Bisogna capirla, la donna. La donna italiana in un momento come quello attuale in cui si discute della sua posizione sociale, umana, legale. Il dibattito ha preso un bell’abbrivio nei mesi scorsi, quando avrebbe dovuto esser lanciato almeno un cinque o sei anni fa: fu a quell’epoca che in Italia, soprattutto nelle grandi città, si sviluppò l’efferata “offensiva” del maschio contro la donna “fedifraga”, “ingrata”, “egoista”. Del maschio esigente, straripante, possessivo. Del maschio in preda a delirio di “superiorità”. Dell’uomo convinto d’avere soltanto diritti e nessun dovere… Una volta in Italia veniva consumato assai spesso il “delitto d’onore”, che in genere avveniva in seguito al ‘raptus’: lei che al marito o al fidanzato, esasperata, vinta dalla propria coscienza, confessava, sì, il tradimento. Lei che da lui veniva sorpresa nell’intimità “oscena” con l’”altro”. Era tuttavia un’efferatezza il “delitto d’onore”: quante vite furono spezzate in suo “nome”… Quanti italiani vennero sbattuti in galera (non per molto, in vari casi) per aver voluto riappropriarsi, appunto, del loro “onore”??
Ma adesso è diverso. Come abbiamo già sottolineato su queste colonne, oggi l’assassinio della “fedifraga” viene preparato in ogni minimo dettaglio; viene pianificato. Viene eseguito con raccapricciante lucidità. Non solo: non basta il colpo di rivoltella, no… Ora s’infierisce sulla donna “ingrata”. Sulla “porca”… Pochi anni fa, a Roma, un uomo sui venticinque assassinò a calci e pugni la ragazza che aveva avuto l’”ardire” di lasciarlo. Ci mise mezz’ora a morire, la poveretta. Un’eternità.
E’ vero che in Italia, oggigiorno, moltitudini di giovani donne sognano il lusso, gli agi che un “potente”, un “uomo di mondo”, un “volitivo” ricco straricco può agevolmente garantire. Ma che questo non diventi un clichè generale. Per fortuna, in quest’Italia pur malata, devastata da infezioni morali e sociali, troviamo ancora la donna che ha voglia di sgobbare, voglia di migliorarsi sul piano professionale, sul piano personale. E’ una che non cerca scorciatoie. Una che non si vende. La sua natura è adamantina. Incontrandola, si sa subito con chi si ha a che fare. Ne conosco parecchie di donne così; in donne così m’imbatto ogni giorno, a Roma, sugli autobus diretti dalla Laurentina a Piazzale Clodio, da Largo Argentina all’Aurelia. Anche non volendo, ascolto i loro discorsi, strette come sono intorno ai cellulari a meno di mezzo metro da me… Il tema è sempre quello; il tema è triste… E’ il tema dell’irragionevolezza di “lui”, delle pretese di “lui”. Anche della doppiezza di “lui”.
Sono donne fra i venticinque e i quaranta-cinquanta. Sono donne impaurite. Sono creature disperate. I loro sfoghi al cellulare o con amiche o parenti nei bar di Corso Vittorio, Piazza Albania, Piazza Venezia, procurano una stretta al cuore, una stretta che dura parecchio. Le osservi. T’accorgi che stanno già appassendosi. Sfioriscono già a quarant’anni…
Le più “fortunate” sono quelle piantate dal consorte o dal fidanzato: almeno, l’”uomo inutile” s’è levato di torno…! Ha cercato e trovato la ventenne che nulla gli nega… Ma le altre… Le altre restano incatenate al maschio tutto apparenza, nessuna sostanza; al marito o convivente che aveva promesso mari e monti e invece… “Lui” ora si trastulla coi ‘gadgets’, gioca al Superenalotto; brucia così i pochi quattrini che ha in tasca. O se è un abbiente, fa i propri comodi con altre donne, ma che “lei” manco si sogni di lasciarlo… Antico indirizzo italiano, questo, sissignori. Solo che ora il fenomeno è esteso, parecchio esteso, e non riguarda più soltanto i medio e alto-borghesi: attraversa ogni condizione economica, sociale.
Questa figura di maschio italiano nella maggior parte dei casi rappresenta il quarantenne “abbagliato” dagli Anni Ottanta, quand’era bambino o ragazzo. “Vulcanizzato” dal ‘prepotente’ avvento di Forza Italia una ventina di anni fa. Si può raggiungere il massimo risultato attraverso il minimo sforzo (il catenacciaro fuori del campo…), pensa “lui”, magari belloccio, perfino aitante. Vede la vita come un gioco. Il superfluo lo affascina. Lo acceca… Tenta di concludere affari impossibili e intanto s’adagia: c’è pur sempre “lei” che lavora sodo, ci sono pur sempre i genitori, i quali di lesinare aiuto non se la sentono davvero…
Il tipo ha le caratteristiche dello “schizofrenico”: ora dolce e mansueto, ora iracondo, violento. Ha sempre ragione “lui”. E’ un “incompreso”. In questo assomiglia, eccome, ai Vitelloni di oltre mezzo secolo fa. Ma i Vitelloni una coscienza in fondo ce l’avevano. “Lui”, no. “Lui” una coscienza non ce l’ha. E’ il parassita che sbava per l’”uomo forte”, per il “capo risoluto”. Ma se gli chiedete di spiegare la differenza fra nazionalismo e patriottismo, non sa da che parte cominciare…
Come direbbero gli inglesi, è il “Jack of all trades, and master of none”! Gli piace, appunto, la figura del Superuomo, ma non ha mai letto Nietzsche. Ed è “lui” il “superuomo”… “Lui” che “lei” la fa godere anche due volte al giorno… “Lui” che ‘la’ sfrutta ogni santo giorno. “Lui” che ora “la” stupra, poiché in ‘lei’ la fiamma s’è spenta da parecchio tempo, ma come fa a dirglielo?? O, se trova la forza di dirglielo, il “padreterno” nell’intimità diventa ancor più brutale. Anzi, scopre che gli piace parecchio stuprare sua moglie, abusare della sua compagna.
Una catastrofe antropologica s’è abbattuta sugli italiani da una ventina d’anni a questa parte.