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Diritti umani, sul decreto sicurezza bis tra l’ONU e Salvini è braccio di ferro

Gli esperti ONU preoccupati dalle ultime direttive e dai loro contraccolpi sui diritti umani dei migranti. Salvini: ONU si occupi di Venezuela

Giulia PozzibyGiulia Pozzi
Diritti umani, sul decreto sicurezza bis tra l’ONU e Salvini è braccio di ferro

Matteo Salvini and Beatriz Balbin, Chief of the Special Procedures Branch of the Office of the High Commissioner for Human Rights.

Time: 5 mins read

L’ONU torna a “bacchettare” l’Italia sulla sua politica migratoria. Il nuovo monito è giunto in una lettera firmata da Beatriz Balbin, capo delle Special Procedures dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani, datata lo scorso 15 maggio, consegnata nelle mani dell’ambasciatore italiano alle Nazioni Unite a Ginevra Gian Lorenzo Cornado e destinata al ministro degli Esteri Enzo Moavero. Non è il primo richiamo: a novembre, l’ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani Michelle Bachelet criticò duramente diversi punti del decreto sicurezza firmato dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, come l’abolizione della protezione umanitaria e la contrazione del sistema Sprar. E lo scorso settembre, Bachelet aveva preannunciato l’invio di ispettori in Italia per vigilare sul “riferito forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e Rom”.

Tra i precedenti e l’ultimo richiamo, le novità sono le ultime due direttive emesse tra marzo e aprile, tese a bloccare definitivamente le attività delle Ong nel Mediterraneo e in particolare della nave Jonio di Mediterranea. Il cosiddetto “decreto sicurezza bis”, infatti, attribuisce pesanti sanzioni pecuniarie a chi, “nello svolgimento di operazioni di soccorso in acque internazionali, non rispetta gli obblighi previsti dalle Convenzioni internazionali”: da 3.500 a 5.500 euro per ogni straniero trasportato (multa poi eliminata nella revisione del decreto) e, nei casi reiterati, se la nave è battente bandiera italiana la sospensione o la revoca della licenza da 1 a 12 mesi.

Ma gli esperti ONU parlano chiaro: “La direttiva di marzo è una seria minaccia ai diritti dei migranti, inclusi i richiedenti asilo e le persone vittime di tortura, sequestri, detenzioni illegali. Ci sono ragionevoli elementi per ritenere che sia stata emanata per colpire direttamente la Mare Jonio, vietandole l’accesso alle acque e ai porti italiani. Nella direttiva del 15 aprile la si accusa esplicitamente di favorire l’immigrazione clandestina. Siamo profondamente preoccupati per queste direttive, che non sono basate su alcuna sentenza della competente autorità giuridica”. Qualche giorno fa, la mare Jonio è stata sequestrata dalla Guardia di Finanza per il rilevamento di alcune irregolarità a bordo, ma, qualche ora fa, si è saputo che la procura di Agrigento non ha convalidato il sequestro, ma ha disposto l’acquisizione di prove relativamente all’accusa di immigrazione clandestina.

Ma se il decreto parla di “rispetto delle Convenzioni internazionali”, perché gli esperti ONU lo attaccano? Il motivo è che, a fine giugno e alcuni mesi prima che il conflitto civile rinfocolasse drammaticamente, il Governo libico ha proclamato una propria zona SAR (di ricerca e soccorso), che ha in qualche modo legittimato il ritiro delle navi dell ONG europee e la “criminalizzazione” di coloro che si rifiutano di riconsegnare i migranti salvati in quella zona alla sedicente Guardia Costiera libica. Ma la questione è molto complicata: perché, come le ultime vicende nel Paese hanno dimostrato, la Libia non può considerarsi un porto sicuro di sbarco. Ecco perché, per le Nazioni Unite, il decreto sicurezza si configura innanzitutto come “l’ennesimo tentativo di criminalizzare le operazioni Search and rescue delle organizzazioni civili”, e finisce per “intensificare il clima di ostilità e xenofobia nei confronti dei migranti”. Non solo: potrebbe portare a una violazione del principio di non-refoulement, cioè il principio di non respingimento, sancito dalla Convenzione di Ginevra. “È stato ampiamente documentato in diversi report dell’Onu che i migranti in Libia sono soggetti ad abusi, torture, omicidi e stupri, quindi la Libia non può essere considerata un ‘place of safety’ per lo sbarco”.

