Nella ‘presunta’ ragione che anima la politica italiana ci sono ragioni che la ragione umana, spesso, stenta a comprendere. Se poi intervengono interessi internazionali – in questo caso legati a una convenzione tra la Regione siciliana e l’università di Pittsburg, con riferimento all’Ismett, l’Istituto mediterraneo per i trapianti di organi dislocato a Palermo – il groviglio oscuro dei misteri dà luogo a un sistema di potere praticamente inattaccabile al quale la Sicilia è costretta a sottomettersi.
Da mesi, infatti, nella nostra Isola si discute del rinnovo di questa benedetta convenzione. Che non è una cosa di poco conto, se è vero che costa alla collettività siciliana circa 94 milioni di euro all’anno. La Regione spende tutti questi soldi per tenere in piedi una struttura sanitaria misteriosa, per certi versi impalpabile. Un’operazione molto costosa, presentata ai siciliani, nella seconda metà degli anni ’90, come “Piattaforma trapiantologica”, voluta da grandi potenti dell’epoca, con in testa i vertici dell’allora Curia Arcivescovile di Palermo e a quanto pare gradita a 'compassi e le squadre' degli incappucciati (leggere massoneria internazionale). Un centro trapianti voluto, anche, da alcuni personaggi eccelsi della sanità siciliana in contrapposizione ad altri esponenti della stessa sanità isolana.
La motivazione forte che stava alla base di questa scelta molto onerosa per le ‘casse’ pubbliche della Sicilia l’ha ricordata qualche mese addietro il professore Luigi Pagliaro, eminente epatologo di fama internazionale. Ovvero le difficoltà, per i siciliani malati di fegato di quegli anni – ribadiamo: si era nella seconda metà degli anni ’90 – di accedere ai trapianti di fegato. Trapianti difficili, che i siciliani erano costretti ad effettuare fuori dalla Sicilia a costi esorbitanti.
Chi scrive, già in quegli anni, segnalava la stranezza di tale motivazione per almeno due ragioni. In primo luogo – ragione logica – perché per fare fronte al problema dei trapianti di fegato sarebbe costato molto, ma molto meno creare questo particolare segmento della sanità in Sicilia, magari con medici da formare all’estero. In secondo luogo, era davvero singolare motivare una spesa così elevata (si parlava di centinaia e centinaia di miliardi di vecchie lire: e non c’è da stupirsi, se oggi, come già ricordato, parliamo di 94 milioni di euro all’anno) per i trapianti di fegato, proprio in anni un cui i ‘viaggi della speranza’ (leggere i siciliani che in quegli anni si recavano all’estero per curarsi) erano, numericamente parlando, piuttosto elevati. Insomma, ci chiedevamo allora: erano tutti malati di fegato in cerca di un trapianto i siciliani che in quegli anni intraprendevano i ‘viaggi della speranza’?
Risposte alle nostre domande non ne sono mai arrivate. E ancora oggi non è che sia tanto chiaro tutto quello che succede all’Ismett. Anzi. Sappiamo – e l’abbiamo scritto – che questo Centro mediterraneo per i trapianti è diventato, ormai da anni, l’ospedale prediletto di politici, alti burocrati regionali e potenti vari di Sicilia. Compito non facile, che presuppone un altro grado di ‘tuttologia’ sanitaria, perché politici, alti burocrati e potenti vari non si recano all’Ismett solo per trapianti di organi, ma per patologie disparate.
Ci piacerebbe conoscere – trattandosi di una “piattaforma trapiantologica” – se questo Centro lavora in sintonia con i reparti di emergenza e urgenza della sanità siciliana. Perché a noi comuni mortali hanno insegnato che gli organi da trapiantare sono il frutto di tale sintonia. Ci piacerebbe conoscere quanti trapianti si effettuano ogni anno all’Ismett e quanti se ne effettuano in altre Regioni italiane prive di “Piattaforme trapantologiche”, ma dotate di ospedali pubblici dove si effettuano i suddetti trapianti. Anche per fare un raffronto e vedere se i soldi che spende la Sicilia sono giustificati o meno. E ci piacerebbe conoscere i risultati di questi trapianti. Perché un conto è affermare, ad esempio, che si effettuano 100 trapianti all’anno, ma altra e ben diversa cosa è rendere pubblici i dati di tali trapianti di organi, ovvero quanti di questi trapianti sono perfettamente riusciti e quanti trapiantati, invece, sono comunque passati a miglior vita. Infine ci piacerebbe sapere se i siciliani hanno finalmente risolto i problemi dei ‘viaggi della speranza’, soprattutto in riferimento ai trapianti di organi, perché questo dovrebbe significare che tutti i siciliani che necessitano di un trapianto non hanno più bisogno di recarsi fuori dalla Sicilia: cosa che a noi non risulta affatto. Anzi, a noi risulta che a tanti siciliani venga addirittura consigliato di recarsi fuori dall’Isola per varie motivazioni. Qualcuno è in grado di smentirci?
