Ora Beppe Grillo propone che l’Italia esca dall’euro. Il brillante attore diventato in questi ultimi anni capo-popolo altrettanto effervescente, si unisce così alla ‘crociata’ rappresentata da questa rubrica chiamata“Punto di vista”. Voi lettori sapete che da lungo tempo il vostro qualunquista (fiorentino), il quale ha sempre da ridire, sempre da eccepire, elenca, illustra i guasti provocati dall’euro, le disfunzioni monetarie (e perciò “anche” sociali) causate dall’euro, lo strangolamento dei cittadini qualunque perpetrato dall’Unione Europea. Lo strapotere, di carattere totalitario, dittatoriale, dei teocrati e tecnocrati i quali nelle loro dorate residenze, nei loro molto confortevoli uffici di Bruxelles, decidono in che modo debbano vivere il pescatore di Mazara del Vallo, il coltivatore di Grottaglie, il padre di famiglia romano, napoletano, lucano che ora non ce la più a arrivare alla fine del mese…
Bene, quindi, che Beppe Grillo adesso si associ a noi. Il personaggio è sincero, immediato; è fornito di coraggio morale. Tuttavia, certo suo stile può non trovarci talvolta d’accordo. Non siamo d’accordo con le ironie indirizzate al Capo dello Stato italiano; questo non è elegante, non è neanche giusto, ed è perfino controproducente. Nella vita, come voi sapete, lettori italiani che vivete in America, è sempre “una questione di stile”, sebbene lo “stile” nell’Italia d’oggigiorno venga trascurato, considerato come “roba d’altri tempi”, perciò “inutile, fuori moda”. Guardate la Lega Nord… Guardate le armate di giannizzeri e palafrenieri al servizio dei ‘potenti’; i lacchè pronti comunque ad abbandonare il proprio padrone per un padrone ancor più generoso.
Guardate le “belle donne” disposte a tutto pur di balzare sul rutilante carrozzone della politica (politica…) italiana oramai stretta nell’abbraccio con l’alta finanza, con l’imprenditoria “di grido”, dalle quali prende con entusiasmo, con malsano entusiasmo, gli ordini… Questo è un mondo marcio, ma, come tutti coloro i quali godono della classica “cattiva salute di ferro”, dispone ancora di una certa capacità di resistenza, è tuttora in grado di sferrare colpi micidiali a chi ne insidia la supremazia, il “prestigio”: e le tasche!
Nella psiche degli italiani, oggi – e molto più che 50 o 100 anni fa – c’è qualcosa di sinistro, di bieco, di sordido, di equivoco. C’è lo zelo, sissignori, lo zelo con cui servire il capo di turno, e attraverso il quale fare ‘bella impressione’, appunto, sul “capo” il quale, a sua volta, non è che un portaordini al servizio di forze ben superiori… Non si segue più la propria coscienza. Più non si dice “no, questo, no, c’è un limite a tutto”. Non ce la sentiamo più di rinunciare ai tre o quattromila euro netti al mese (più indennità, sconti, agevolazioni di vario genere) per metterci a vivere (o a sopravvivere) con molto, ma molto meno in questo Paese in cui, oramai, tutto costa un occhio della testa. In questo Paese in cui dilagano innumerevoli tipi di scommesse, gli immorali “gratta e vinci” con tutti i loro derivati.
E questa è la fotografia dell’Italia d’oggi: milioni di italiani i quali non hanno altra “speranza” che vincere migliaia di euro col “gratta e vinci”, o milioni di euro col “tristemente” famoso Superenalotto… A questo ci siamo ridotti. A questo
ci hanno ridotti 30 anni di malgoverno e l’onnipresente, implacabile Unione Europea, organismo gelido, senz’anima. Senz’anima come quello dell’alta finanza e dei solerti servitori dell’alta finanza. Ma c’è un modo per uscire da questo carcere? Certo che c’è: sganciarsi dall’euro, uscire dalla Ue. Impresa, questa, che richiederebbe però uomini dei quali l’Italia non è provvista. Ma anche se ne fosse provvista, la massa volterebbe le spalle – e seguiterebbe ad affidarsi (…) allo squallidissimo “gratta e vinci”…