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March 11, 2012
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March 11, 2012
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La veritá? Uffa, non serve piú…

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 4 mins read

Il momento piú difficile per questa rubrica da New York, avviene ancor prima di aver scritto una parola, perché é l’argomento da scegliere il passaggio piú insidioso. Di cosa ci occuperemo questa domenica?

Essendo l’Italia o tutto quello che in un modo o nell’altro si allaccia agli affari italiani il nostro argomento primario, i dubbi non ci mancano mai. Per esempio, questa settimana i sospetti sulla “Lega ladrona” sarebbero un piatto gustoso da raccontare, e sarebbe importante analizzare anche l’apparente “peso piuma” dell’Italia nello scacchiere internazionale, almeno dopo la vicenda dei maró prigionieri in India e, subito dopo, la tragedia dell’ostaggio italiano ucciso in Nigeria a causa del blitz inglese. Ma se questa domenica scegliessimo questi argomenti che dominano le prime pagine dei giornali italiani, sapremmo che avremmo commesso un errore.

Infatti per chi guarda al nostro Paese da New York, quello che fa piú impressione in una settimana come questa non né la “mazzettopoli” del partito di Bossi e Maroni, né le attuali difficoltá per far rispettare il peso dell’Italia nel mondo. Quello ce ci fa tremare le dita alla tastiera mentre battiamo queste parole, sono le notizie sulle nuove indagini e gli arresti ordinati dalla Procura di Caltanissetta sulla strage di Via d’Amelio, quella che uccise nel ’92 a Palermo il giudice Paolo Borsellino e la sua eroica scorta. Ci tremano le dita nel vederle pubblicate queste notizie dai maggiori giornali italiani come se fossero meno “importanti” di altre perché non di “attualitá”. Giá, dopotutto, si tratta di fatti di venti anni fa…

Uffa, basta con sta mafia… Gli italiani che vivono in America non sono mai contenti di sentirla questa parola quando si parla dell’Italia. Eppure, pur sapendo di diventare antipatici a molti, in questa rubrica noi scriviamo il contrario: basta con le mezze veritá sul rapporto tra stato e mafia!

Non vi raccontiamo i particolari di quello che le nuove indagini sulla fine di Borsellino stanno facendo emergere, basta fare una “googlellata” su internet e troverate articoli esaudienti. Infatti non é che questi non escano, il problema é con quale risalto vengono poi pubblicati. E, se non mi sono sbagliato, le “terrificanti” novitá che arrivano dalle indagini su Borsellino, su come il magistrato “in lacrime” si sentisse tradito dagli stessi apparati dello Stato, non risulta mai la notizia piú importante del giorno.

Avviene anche che nella stessa settimana, la Corte di Cassazione emetta una sentenza che annulla i processi di condanna nei confronti del Senatore Marcello Dell’Utri, che in primo e secondo grado era stato ritenuto colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa per aver intrattenuto rapporti con “i boss”. Per la Cassazione, leggiamo, il processo non sparisce ma va rifatto perché non bastava che Dell’Utri, da sempre braccio destro di Berlusconi prima in affari e poi in politica, abbia intrattenuto rapporti e visto mafiosi per poter provare gli affari con la mafia. Cioé i pm nel caso di Dell’Utri non sarebbero riusciti ad accumulare prove cosí consistenti come invece accadde nel processo con imputato l’ex presidente della Regione Siciliana Totó Cuffaro (oggi in galera). Benissimo, la giustizia deve essere sempre garantista, ma cantare ora le lodi del senator Dell’Utri ci pare assurdo, perché quello che non é ancora penalmente rilevante, (certe telefonate si possono ascoltare sul web), sarebbe abbastanza per gettare nel fango qualsiasi figura pubblica in una democrazia “normale”. Ma in Italia, ricordiamolo, passa come veritá che il sette volte ministro del Consiglio Giulio Andreotti sia stato ingiustamente per anni “perseguitato” dalla giustizia perché alla fine sarebbe stato assolto da tutte le accuse, quando invece certi suoi rapporti con la mafia sono stati provati ma caduti in prescrizione…

Dalla strage di Portella della Ginestra (1947), nella Repubblica degli italiani sono stati commessi crimini enormi rimasti senza veritá. Quando questa sembra avvicinarsi, l’atmosfera che viene diffusa é quella che ormai sono passati cosí tanti anni che la “veritá” non puó piú servire al presente o al futuro del Paese, ma solo alla storia. Giá, e cosí da 150 anni la storia del rapporto incestuoso tra Stato e mafia puó continuare indisturbata a ripetersi.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e dirigo La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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