Il governo Monti martedì scorso ha lanciato quest’appello ai cittadini italiani: segnalateci on-line gli sprechi commessi nel settore pubblico. Facile! Si potrebbe cominciare con la Rai… Sarebbe davvero bello, edificante, costruttivo che da oggi in poi un Benigni, un Panariello, un Abatantuono (nulla di personale, cito cognomi che mi balzano alla mente) trovassero “soddisfacente” un ‘cachet’ di 1.000 euro ad apparizione al posto di compensi mille volte maggiori, se non di più. Con 1.000 euro è possibile fare varie cose. Con 1.000 euro ci possiamo comprare tre paia di scarpe (tre!), scarpe di gran classe, magari di camoscio, quelle che fanno figura, aggiungono un bel tono a una persona che un suo tono già ce l’ha. Con 1.000 euro è possibile pranzare 20 volte in un ristorante di mia conoscenza, nel cuore di Roma, non lontano da Piazza Venezia, dove il cibo è fresco, magnificamente cucinato; dove il servizio è impeccabile, servizio “d’altri tempi” e l’arredamento è anch’esso “d’altri tempi”: tendine chiare, pieghettate sia all’ingresso che sulla vetrata della sala da pranzo, credenze, madie, bilance, affettatrici che hanno 70, 80, 90 anni. Con 1.000 euro moglie e marito, o amanti clandestini (…), possono trascorrere dai 4 ai 5 o 6 giorni in località “da delirio”, località di gran fascino tipo Positano, Ravello, Forte dei Marmi.
Con 1.000 euro ci portiamo a casa due completi di grisaglia, ottima per la primavera, tutt’altro che pesante, infatti, ma neanche tanto leggera; ammesso che la grisaglia sia ancora in circolazione in un’Italia in cui ormai il tessuto sintetico (chiamalo “tessuto”…) dilaga sia in città che in provincia, tanto che è arduo oggigiorno trovare gabardina, tweed, cachemire (spariti il fustagno e il pilor!). Sissignori, cominciamo con la Rai. Con la Rai che da mezzo secolo ficca le proprie mani nelle nostre tasche e ce le schiaffa con l’impudenza, con l’improntitudine che da tempo immemorabile contraddistinguono il suo modo di fare. La Rai pretende che noi cittadini paghiamo regolarmente il cànone…
Se non lo paghi, t’arrivano sul groppone gli ufficiali giudiziari i quali sotto il tuo naso sventolano il terrificante, umiliante atto di pignoramento. Sono almeno 20 anni che non mi sintonizzo più su Viale Mazzini, eppure sono tuttora costretto a dare mio denaro, denaro sudato, a quella consorteria di padreterni mai sazi, mai paghi, e anche in questo caso si tratta dei soliti individui “vestiti a festa”…
L’Italia, ahimè, è nelle loro mani e ci resterà chissà per quanto altro tempo ancora. Certo, cominciamo dalla Rai. Vediamo se la tv di Stato è abbastanza in gamba da saper vivere di pubblicità, e se è davvero disposta a tornare ai metodi educativi di 50 o 60 anni fa. Qui ci vorrebbe davvero un gran bello sforzo d’immaginazione. Uomini adatti alla bisogna magari ce ne sarebbero, ma non è certo a loro che verrebbe affidata la guida della Rai…
Ecco, in Viale Mazzini ci vedrei volentieri Vittorio Sgarbi, il solo anticonformista rimasto in Italia. Lui che con un programma sulla Storia del ritrattismo italiano o su Pompei, Ravenna, Siena, saprebbe di sicuro suscitare interesse, attenzione ‘anche’ nella cosiddetta massa la quale vive di solo Calcio, di sole fettuccine – e di immorali scommesse dal tabaccaio…!
Basterebbe provare. Basterebbe smetterla coi lustrini, gli scintillii, lo sfarzo cafone e grossolano. Cominciare dalla Rai vorrebbe anche dire farla finita con Sanremo. Farla finita con gli indecenti cachet di denaro pubblico forniti a istrioni, gigioni, egocentrici. Farla finita con un festival che da 40 anni non offre più musica. Offre solo rumore, frastuono, chiasso. Farla finita con chi oltraggia il buon gusto.