A volte, quando scrivo o parlo con amici e parenti, mi diverto a lanciare qualche frecciatina a New York City. Ma io posso permettermelo, sono un New Yorker. Tutti noi abbiamo pagato il nostro tributo alla Grande Mela e al viaggio che da lei ci ha condotti. E uno dei benefici che abbiamo guadagnato è il privilegio di prenderla in giro, e siamo in grado di vedere alcuni dei suoi difetti più evidenti.
Devo riconoscere a NYC che, dopo averci vissuto per quasi 10 anni, mai per un solo momento mi ha stufato, né l'ho mai data per scontata. Ci sono quei momenti in cui sei a bordo di un taxi sull'FDR, dal Financial District verso l'Upper West Side, e intravedi quell'enigmatico skyline. È come quando un filo di brezza soffia dall'Hudson e solleva l'abito di una bella donna quel tanto che basta per svelare giusto un tocco delle sue gambe. Dopo tutto quel tempo, la città riusciva ancora a fermarmi il respiro per un attimo. Certo, una serata al cinema, tra te e la tua bella, ti costa 50 dollari ma poi, all'uscita, una passeggiata a Central Park per chiacchierare del film non costa niente.
E sì, una corsa in taxi al Metropolitan Museum darà una bastonata al vostro portafoglio da trentasette dollari più spicci più o meno da qualsiasi punto di partenza, ma poi l'ingresso è a tua discrezione grazie a una “donazione consigliata” che tra l'altro ti dà diritto a una colorata spilletta che a mio avviso non passa mai di moda. I canoni d'affitto per le nostre "regali baracche" sono incredibilmente in continuo aumento e sono astronomici a confronto con il restante 97% del pianeta, ma ogni evento e parata che la città offre, che si tratti del St. Patty o del Ringraziamento di Macy's, o della Mermaid parade di Coney Island, ti fa sentire come il protagonista di un film. Sai di essere parte di qualcosa di molto speciale.
E ora, mentre assorbo i raggi di sole che una Roma empirica oggi mi ha gentilmente donato, camminando su Via Aureliana verso Via Flavia diretto verso il caffè espresso piu 'amaro' e delizioso di tutto il centro di Roma, la maggior parte dei miei ex concittadini, da Mulberry all'85ma strada e Madison, batte i denti in un altro spietato, gelido giorno di quello che sembra un sonno senza fine dell'inverno. Il mio solito cameriere, Giovanni, mi porta il mio caffè con un caloroso "Buongiorno" e un ancor più luminoso, sorriso. E penso: "Coraggio amici, non può durare per sempre".
Proprio come mi accadeva in quella che prima chiamavo casa, a volte emerge qualche vocina interiore di sprezzante gelosia che mi ricorda che devo condividere anche questa città. La devo condividere con gruppi di turisti senza cervello che guardano in tutte le direzioni sbagliate, che scattano foto a tutte le cose sbagliate e mangiano in tutti i posti sbagliati (urla l'ipocrisia, lo so). Tra tutti gli allegri portatori di buste della spesa, tra i portieri gioviali e i farmacisti sinceramente disposti ad aiutare che rendono la mia giornata ancora più bella, devo condividere Roma e le sue strade perimetrate di clementine, anche con l'uomo d'affari tirato a lucido che batte Via Barberini, incazzato per la perdita di tempo e la noia di arrivare da fuori città, i sui lunghi turni di lavoro, la faccia triste; insieme a tanta altra gente del posto abbagliata da ciò che li circonda, un ambiente storico che fa formicolare i sensi e a cui loro sono in qualche modo diventati insensibili nel tempo.
La scalinata di piazza di Spagna e la sua vista panoramica, il Quadraro e i suoi vivaci murales, il Pigneto e i suoi bar e caffè tutti da scoprire, conosciuti solo ai locali e a un pugno di gente del giro, l'atmosfera brooklynese di Monti, zeppa di incredibili bar e ottimi ristoranti, da molti dei quali arriva musica dal vivo: tutto questo devo condividerlo con tutti gli altri. Ma so anche che, senza tutti questi personaggi in ognuna di queste produzioni teatrali della vita cui queste magnifiche città fanno da palcoscenico irripetibile, le città non sarebbero oggetto di scelta e di desiderio come sono.
Mentre la mia mente si assesta in un modalità riflessione e riconoscenza, mi sento mordere da un leggero senso di colpa man mano che trascorro sempre più tempo con una delle più belle metropoli del Mediterraneo che ora chiamo casa. Come se stessi tradendo Gotham City, dando per scontato tutto quello che mi ha insegnato e mostrato. Ma non posso rimuginare su questo vago senso di infedeltà mentre felicemente indulgo nella mia attuale relazione culturale.
Vediamo dopo.