Può piacere o risultare insopportabile, l’Italia, ma una cosa la garantisce sempre: è piena di sorprese. Ti aspetti il ladro, cerchi di difenderti, e appare il benefattore.
Ti commuovi nel vedere il sacerdote così devoto a Dio e spunta lo speculatore senza pietà. Cerchi il modo di consolare il calciatore disperato per l’autogoal che ha appena segnato e scopri che il goal lo ha fatto lui a pagamento. Vedi la ministra scoppiare a piangere di fronte alle sofferenze dei lavoratori che rischiano di perdere i loro diritti, ti viene voglia di abbracciarla in attesa di vedere come affronterà il problema, ma poi quella spiega che bisogna cancellare ogni diritto ed è bene che i lavoratori tornino al tempo delle industrie tessili dell’Ottocento britannico, in cui lavoravano anche i bambini di dieci anni, o della Torino industriale del primo Novecento, la cui situazione fu definita dai sociologi "darwiniana da sopravvivenza del più idoneo".
E a proposito di lacrime di coccodrillo, quando era capo del governo Silvio Berlusconi proruppe in pianto di fronte all’arrivo di una nave proveniente dall’Albania colma all’inverosimile, ma poi quelli che in seguito tentarono di compiere anche loro il cammino della speranza, li consegnò al suo amico Muammar Gheddafi affinché decidesse lui chi era il caso che venisse in Italia e chi no.
Ma il "sì no, no sì", si espande tranquillo come se fosse un gioco fra bambini. Accade per esempio che la legge che in teoria regola l’attività delle frequenze radiotelevisive porta il nome di Gasparri, ma il povero senatore Maurizio quella legge non solo non l’ha scritta, come tutti i suoi colleghi hanno potuto constatare, ma neanche l’ha letta, come il più leonino dei suoi colleghi, Francesco Storace, rivelò. Poi c’è il ministro Scajola che ha pagato una somma irrisoria per una casa "vista Colosseo". Lui dice che il resto lo ha pagato qualcuno che non conosce ma giura che quando lo troverà gli darà la lezione che merita. E poi c’è il sommo gestore dell’economia, Giulio Tremonti, che sta in una casa senza neanche aver stipulato un contratto. Ma la sorpresa delle sorprese, capace di sbalordire anche i più vaccinati delle sorprese italiane, è stata quella della Lega. Sono da sempre gentaccia che non mette mano alla pistola quando si parla di cultura, come diceva Joseph Goebbels, ma quella di leggere un libro è per loro un’idea inconcepibile, anche perché in quelle condizioni chi potrebbe concepire un’idea qualsiasi?
Ignoranti, dunque, e anche cafoni, buffoni e spesso alquanto stupidi: ma ladri no, porca miseria! Certo, a sentirli massacrare la grammatica e la sintassi davano fastidio. Certo, il Bossi quando parla sputacchia, cosicché tutti stavano bene attenti a tenersi a debita distanza. Certo, il Calderoli dall’occhio bovino faceva impressione quando dalla sua stazza notevole uscivano concetti bambineschi ed era difficile – arrogante com’era – trattenersi dal mandarlo a quel paese.
L’unico veramente "accettato" era stato il Maroni, l’unico che fosse stato capace di darsi una ripulita e che si era sforzato di imparare a memoria un mucchietto di frasi fatte, usando di volta in volta la più logica in modo da sembrare perfino che pensasse qualcosa. Ma che davvero potessero rubare, e così tanto, nessuno se lo immaginava.
Qualcosa di losco era uscito, naturalmente. Il Trota, per esempio, è stato inserito di prepotenza nel Consiglio Regionale della Lombardia, con una paga mensile equivalente al denaro che portano a casa in un anno (finché non li cacciano) i disgraziati indicati come i maggiori responsabili della crisi italiana.
Altre cosucce sono di tanto in tanto uscite fuori, a volte addirittura grazie alle denuncie di "leghisti puri". Chissà, forse quel poco che rubavano era una sorta di compenso per le giullarate che ogni tanto la Lega alleggeriva la vita politica italiana che il Berlusca aveva portato a un livello di squallore. Dev’essere stato così che la famiglia Bossi si è convertita in famiglia Corleone.