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February 18, 2014
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February 18, 2014
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All’amor green card comanda

Beatrice BondibyBeatrice Bondi
Time: 3 mins read

Appena si inizia a pensare di emigrare negli Stati Uniti, ci si rende immediatamente conto che la cosa più difficile per noi italiani (e per i non americani in genere) è trovare il modo di vivere e lavorare legalmente negli States.

Arrivare fisicamente negli USA è relativamente semplice, specie per noi italiani, a cui basta compilare un modulo online per accedere al noto Esta, l’autorizzazione di ingresso per fini unicamente turistici. Ma poi? Innanzitutto ribadisco che con l’Esta non si può lavorare negli Stati Uniti. Se vi beccano vi fanno un paiolo quadrato. Detto questo, molti se ne fregano e cercano di lavorare in nero. Ad alcuni va bene, ad altri meno, comunque sappiate che se dopo tre mesi dall’ingresso non tornate in Italia, siete ufficialmente dei clandestini. Fantasmi illegali del sistema, spesso dotati di documenti falsi, soggetti alla procedura di espatrio se scoperti, e impossibilitati ad uscire dal paese, a meno che non abbiate più intenzione di rimetterci piede per i dieci anni successivi.

Onde evitare questo destino ingrato, tutti gli immigranti o aspiranti tali, cercano di trovare il modo di procurarsi un visto che consenta loro di restare (e possibilmente anche guadagnare) negli Stati Uniti, legalmente. Di visti ce ne sono una caterva, con diverse caratteristiche, limitazioni e requisiti, ma cosa succede se non si riesce ad ottenerne uno?

Se non siete milionari, rifugiati politici o non vincete la green card lottery, per poter vivere negli USA legalmente non vi resta che convolare a nozze.

Se siete così fortunati da incontrare la vostra anima gemella americana, buon per voi, tanti auguri e figlie femmine, ma purtroppo spesso l’amore non bussa alla porta esattamente on demand. Allora ecco che ove non arriva il sentimento, arriva la legge di mercato della domanda e dell’offerta, che fa del matrimonio combinato una lucrosa attività commerciale nord americana.

“You need papers (ti servono i documenti), avessi un dollaro per ogni volta che me lo sono sentito dire, sarei milionario.” Dice F., che dopo tre anni di clandestinità e lavori occasionali, ha deciso di sposare una sua amica lesbica, lautamente ricompensata per il disturbo. Storia analoga anche per G., che dopo aver perso il visto a causa di un licenziamento, ha deciso di sposare il suo roommate gay, “aiutandolo” a pagare un anno di affitto. “Volevo trasferirmi a New York per stare col mio fidanzato, solo che i matrimoni gay ai tempi non erano ancora riconosciuti nello stato di New York, così ho sposato sua sorella”. Dice L., che grazie alla scelta fatta oggi ha all’attivo una carriera di successo e un felice rapporto di coppia. Poi c’è Z., che per ottenere l’agognata green card, si è prestato come donatore di sperma per una coppia di lesbiche, rendendo ancora più credibile l’unione, perché la compagna era incinta. Poi ancora C., che dopo essere stato mollato dalla fidanzata a pochi giorni dal matrimonio, ha dovuto allungarle una bustarella con 10.000 dollari, per convincerla a sposarlo comunque.

Ognuno trova il suo modo, la creatività aiuta, ma se proprio non si riescono a trovare accordi con amici, conoscenti, amici di conoscenti, incontri occasionali e annunci su craiglist, don’t worry: c’è chi del ruffiano specializzato in unioni per l’acquisizione della permanent residence ne ha fatto un vero e proprio mestiere.

“Mi stava scadendo il visto e non avevo trovato il modo di rinnovarlo, o di farne uno diverso, così ho dovuto trovare una soluzione molto velocemente – Dice A. – Non conoscevo nessuno disposto a sposarmi per amicizia o per soldi, così ho iniziato a chiedere in giro, finchè non mi hanno messo in contatto con una persona che ha svolto il ruolo di agente, presentandomi qualcuno disposto a fare un accordo”. Il compromesso si fa, ed A. sposa una perfetta sconosciuta, di cui ha dovuto studiare nel dettaglio storia, usi, costumi e abitudini, e allo stesso tempo condividere con lei tutte le informazioni sul suo background e sulla sua quotidianità, sperando di passare i controlli del caso. Vi ricordate il film Green Card, matrimonio di convenienza? Dalle fotografie, alle sessioni di conoscenza forzata, i racconti sono molto simili.

Al primo giro non gli è andata bene, ma dopo un appello, A. e la sposina sono stati più convincenti e il matrimonio è passato. Costo totale: 25.000 dollari, di cui 5.000 per l’agente e 20.000 per la gentil consorte, che spesso pare pure non essere sufficientemente soddisfatta della cifra intascata.

Appena arrivata qui, questi racconti mi parevano storie assurde, poi ho capito quanto una green card ti possa cambiare davvero la vita, ed ho iniziato a comprendere come in tanti possano scegliere questa strada, che in fin dei conti è la più semplice.

Certo, tutti ci auguriamo che le campane a nozze festeggino il vero amore, ma finti o veri che siano, i matrimoni con gli americani almeno ti lasciano la carta verde quando finiscono.

 

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Beatrice Bondi

Beatrice Bondi

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