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March 18, 2012
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March 18, 2012
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Marò pugliesi e pirati indiani

Toni De SantolibyToni De Santoli
Time: 4 mins read

Potrebbero finire i loro giorni in una galera dello Stato indiano del Kerala, giustiziati in ossequio a un clima elettorale che accontenti sia i comunisti che i nazionalisti indù.

Nella migliore delle ipotesi, i marò del “San Marco” Massimiliano Girone e Salvatore Latorre, torneranno in patria chissà fra quanti mesi, forse anni, e così il Governo indiano, lo Stato indiano salveranno la faccia di fronte ai loro cittadini.

Trascorrere anni in una prigione indiana accorcerebbe la vita a chiunque: minerebbe per sempre anche lo stato di salute di un organismo fra i più robusti e resistenti. Sudiciume, caldo, umidità, insetti, cibo con ben poche proteine, e così si procede alla distruzione di un essere umano. Nella circostanza si procederebbe alla distruzione di due soldati italiani i quali hanno fatto ‘soltanto’ il proprio dovere, e questo caso nei suoi aspetti di cronaca quotidiana – nella sua natura e nei suoi risvolti che fanno rabbrividire – è ormai ben noto a tutti. E’ noto a tutti che due soldati italiani da quasi un mese si trovano sotto sequestro in India, sotto sequestro, sissignori, in perfetto stile piratesco, banditesco. Lo stesso Governo italiano mercoledì scorso ha riconosciuto che Girone e Latorre furono fatti sbarcare con l’inganno in India, sorte, questa (se abbiamo ben capito) toccata anche alla petroliera italiana Enrica Lexie sulla quale i due militari erano imbarcati in considerazione della pirateria che da anni e anni dilaga negli esotici Mari del Sud. L’accusa nei confronti dei marò pugliesi è secca: duplice assassinio. Assassinati, dicono le autorità indiane, due pescatori indiani, e questo in un quadrante dove di chiaro non c’è proprio nulla… Di colpo, lo snello, magro, scattante pescatore indù, rivela la propria identità, che è quella del pirata…

La rivela quando è già troppo tardi per abbozzare una resistenza, per opporre a lui e ai suoi compari una reazione con speranza di successo. Il fatto accadde in acque internazionali. Questo è stato accertato dai satelliti, i quali non sbagliano, non ci si sbaglia sulle miglia marine, sui nodi.

Assodato, appunto, che con Girone e Latorre (e col comando della Lexie) si ricorse con bella disinvoltura all’inganno e quindi alla coercizione, ce ne sarebbe abbastanza per far la voce grossa non solo con lo Stato del Kerala, ma soprattutto col Governo federale di Nuova Delhi.

Se solo avessimo un po’ di fegato, un po’ di sana immaginazione, chiederemmo l’espulsione dell’India dalle Nazioni Unite e da ogni altro consesso internazionale. Può, infatti, seguitare a sedere al Palazzo di Vetro una Nazione la quale si è macchiata del crimine di pirateria?

La quale di giorno in giorno, stando così le cose, commette soprusi e abusi sulla pelle di due nostri soldati? Può farla impunemente franca uno Stato che ben sa di trovarsi dalla parte del torto, eppure continua a calpestare ogni legge scritta e non scritta?

Certo che può farla franca… L’India sa fin troppo bene che in Italia il potere è nelle mani dei salottieri, dei minimizzatori, dei ‘democratici’ che offendono il vero spirito della Democrazia; dei compassati, degli imperturbabili i quali godono di mille comodità, e nel loro intimo pensano, sì, cari lettori, pensano di non aver doveri verso nessuno.

L’Italia, e non solo l’Italia, è nelle mani di questa genìa per la quale due soldati ‘qualunque’ rappresentano una “entità trascurabile”…

Per molto meno la Gran Bretagna nel 1982 mosse guerra all’Argentina. L’Argentina non aveva commesso nessun atto di banditismo: aveva invaso le Falklands (britanniche) con stile e metodi classici. Eppure, Margaret Thatcher, Primo Ministro di Sua Maestà, non esitò a scaraventare sul groppone degli argentini tutto il peso della potenza militare britannica. Con l’esito che tutti noi conosciamo.

Per molto meno davvero…

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Toni De Santoli

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