Raccomandazioni che non sembrano aver turbato il ministro dell’Interno italiano, che ha invitato le Nazioni Unite ad occuparsi di ben altri problemi, in primis il Venezuela: “Un organismo internazionale che costa miliardi di euro ai contribuenti, che ha come membri la Corea del Nord e la Turchia, regimi totalitari, e viene a fare la morale sui diritti umani all’Italia, a Salvini per il decreto sicurezza, fa ridere, è da scherzi a parte”. Fonti del Viminale hanno ironicamente commentato: “Il Viminale non ha sottovalutato la lettera dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’Onu, soprattutto alla luce della competenza e dell’autorevolezza delle Nazioni Unite in materia. Autorevolezza testimoniata da alcuni Paesi membri dell’Onu come Turchia e Corea del Nord”. Ma neppure l’ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani si è mostrato disponibile ad arretrare: i suoi esperti hanno infatti confermato la propria posizione con una nota. “Il diritto alla vita e il principio di non respingimento dovrebbero sempre prevalere sulla legislazione nazionale o su altre misure presumibilmente adottate in nome della sicurezza nazionale”. Le Nazioni Unite esortano quindi “le autorità a smettere di mettere in pericolo la vita dei migranti, compresi i richiedenti asilo e le vittime della tratta di persone, invocando la lotta contro i trafficanti. Questo approccio è fuorviante e non è in linea con il diritto internazionale generale e il diritto internazionale dei diritti umani”.

E ancora: “Le politiche migratorie restrittive contribuiscono ad aggravare le vulnerabilità dei migranti e servono solo ad aumentare il traffico di persone”. I sei esperti dell’Onu, che sollecitano una risposta alla loro lettera, chiedono anche il ritiro delle due precedenti direttive che vietano l’accesso ai porti italiani alle navi di organizzazioni non governative che salvano migranti al largo delle coste della Libia. “Siamo profondamente preoccupati per le accuse mosse contro la nave Mare Jonio, che non sono state confermate da autorità giudiziarie competenti. Crediamo che si tratti di un altro tentativo politico di criminalizzare gli attori umanitari che forniscono servizi salvavita indispensabili per proteggere la vita e la dignità degli esseri umani”, aggiungono. Per i sei relatori esperti le direttive stigmatizzano inoltre i migranti come “possibili terroristi, trafficanti e contrabbandieri”, senza fornire prove. “Temiamo che questo tipo di retorica aumenterà ulteriormente il clima di odio e di xenofobia”. E quanto alla nave Jonio, l’ONU ha ribadito: “Siamo profondamente preoccupati per le accuse mosse contro la nave Mare Jonio, che non sono state confermate da autorità giudiziarie competenti. Crediamo che si tratti di un altro tentativo politico di criminalizzare gli attori umanitari che forniscono servizi salvavita indispensabili per proteggere la vita e la dignità degli esseri umani”.

Notizia delle ultime ore, la parziale modifica del decreto che Salvini ha portato in un Consiglio dei Ministri bollente. Tra le altre cose, il nuovo testo rende ancora più dure le sanzioni per le Ong che salvino migranti in zona Sar senza coordinarsi con le autorità competenti, ma sparisce la multa a migrante. Confermata la sanzione amministrativa da 10 a 50.000 euro a per il comandante, l’armatore e il proprietario della nave, ed è istituita la confisca della nave se reitera il reato o se trasporta un numero di immigrati superiore a 100.

Abbiamo chiesto conto della posizione di Guterres nella polemica a Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario Generale: “Gli Special Rapporteur hanno un ruolo fondamentale all’interno dell’architettura dei diritti umani dell’ONU, ma sono indipendenti”, ha chiarito in riferimento agli esperti autori della lettera indirizzata all’Italia. (Video sotto dal minuto 16:42)

Dujarric ha specificato che, anche senza entrare nel merito della legge, il messaggio del Segretario Generale è che la legge internazionale che riguarda la protezione dei diritti dei migranti e dei rifugiati dovrebbe essere rispettata, principio accettato da tutti i firmatari della Convenzione sui Rifugiati. Inoltre, tutti i migranti e i rifugiati “devono essere trattati con dignità e rispetto dei diritti umani e con solidarietà”. E quando abbiamo chiesto se le Nazioni Unite e il Segretario Generale stiano esercitando una pressione sufficiente sul Governo italiano, ci ha risposto: “Posso parlare solo per il Segretario Generale, ma penso che il messaggio che ha mandato su migranti e rifugiati sia chiaro e inequivocabile, ed è un messaggio che manda in tutto il mondo. Ogni Paese ha il proprio dibattito interno e politiche e posizioni differenti, e la posizione del Segretario Generale, che è la stessa pubblicamente e privatamente, è rimasta invariata”.

 

 

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Giulia Pozzi

Giulia Pozzi

Classe 1989, lombarda, dopo la laurea magistrale in Filologia Moderna all'Università Cattolica di Milano si è specializzata alla Scuola di Giornalismo Lelio Basso di Roma e ha conseguito un master in Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali presso la Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI). Ha lavorato come giornalista a Roma occupandosi di politica e affari esteri. Per la Voce di New York, è stata corrispondente dalle Nazioni Unite a New York. Collabora anche con "7-Corriere della Sera", "L'Espresso", "Linkiesta.it". Considera la grande letteratura di ogni tempo il "rumore di fondo" di calviniana memoria, e la lente attraverso cui osservare la realtà.

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