Alla voce “Isola” il dizionario riporta: “Terra emersa, interamente circondata dall’acqua”. Sufficiente se si vuole spiegare brevemente il significato del termine, ma chi è stato almeno una volta su un’isola sa che esistono altre caratteristiche per descriverla. Imprevedibile, innanzitutto, e misteriosa, l’isola ha il potere della metamorfosi: intima e raccolta d’inverno, in estate esplode in un turbinio di suoni, voci, colori e persone, talmente tante da temere di poter sprofondare. Luogo d’evasione per molti, basta un mare mosso e può diventare una prigione, senza alcuna via di fuga, costringendo il turista a permanenze forzate.
Il turista, la principale fonte di guadagno dell’isola, con il quale l’isolano si approccia in maniera affabile e familiare, ma allo stesso tempo aspettando il giorno della fine della stagione balneare, quando tutti torneranno “sulla terraferma” lasciandolo nuovamente nella sua dimensione, se non ideale, quantomeno abituale, isolata. Isolana insomma. La sua, però, non è una forma di snobismo verso l’altro, ma un modus vivendi. Scriveva Predrag Matvejevic’ nel suo Breviario Mediterraneo che“gli abitanti delle isole sono meno spensierati della gente della costa: isolati dal mare, sono più rivolti verso se stessi”.
Anche Ventotene è così: di origine vulcanica, appartenente all’arcipelago delle isole Ponziane, Ventotene ha meno di mille abitanti d’inverno – principalmente anziani e bambini – ma con l’arrivo della bella stagione l’isoletta si popola di turisti provenienti da ogni parte del mondo. C’è chi ci arriva la prima volta, chi invece è un abitudinario, un “folgorato”, come li chiamano qui i turisti che vivono l’isola come una sorta di dipendenza. A differenza di Ponza, dalla movida più frenetica, Ventotene garantisce al visitatore il divertimento, ma concede anche pace, silenzio e relax a pochi metri di distanza dal resto.
Se si vogliono provare entrambe le dimensioni, ovvero quella turistica all’ennesima potenza e quella isolana, il periodo da prendere in considerazione è in occasione della festa in onore della Santa protettrice dell’isola: Santa Candida. L’ideale è prenotare qualche giorno prima dell’inizio della festività religiosa e restare qualche giorno dopo, per godersi lo scenario di centinaia di turisti che al porto si imbarcano dandosi appuntamento all’anno prossimo e lasciandoti finalmente solo con la tua – perché credetemi, la sentirete vostra alla fine della vacanza – isola.
Santa Candida cade il 20 settembre, ma già nei giorni precedenti è tutto un prepararsi all’evento: ci sono i ragazzi che sistemano le mongolfiere di carta, che i ventotenesi chiamano “o’ pallon” e che saranno lanciate una per ogni sera, dal 10 (giorno della prima “uscita” della Santa) fino al 20 settembre, giorno della processione. Il 19, poi, è il giorno preferito dai più piccoli che potranno iscriversi ad una delle tante gare organizzate per l’occasione: il tiro alla fune, la gara di nuoto e per chi ha tanto ossigeno nei polmoni c’è addirittura la traversata da Santo Stefano, isola che sorge di fronte Ventotene, un tempo sede dell’antico ergastolo (rimasto in funzione fino al 1965) fino al porto di Ventotene.
Nei giorni che precedono la festa l’agenda è fitta: ci si sveglia tardi e si arriva in piazza per fare colazione in uno dei tanti caratteristici bar che si trovano in centro. Si incontrano gli amici conosciuti magari la sera prima in qualche locale o a ballare nella discoteca dell’isola, che altro non è che un terrazza con qualche luce a neon, e poi si va al mare, a Cala Nave, Cala Rossano, Cala Battaglia, Parata Grande, dove si ammira uno dei tramonti più belli dell’isola. Prima, però, si passa al forno, unico del posto, a fare incetta di pizza con la cipolla, frittatine di pasta e brioches, perché una volta in spiaggia i chioschi sono pochi, quando ve ne sono.
Quando il sole tramonta, nascondendosi dietro le alte scogliere, allora si risale in centro per un aperitivo, una passeggiata per l’isola che è ricca di storia e di reperti antichi, come la peschiera e le cisterne romane, la villa imperiale di Giulia, il Museo archeologico e quello della Migrazione, per conoscere le centinaia di specie di uccelli che ogni anno passano sull’isola.
Chi ama la lettura può far visita ad un altro storico “folgorato”, Fabio Masi, genovese di antiche origini ventotenesi che da molti anni da aprile a settembre si trasferisce qui per gestire L’ultima spiaggia, una libreria piccola ma fornitissima di testi d’ogni genere.
Passeggiata, doccia, cena in casa o fuori per degustare i piatti tipici, come la zuppa di lenticchie e poi un altro giro, un cocktail, una passeggiata in spiaggia e via si riparte per il giorno successivo. Fino all’alba del 20 settembre, quando dei colpi di cannone svegliano tutti gli abitanti dell’isola: è il richiamo che la banda sta per partire dalla piazza. Appuntamento imperdibile, perché è il lato profano della festa, il momento in cui tre, anche quattro generazioni sfilano tutte assieme dietro la banda del paese che suona brani religiosi intervallati da un Miserlou di Dick Dale e una La banda di Mina. Qui, come una sorta di via Crucis luculliana ci si ferma nelle abitazioni e nei locali che hanno una donna che si chiama Candida, la quale offrirà alla processione da mangiare e da bere. Si parte leggeri alle 7, con cornetto e caffè e ci si ritrova nemmeno a mezzogiorno, nel pieno della canicola, abbracciati a ballare con anziani che come voi si saranno fatti un bicchierino di prosecco di troppo.
Ma è questo il bello della Festa, che nel pomeriggio cambia completamente aspetto e diventa solenne: alle 17 da piazza Chiesa esce la Santa in processione. Portata in spalla dagli abitanti del paese su di una minuscola barca, Santa Candida riesce ad ammutolire tutti nel suo passaggio fino al porto. Qui l’aspettano i pescatori che in suo onore suonano le sirene delle loro barche e, prima di riportarla in chiesa, ci saranno fuochi d’artificio e musica. Una volta ricollocata la Santa al suo posto, le donne vanno a prendere un fiore dal suo altare mentre le anziane dell’isola regalano il pane benedetto.
A Ventotene, insomma, anche chi non è un fervido religioso si lascia piacevolmente trasportare dagli eventi, perché si apprezza la semplicità e la genuinità di un luogo che, nonostante la forte speculazione edilizia, sintomatica di un’isola che “vive” d’estate, cerca comunque di non lasciarsi travolgere dalla mondanità e mantiene quella forza naturale e selvaggia e quella dimensione temporale atipica che solo un’isola è in grado di avere.