Nei miei lontani giorni di Mosca fiorivano impegni, insistevano ragionamenti e tante speranze, sempre alla ricerca di parlare e ascoltare, di ascoltare e ancora parlare. Lo studio, i rapporti tra Mosca e Washington… Molti si arrabbiano un po'. Qualcuno si preoccupa, qualcun altro si esaspera, un altro ancora si impunta discutendo sui Paesi Occidentali.
E' luglio del 1982, lo stesso momento in cui si incrocia con un albergo della Moldavia, una lampada che non pretende di seguire lo sport né il Mondiale di Calcio della Spagna.
Mosca è lontana. Ci si sistema subito in quell'albergo. Il letto è privo di coperte e non c'è neppure una lampada per illuminare la stanza. Il mattino mi sveglio e mi sembra di crepare di freddo.
Mi alzo e cerco il responsabile dell' albergo per spiegargli che il letto è pressoché gelato. Il primo che trovo è un uomo ma il vero capo è una signora, la cameriera del mio piano. Già, mi dice. Ci penso io. E allora? Potrà a tornare a dormire tranquillo, mi spiega.
Ma quella sera le coperte, leggerissime, sono le stesse e niente lampada. Torno da lei. Per favore, chiedo, mi dia una lampada e una coperta in più.
La risposta è classica: niet! Niente lampada, niente coperta calda. Rassegnato, non mi tolgo l'accappatoio, chiudo gli occhi e buona notte.
La mattina, prestissimo, mi risveglia la signora bussando la porta con energia. Quale sarà mai la ragione della sua presenza? Dice che ha una notizia importante da darmi. Mi abbraccia e tremo. "Mi dispiace che abbia sofferto il freddo. Questa sera avrà una coperta molto calda". Preparo la faccia per urlarle una parolaccia. Ma lei, ridente, annuncia: "L'Italia ha vinto la partita! Italia 3- Germania Federale 1". Decido che le grido una bestemmia. Ma urla anche lei, pensando che la bestemmia era solo una specie di "evviva!".