Spero che uno dei tanti assessori e consiglieri romani che girano il mondo a spese del contribuente, si trovi a New York, apra il giornale su questa pagina, legga e replichi. Nella città capitale opera AMA, Azienda municipale ambientale, la cui missione è gestire i rifiuti urbani e… i cimiteri: il latino Nomen Omen stavolta non fa al caso (!). Chiunque visiti la più bella città del pianeta, sa che le attività dell’azienda non risultano efficaci, non sapendo mantenere pulito neppure il centro storico. Se poi si esce sulle strade consolari e viciniori, lo spettacolo assume aspetti desolanti: sacchi di immondizia abbandonati, sporcizia che si ammonticchia per mesi senza che nessuno intervenga, magari accanto a postazioni fisse di prostitute che si danno in strada, in barba ai proclami purificatori del sindaco. Percorro quotidianamente la splendida via Tiberina, nella valle del Tevere a nord della capitale, e fornisco testimonianza diretta dello scempio.
In un recente articolo uscito sull’edizione romana del Corriere, il presidente di AMA, Piergiorgio Benvenuti, vanta di aver fatto elevare un numero di contravvenzioni e sanzioni che nei primi otto mesi dell’anno ha già superato quelle dell’intero 2011 ferme a quota 5181: le multe per errori nella raccolta differenziata sono state 5166, e 2857 quelle per sosta di mezzi davanti ai cassonetti.
Ho sperimentato personalmente tanta efficienza: l’associazione senza fini di lucro che dirigo ha ricevuto in stessa data due verbali, rispettivamente di 500 e 100 euro più le spese, a causa di un toner trovato nel cassonetto accanto alla sua carta intestata. Piccolo insignificante particolare, quel toner non è in dotazione dell’associazione anche perché incompatibile con i suoi pc d’ufficio. Probabilmente l’impresa di pulizia che fa raccolta nel palazzo, ha messo in un solo sacco immondizia di diversa origine. Si farà il dovuto ricorso, attraverso l’Associazione dei consumatori, ma intanto la sanzione va pagata.
Il verbale consegnato da AMA si fa apprezzare quando dichiara di ignorare il “trasgressore” e attribuisce la sanzione al “responsabile in solido”. E’ come se dicesse: “So che non sei stato tu, ma vatti a cercare chi è stato e fallo pagare altrimenti tocca a te, i soldi io da qualcuno li intasco”. Vero che allarga il cuore una cultura politica e amministrativa così prepotente?
Non stupisce che in un fotoservizio online si documenti come l’immondizia campana, sul cui stratificarsi in strada intervennero Commissione europea e giornali di mezzo mondo, abbia rappresentato un eccellente affare per aziende ed enti del nord Italia cheall’epoca avevano alzato una canea di contrarietà all’ipotesi di smaltirla.
Risultano al lavoro tre procure che ci racconteranno come è andata, a conferma di quanta ipocrisia e cinismo si sia diffuso tra amministratori locali che sembrano passare il tempo a fiutare come usare i loro enormi poteri per prelevare denaro dalle tasche dei cittadini in modo anche ai limiti della legalità.
Registro che stiamo transitando nello stato di… pulizia dove alle autorità si consente, con regolamenti comunali che un giorno o l’altro sarà bene portare all’attenzione delle corti europee, di calpestare il più elementare dei principi su cui si fonda la nostra civiltà giuridica: la prova la deve fornire chi accusa non chi viene accusato. Dica AMA: se un assassino getta il coltello insanguinato nel cassone dell’immondizia dove si trova il malcapitato mio biglietto da visita, il giudice penale che fa, mi condanna all’ergastolo?