“Oggi, l’apartheid è morto. Ma, purtroppo, il razzismo continua a vivere – in tutte le regioni e in tutte le società”.
Così, per bocca del Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, è iniziata la giornata internazionale contro il razzismo. Il quadro dipinto è preoccupante: discriminazioni ed esclusioni sociali subite da uomini e donne di origine africana, ingiustizie e oppressioni subite dalle popolazioni indigene, antisemitismo, odio anti-musulmano e infine, fenomeno dilagato dopo l’eslosione del covid-19, violenze contro le persone di origine asiatica.
“Vediamo il razzismo – ha continuato Guterres – anche nei pregiudizi e nelle opinioni ripugnanti dei suprematisti bianchi e di altri gruppi estremisti”.
L’odio razziale è come una feroce pandemia globale, un fenomeno che dilaga in tutte le terre senza trovare ostacolo che sia in grado di fermarlo. Per l’ONU è un “male profondamente radicato, che trascende le generazioni e perpetua la disuguaglianza, l’oppressione e l’emarginazione”. Definendolo “un fenomeno culturale complesso”, ha sostenuto che tutti “devono essere proattivamente antirazzisti” per sradicare il razzismo.
Guterres ha ricordato anche il 20° anniversario della dichiarazione di Durban, un documento che propone misure concrete per combattere il razzismo, la discriminazione, la xenofobia e l’intolleranza, indicando nel 2021 l’anno giusto per poter “fare una valutazione onesta di dove ci troviamo e dove dobbiamo andare”. “Il razzismo si manifesta in molte forme: coscienti e non. Per questo motivo, combatterlo richiede un’azione quotidiana”.
In questa lotta, un ruolo fondamentale lo avranno i giovani. Sono loro che, attraverso comportamenti e atteggiamenti corretti, “determineranno la forma e l’aspetto futuro delle nostre società”. È per questo motivo che il Segretario ha rivolto un appello agli educatori, perchè “insegnino che tutte le persone nascono uguali. La supremazia è una bugia malvagia. Il razzismo uccide. Lavoriamo insieme per liberare il mondo dal male, perché tutti vivano in un mondo di pace, dignità e opportunità”.
Guterres si è poi concentrato sull’emergenza sanitaria e ha fatto riflettere il suo riferimento agli africani che “spesso hanno un accesso iniquo alle cure mediche e sono più vulnerabili alla mortalità causata dal coronavirus”. A loro ha lanciato un messaggio, ricordando come “L’ONU sia sempre presente per difendere i diritti umani fondamentali delle persone di origine africana”.
A seguire, è intervenuta anche Linda Thomas Greenfield, ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, che ha ricordato le sue origini e il suo passato. “Questa commemorazione la sento vicina. Sono una donna di origini africane. Ma, ancor più importante, sono discendente di schiavi. La mia bisnonna Mary Thomas, nata nel 1865, era figlia di uno schiavo. Sono cresciuta nel sud segregato e ho visto il Ku Klux Klan bruciare i prati del nostro quartiere”.
“Io sono solo l’esempio – ha concluso – di ciò che la speranza e la forza possono fare. Dopo tutto, da discendente di schiavi sono oggi davanti a voi come rappresentante degli Stati Uniti alle Nazioni Unite. Questo è il segno che qualcosa sta cambiando”.