Esiste una vasta rete della stampa italiana all’estero – giornali, periodici, testate on line, blog, radio e tv – un efficiente sistema di mezzi di comunicazione che copre tutto il pianeta, con un potenziale di lettori costituito dai 60 milioni d’italiani all’estero, cui si aggiungono gli altrettanti residenti in patria, come ho potuto scoprire nella mia attività pubblicistica e di collaboratore di molte di quelle pubblicazioni.
Nel censimento sui media “italici”, condotto nel 2011 dal Ministero degli Affari Esteri e dall’Ordine dei giornalisti, è stata rilevata la ragguardevole cifra di 775 testate: 455 giornali (quotidiani, periodici, testate on line), 274 radio e 46 televisioni. Una potente rete di comunicazione in lingua italiana o bilingue (italiano e lingua locale) che raggiunge ogni giorno milioni di lettori e ascoltatori in oltre 60 Paesi del mondo, nel giro di trent’anni quasi triplicatasi nel numero di testate ed oggi diventata più pervasiva e penetrante con lo sviluppo del web su telefoni cellulari, tablet, sui Social Network e Youtube.
Una rete d’informazione, tuttavia, della quale non sempre si ha un’avvertita percezione delle sue potenzialità, come d’altronde già per altri versi avviene, in generale, con la sottovalutazione che da sempre la classe politica riserva allo straordinario patrimonio d’intelligenze, talenti ed esperienze che risiedono nelle comunità italiane nel mondo. Quanto, invece, potrebbe essere utile all’Italia se solo si investisse sulle comunità italiane – i nostri migliori e motivati “ambasciatori” nel mondo – e sulla rete della comunicazione italica all’estero, mettendo a sistema tali risorse per la promozione sul mercato globale del made in Italy, delle eccellenze, del gusto e dello stile italiani, oltre che della nostra lingua e cultura! Eppure una tale consapevolezza tarda ad affermarsi nella distratta classe politica del Paese, a tutti i livelli, mentre s’assiste ad una conoscenza epidermica e talvolta distorta delle comunità italiane nel mondo, se non addirittura ad un accidioso autolesionismo nel non riconoscere a pieno e valorizzare l’altra Italia.
A allora andiamo ai numeri della stampa italiana all’estero. Quanto vale in termini di diffusione? L’entità della diffusione dei giornali cartacei rivela cifre da record assoluto, più di cento milioni di copie all’anno i giornali cartacei, senza contare i lettori di testate on line, in continua crescita. Non c’è quasi Paese al mondo interessato dalla nostra emigrazione che non abbia almeno un organo d’informazione italico. Con una graduatoria di testate che al primo posto vede l’Europa, poi Sud America, Nord America, Oceania, Asia e Medio Oriente, infine l’Africa. Sette sono i quotidiani “italici” nel mondo, tutti di grande prestigio e di ragguardevole diffusione nei Paesi dove sono pubblicati, presenti anche on line: “America Oggi” e “La Gente d’Italia” (Usa), “Corriere Canadese” (Canada), “Il Globo” e “La Fiamma” (Australia), “La Voce d’Italia” (Venezuela), “La Voce del Popolo” (Croazia). Per quanto riguarda i periodici, a vantare la maggior tiratura sono i settimanali “Cittadino Canadese” e “Lo Specchio”(Canada), “Fanfulla” (Brasile), “L’Eco” (Svizzera), mentre il “Corriere Italiano” (Canada) si va approssimando a quel traguardo. Uno sguardo va peraltro rivolto alla stampa edita in Italia, destinata agli italiani all’estero: una cinquantina di testate, tra agenzie internazionali e periodici. Tra tali testate spiccano per diffusione e capacità di penetrazione le agenzie di stampa internazionali “Aise” e “Inform”, mentre guidano la classifica dei periodici i mensili “Messaggero di S. Antonio”, “Santo dei Miracoli”, “L’Eco di San Gabriele” e “Bellunesi nel Mondo”. Nel mondo della comunicazione all’estero, tra i media italici, grande rilievo hanno da sempre avuto, e tuttora hanno, i giornali cattolici. Una cinquantina sono le testate storiche – la cifra è certamente in difetto, non essendo censiti giornali e notiziari a limitata diffusione – che hanno avuto una grande funzione nella storia dell’emigrazione italiana, quali strumenti non solo d’informazione, ma anche di tutela dei diritti, conservazione dell’identità e della cultura italiana, formazione sociale e religiosa delle comunità italiane e del loro accompagnamento per l’integrazione nelle società dei Paesi d’accoglienza. Oggi una ricognizione sulla stampa cattolica all’estero, riferita a testate con un’apprezzabile diffusione, rileva questi numeri: Usa (2), Canada (1), Argentina (3), Cile (1), Uruguay (1), Venezuela (1), Brasile (1), Belgio (3), Francia (2), Germania (8), Gran Bretagna (1), Svizzera (21), Australia (3), Israele (1), Kenia (1), Sud Africa (1) Australia (3). Purtroppo bisogna rilevare la recente chiusura, dopo 63 anni di vita, del periodico La Voce degli italiani in Gran Bretagna. La stampa cattolica all’estero – la prima testata fu la “Croce del Sud”, fondata dai Cappuccini e apparsa a Rio de Janeiro nel 1765 – è in gran parte riconducibile all’iniziativa dei Padri Scalabriniani, storicamente attenta alla comunicazione, oltre che ai complessi problemi delle migrazioni. Si è consolidata così una competenza formatasi in decenni d’impegno pastorale e sociale nei più diversi contesti dell’emigrazione, essenziale oggi per trattare argomenti che attengono alle legislazioni migratorie, alla promozione della “cittadinanza” dei migranti nelle società d’accoglienza e nelle comunità ecclesiali, alle relazioni interculturali attraverso il dialogo, al sostegno dell’evangelizzazione dei migranti e alla valorizzazione delle loro culture, alla loro difesa da ogni forma di razzismo, xenofobia e sfruttamento.