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March 1, 2015
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La rivincita del contemporaneo. A New York in mostra l’arte italiana degli anni ’70 e ’80

Fabiana Yvonne LuglibyFabiana Yvonne Lugli
Un momento dell'inaugrazione della mostra Back to the 80’s, alla Ierimonti Galleri USA fino al 16 marzo. Foto: Maurita Cardone

Un momento dell'inaugrazione della mostra Back to the 80’s, alla Ierimonti Galleri USA fino al 16 marzo. Foto: Maurita Cardone

Time: 4 mins read

 

Un nuovo spazio dal sapore italiano si aggiunge al ricco panorama di gallerie d’arte newyorchesi e apre con un evento che punta a ridare un ruolo alla produzione italiana nella storia dell’arte internazionale contemporanea.

La Ierimonti Gallery nasce a Milano nel 1991 grazie alla visione di Carla Delia Piscitelli, presidente e fondatrice dell’omonima galleria, donna dall’incredibile fiuto per il talento artistico in grado di introdurre ed imporre al mercato italiano artisti dalle identità diametralmente opposte e profondamente diversificate. Una gallerista che “ha sempre cercato l’arte nella direzione nella quale nessuno stava guardando” con una capacità visionaria che l’ha resa sempre attenta e curiosa verso le diverse forme d’espressione artistica.

Questo giustifica e spiega l’interesse nella ricerca di grandi talenti artistici in campi interdisciplinari con attenzione anche verso il mondo del design, del cinema e dell’architettura. Nella sua galleria sono infatti state esposte le installazioni ed i progetti del gruppo austriaco Coop Himmelb(l)au, le sculture di Kohei Nawa e proiettate le installazioni video TV Cello di Nam June Paik. Ha sostenuto e promosso giovani artisti internazionali come i giapponesi Off Nibroll, facendo entrare di fatto, nel circuito dell’arte contemporanea italiana, nomi come quelli di Ed Ruscha, Sudarshan Shetty, Dennis Oppenheim, Kohei Nawa e altri.

Nel 2010 nasce la Ierimonti Gallery USA “con lo scopo – racconta la presidente – di apportare il nostro personale contributo al mondo dell’arte contemporanea newyorchese offrendo al contempo un orientamento ai possibili investitori. Siamo in grado di suggerire ai collezionisti e amanti dell’arte una scelta guidata tra artisti emergenti e di sicuro investimento, oltre che in grado di offrire loro sempre grandi nomi dell’arte contemporanea, naturalmente”.

Ora la creazione di un nuovo spazio che il 6 febbraio ha aperto con l’evento, Back to the 80’s. From Arte Povera to the Rediscovery of Nuovi Nuovi. Una mostra intesa a riportare l’attenzione del circuito newyorchese verso l’arte italiana degli anni ’70 e ’80 attraverso l’excursus  storico guidato che ripercorre i vari movimenti proposti nell’esposizione, dall’ Arte Povera e la Transavanguardia fino ai Nuovi Nuovi (movimento artistico nato nei primi anni ’80 in Italia così denominato da Renato Barilli a Bologna nel 1980). Dei Nuovi Nuovi fanno parte Luciano Bartolini, Bruno Benuzzi, Antonio Michelangelo Faggiano, Felice Levini, Luigi Mainolfi, Giuseppe Maraniello, Luigi Ontani, Giuseppe Salvatori, Salvo, Aldo Spoldi, autori presenti con opere esposte nella mostra che sarà visibile fino al 16 marzo 2015. Altrettanto copiosa è la presenza di artisti dell’arte Arte Povera tra i quali Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Mario Merz, Jannis Kounellis, Giuseppe Penone, Emilio Prini. E poi c’è la Transavanguardia con Mimmo Paladino, Sandro Chia, Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Nicola De Maria. Insomma il meglio del ‘900 italiano, ancora poco esplorato all’estero.

Benuzzi

L’artista Bruno Benuzzi alla Ierimonti Gallery di New York, sullo sfondo una delle sue opere. Foto: Maurita Cardone

All’inaugurazione c’era l’artista Bruno Benuzzi con il quale La VOCE ha avuto modo di chiacchierare. Benuzzi ha sottolineato come, pur essendo figlio di un’altra generazione artistica, la sua opera sia in dialogo con l’Arte Povera, come appunto evidenzia l’accostamento proposto dalla mostra alla Ierimonti Gallery. “Senz’altro [c’è in comune] l’utilizzo del materiale di supporto dell’opera – spiega l’artista – In uno dei lavori che espongo in questa mostra il materiale che utilizzo è la farina, un materiale povero. Una volta completata l’opera essa diviene irriconoscibile nella sua consistenza perché la componente materica viene sublimata nel processo compositivo. La mia arte è decisamente citazionista ed io ho sempre lo sguardo volto verso gli autori del passato sia italiano che europeo. Anche se mi sento naturalmente più vicino ad artisti come il Botticelli e ai pittori fiamminghi che al ‘900. I fiamminghi mi interessano sopratutto per l’attenzione quasi maniacale che hanno verso i particolari”.

Soltanto di recente negli USA la produzione contemporanea made in Italy è riuscita a conquistarsi una fetta dell’attenzione di pubblico e critica e l’Arte Povera è in prima linea in questo processo di apertura ai mercati esteri. “Dall’Arte Povera in poi l’arte italiana è abbastanza nota nel mondo – prosegue Benuzzi – Il problema lo abbiamo avuto soprattutto prima e per fortuna ora grandi artisti come Fontana e Burri stanno diventando grandi nomi del panorama internazionale”.

Paolini

Una delle opere di Giulio Paolini in mostra alla Marian Goodman Gallery fino al 13 marzo. Foto: Maurita Cardone

Benuzzi non è nuovo a New York dove ha esposto anche alla Holly Solomon Gallery negli anni ’80, in una mostra dedicata ai Nuovi Nuovi, appunto, che fece storia. È bello constatare il rinnovato interesse che importanti gallerie newyorchesi stanno riservando ad oggi all’arte italiana del periodo tra gli anni ’70 e ’80. Non è un caso, infatti, che nello stesso edificio della Ierimonti Gallery, appena un piano più giù, anche la prestigiosa Marian Goodman Gallery abbia inaugurato, sempre il 6 febbraio scorso, una mostra su uno dei nomi simbolo dell’Arte Povera: una personale dei lavori più recenti di Giulio Paolini, visitabile fino al 13 marzo, che apre un intero ciclo che la galleria newyorchese dedica ad artisti taliani.

Se siete a New York in questo periodo, magari arrivati per l’Armory Show che apre il 5 marzo, fate una scappata su 57th Street per visitare queste due imperdibili mostre che celebrano l’arte contemporanea italiana.

 

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Fabiana Yvonne Lugli

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