Nessuno qui mette in discussione la presenza dell’Ismett in Sicilia. Noi chiediamo solo chiarimenti sull’attività di questo Centro internazionale. Vogliamo conoscere se il denaro pubblico – che in questo momento in Sicilia scarseggia – viene speso bene. E se tale investimento viene messo a disposizione di tutti i siciliani (e non soltanto dei ricchi e potenti!). E se questi soldi servono per la trapiantologie in fase pre e post gestione dei trapianti e non, invece, per una sanità ‘tuttologica’. Chiediamo questo perché negli ospedali pubblici sono stati tagliati un sacco di posti letto. E perché il governo nazionale e il governo regionale continuano a manifestare la volontà di ridurre ulteriormente i posti letto in Sicilia. E ci sembra molto, ma molto singolare che mentre si sbaracca la sanità pubblica siciliana si continui a foraggiare con una barca di denaro pubblico un centro privato! Noi non stiamo "giocando con Ismett"; semmai facciamo in modo che altri non "giochino con Ismett".
Non sarebbe il caso, nell’ambito di questi 94 milioni di euro (che a nostro avviso sono veramente troppi!), di creare, all’interno dell’Ismett, una rete per la gestione dell’emergenza-urgenza dei trapiantati e dei trapiantandi? Tutto questo in modo tale che questi malati non debbano più essere sottoposti alle difficoltà e ai disagi provocati dall’ormai cronica carenza di posti letto degli ospedali pubblici siciliani.
Detto questo, apprendiamo che la Regione siciliana ha prorogato per altri tre mesi la convenzione con l’Ismett. Accordo viene firmato “al fine di garantire – spiega una nota dell’assessorato regionale alla Salute – la regolare prosecuzione delle funzioni dell’Istituto senza soluzioni di continuità. Tale termine potrà essere anticipato al periodo strettamente necessario al perfezionamento dei nuovi accordi”.
Destano in noi perplessità le parole del presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, che si è congratulato con il direttore generale dell’Azienda ospedaliera ‘Civico’ di Palermo, Giovanni Migliore, per l’accordo di proroga alle condizioni attuali, raggiunto con l’Ismett (l’Ismett è dislocato nell’area del ‘Civico’ di Palermo). “Questo consentirà – scrive Crocetta – di proseguire serenamente il lavoro di alto livello scientifico, ma è chiaro che concludere rapidamente un accordo innovativo con l’Ismett è una priorita’ del governo”.
“Lunedì – aggiunge Crocetta – insieme al manager e all’assessore, incontrerò i dirigenti dell’Ismett per ragionare sulla nuova convenzione e cercare di concludere un accordo definitivo, che mi auguro possa arrivare entro la prossima settimana. L’Ismett, rappresenta per noi un punto centrale della sanità siciliana, che consente non solo di evitare emigrazioni ma addirittura attrae e può attrarre pazienti del Mediterraneo, dell’Europa e del resto d’Italia”.
Siamo davanti alla solita giravolta di un presidente della Regione che cambia opinione a seconda delle convenienze politiche? Ricordiamo che, nelle scorse settimane, Crocetta non sembrava molto d’accordo sui 94 milioni di euro all’anno da immolare sull’altare dell’Ismett. Poi è arrivato in Sicilia il sottosegretario Graziano Delrio per dire, manzonianamente, che la convenzione con l’Ismett s’ha da fare. Crocetta si sta adeguando ai voleri del braccio destro di Renzi? presidente Crocetta, che succede? Le stanno venendo in mente, per dirla con Woody Allen, "opinioni che non condivide"?
C’è anche un comunicato di UPMC, che smentisce drasticamente le notizie infondate apparse su alcuni organi di stampa secondo cui “gli americani” non si sarebbero presentati alla convocazione del 27 marzo. “Il socio privato di Ismett – si legge nel comunicato – era presente alla riunione in assessorato rappresentato dalla Dott.ssa Laura Raimondo, amministratore delegato di UPMC Italy, che detiene il 44 per cento di Imett. Presso l’assessorato della Salute è stato raggiunto l’accordo per la proroga dell’attuale contratto di gestione di Ismett, frutto della collaborazione fra la Regione siciliana e UPMC. La firma della proroga era l'unico argomento all'ordine del giorno della riunione, che non prevedeva la firma di alcun accordo”.
“La proroga di altri tre mesi – prosegue la nota dell’Ismett – consentirà di perfezionare rapidamente tutte le nuove condizioni strategiche ed operative tra Regione siciliana ed UPMC così da assicurare ad Ismett di poter mantenere nei prossimi anni il livello di eccellenza nella qualità della assistenza che in questi 15 anni di vita è riuscita a garantire ai propri pazienti e a continuare sulla strada verso l’eccellenza anche nella ricerca grazie al recente riconoscimento di Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico ottenuto da Ismett. UPMC si dichiara non solo sorpreso ma estremamente amareggiato della continua pubblicazione di notizie infondate che hanno l’unica finalità di spaventare i pazienti e i lavoratori di Ismett/UPMC e di minare alla base le fondamenta della corretta discussione che si è svolta in questi mesi nell’ambito del Tavolo Tecnico negoziale organizzato e guidato dall’assessore alla Salute, Lucia Borsellino”.
Detto questo, i nostri dubbi sull’Ismett rimangono tali e quali.