Il romanzo “La noia”, del già affermato Alberto Moravia, uscì nel 1960, pubblicato dalla casa editrice Bompiani. Fu un grosso successo, chi ha più di 60 o 70 anni, ne parla ancora. Nell’opera dello scrittore romano si trova certo mondo d’allora, il mondo di alto-borghesi di città, fatto di uomini e donne che in nulla più credono e che nulla più li scuote o li rallegra. Non c’è letizia nelle loro anime. Non c’è uno slancio. Di sana curiosità, manco a parlarne. C’è soltanto, appunto, la Noia, questa “patologia” dello spirito che all’epoca colpiva nelle grandi città, Roma, Milano, Torino, Firenze in particolare, chi possedeva perfino il superfluo, chi non sapeva più dare un valore alle cose, chi s’era bell’e staccato dalla realtà e appunto viveva in quel grigio, freddo “involucro”.
Ma oggigiorno si potrebbe scrivere un’altra “noia”…! E’ la noia che ci accompagna su base quotidiana, la noia che non ci lascia un momento: una noia unita allo scoraggiamento, all’avvilimento, all’indignazione. E’ la noia che ci procura la classe politica italiana, e senza eccezione alcuna. E’ la noia che ci viene inflitta dalle televisioni, dai Tg (quasi tutti appiattiti dinanzi al Potere), dalla moda, dalle “tendenze” varie, dai tizi e tizie alla guida dei SUV (quelle automobili molto più vicine ai carri armati che alla “Cinquecento” o alla “Giardinetta”…). Tizi e tizie dall’aria spesso scocciata, nervosa, tesa. Loro però non s’annoiano: troppa carne hanno messo al fuoco, troppi “fronti” hanno aperto: un mutuo qua, un mutuo là, lo “scoperto” presso una certa banca, lo “scoperto”, o il fido, presso un’altra banca ancora, e poi la palestra, il “centro del benessere” (altro imbroglio modernistico), 140 chilometri andata e ritorno in automobile per andare a mangiare in un locale finto rustico, molto finto, roba da pacchiani e parvenu. La noia. La noia d’imbatterci in Tv nelle facce dei Fiorito (l’ex-capogruppo del Pdl alla Regione Lazio arrestato martedì scorso sotto imputazioni varie e tutte per squallide questioni di quattrini), dei Bersani, dei Calderoli, dei Casini e di tanti altri personaggi che alla politica non rendono affatto buoni servigi. La noia di vederli tutti (come spesso sottolineato su questa pagina) in abbigliamento da sera alle 9 di mattina, tutti in abito scuro (come i loro bisavoli!): da anni, ormai, almeno qui a Roma, non vedo nessuno che indossi un’allegra giacca di Tweed con cravatta scozzese. La noia di udire sempre la stessa piatta, stantìa, insincera canzone: “Occorrono riforme… Diamo il via alle riforme… Riforme per la crescita! La crescita, sì!”. Anche il termine “crescita”, ora molto in voga, ci causa l’orticaria…Una volta si diceva “sviluppo”, e “sviluppo” era il sostantivo pertinente, appropriato. “Crescita”… La crescita d’un pargolo…? La crescita d’una pianta la cui visione t’ingentilisce l’animo?? A furia di parlar di “riforme”, loro stessi, “gli indispensabili”, i politici che sgomitano per apparire in Tv, i “guerrieri” che guerrieri non sono, finiscono forse per non saper più che cosa dicono; per non raccapezzarcisi più…
La noia di veder le stesse facce che dinanzi a Montecitorio si presentano a miei colleghi e colleghe molto “iper”, è tutto un “iper”, una forzatura senza tregua, esercizi quotidiani di auto-celebrazione. La noia di non saper che intenzioni ha davvero la FIAT, col nordamericano nato in Abruzzo che fa anche lui il padreterno, non smette un momento: altra “persecuzione” sulla nostra pelle. La noia di trovare fiumi, oceani di automobili, ovunque tu ti giri. La noia di vivere in un Paese consegnato all’imprenditoria “d’assalto”, che ricchezza non produce, anzi. Ma questa è pur sempre la nostra patria. Le siamo molto legati.