’assalto sono all’esame degli inquirenti. Questo dopo una denuncia fatta dal congressman Eric Swalwell che ha citato in giudizio l’ex presidente per aver spinto alla sommossa nel tentativo di bloccare la certificazione della vittoria di Biden al Congresso.

L’articolo su Vanity Fair che descrive Trump come un imbroglione che non paga i debiti

Vanity Fair, il patinato mensile della Condé Nast, sempre molto ben informato, dedica un lungo articolo a Donald Trump e alle sue sventure giudiziarie. Sarebbero non meno di 3mila e 500 le azioni giudiziarie nei confronti dell’ex presidente attualmente nei tribunali americani. Gran parte sono per non aver pagato agenti immobiliari o ex avvocati o ex dipendenti licenziati, ma anche per non aver restituito i depositi dati dagli affittuari, così come non sono stati saldati i conti con alcuni fornitori o non è sono stati restituiti beni presi in prestito. “Un bullo che usava i suoi soldi e le sue connection per frodare i deboli” scrive Bess Levin, l’autrice dell’articolo.

Ma per Trump la resa dei conti non è molto lontana. Ieri è stata nuovamente interrogata dall’ufficio del District Attorney di Manhattan l’ex nuora del CFO della Trump Foundation, Allen Weisselberg. Jennifer Weisselberg era la moglie di Bart, il figlio di Allen. I due hanno divorziato due anni fa dopo 14 anni di matrimonio. L’ex marito per il manager della pista di pattinaggio di proprietà della Trump Organization. La donna sarebbe a conoscenza delle malefatte compiute dal suocero per conto di Trump con il quale ha lavorato per oltre 40 anni.

“Se c’è uno che sa dove sono nascosti tutti gli scheletri di Donald Trump – ha detto nelle settimane scorse Michael Cohen, l’ex avvocato di Trump, è lui”. Secondo Andrew Weissman, avvocato che ha condotto le indagini quando era parte della Commissione Muller sul Russiagate, ha detto a Nicole Wallace della MSNBS che secondo lui questi ultimi interrogatori di Michael Cohen e dell’ex nuora di Weisselberg sono per confutare i dati contenuti nelle cartelle delle tasse delle società di Trump da parte del District Attorney di Manhattan. “Credo che siano solo riscontri su soldi pagati, su spese sostenute, per controllare la veridicità delle dichiarazioni dei redditi” ha detto, ma non conoscendo i fatti e questa è solo una mia interpretazione. Posso solo dire con sicurezza che l’indagine del District Attorney sarà capillare e non ci saranno punti o situazioni che non saranno stati esaminati”.

 

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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