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November 6, 2011
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SPECIALE INTERNET/ Sicilia col “link” americano

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 5 mins read

A sinistra una celebre foto di Robert Capa del 1943: un soldato americano riceve l’aiuto da un contadino siciliano

Da lunedí mattina è in rete Link Sicilia, un nuovo quotidiano online (l’indirizzo internet è: www.linksicilia.com/).
L’obiettivo di questa nuova voce è ambizioso: raccontare una Sicilia ‘diversa’ da quella che, spesso, viene ‘dipinta’ dagli altri mezzi d’informazione. Non è un mistero dire che,
ormai da troppi anni, la Sicilia finisce sulle prime pagine dei giornali o sulle tv solo quando ci sono di mezzo storie, morti e vittime della mafia. Giustissimo raccontare le storie di mafia. E il nostro giornale cercherà di farlo con puntualità, soprattutto alla luce dell’evoluzione del sistema di potere mafioso, in crisi, ma non scomparso, anzi ancora fortemente radicato nei ‘gangli’ vitali del Sud d’Italia.
Chi scrive ha l’onore di collaborare da tanti anni con America Oggi e, in particolare, con Oggi 7. Da giornalista che vive in Sicilia, e precisamente a Palermo, ho avuto modo di apprezzare la grande libertà di cui gode il vostro pregiatissimo giornale al quale sono molto affezionato. In tanti anni non ho mai – dico mai – subito una censura. E di cose ‘pesanti’ – spesso ‘pesanti’ come macigni – ne ho scritte tante. Soprattutto sulla mafia e su ‘pezzi’ deviati dello Stato italiano. Ed è anche riflettendo sul vostro giornale che abbiamo pensato di dare vita a questa nuova nostra iniziativa. Perché la riflessione sul vostro giornale?
Intanto perché amiamo la libertà come l’amate voi, cari lettori d’America. Personalmente, invidio, se così si può dire, il vostro ordinamento, che consente ai giornalisti di effettuare un vero, democratico controllo sugli uomini pubblici e, quindi, sul potere.
Mentre qui in Italia, spesso -troppo spesso – quando noi giornalisti tocchiamo – e a volte anche quando sfioriamo – i veri interessi dei potenti veniamo aggrediti da cause penali e, soprattutto, civili che nel vostro Paese non esistono: per il semplice motivo che, da voi, come mi ha più volte spiegato il mio amico Stefano Vaccara, per mettere sotto accusa un giornalista che ha fatto le ‘pulci’ a un potente, magari strapazzandolo un po’ più del dovuto, bisogna dimostrare la ‘malizia’ del giornalista: cosa non facile.
C’è, poi, un altro motivo che ci ha spinto a ragionare su ‘America Oggi’ e, in generale, sui siciliani – o sugli americani di origine siciliana – che vivono nel vostro Paese. E questo motivo è tutto nella storia del nostro e del vostro Paese: una storia che, tra la fine dell’800 e i primi del ‘900, si è intrecciata, creando – qualche volta nel male, molto spesso nel bene – un rapporto speciale tra voi e noi. Quanti siciliani – o americani di origine siciliana – vivono oggi nel vostro Paese? Tanti. Non a caso esiste il vostro giornale.
Oggi gli emigrati di prima generazione – prescindendo, ovviamente, da chi ha scelto di vivere nel vostro Paese da pochi anni – sono del tutto scomparsi. Ma i ricordi restano. Ora intatti, ora sbiaditi. E qualche volta anche struggenti. Come la storia di quel siciliano di Castellammare del Golfo, emigrato dalle vostre parti, che ogni giorno, sempre alla stessa ora, telefonava all’anziana madre che viveva nel suo paese d’origine per ascoltare il ticco delle campane. Ebbene sì, abbiamo la presunzione di pensare che nel vostro Paese, tra i figli, i nipoti e i pronipoti degli emigrati siciliani ci siano persone che, anche se magari non parlano l’italiano, o conoscono a malapena qualche parola del dialetto siciliano, hanno ancora voglia di riscoprire o di scoprire le tradizioni siciliane. E quando parliamo di tradizioni ci riferiamo alla cultura, alle feste dei paesi, alle processioni, ai prodotti dell’artigianato di pregio, ai vestiti, ai piatti tipici.
E, ancora, alle lavorazioni tradizionali di certi cibi (il pesce azzurro sott’olio, i formaggi tipici della Sicilia, dal caciocavallo al pecorino con tutte le evoluzioni degli ultimi anni).
Ebbene, cari lettori americani, o meglio, cari siciliani d’America è anche con voi che noi intendiamo aprire un dialogo per portare lì da voi un po’ della nostra Sicilia, con tutte le sue contraddizioni, ma anche con la sua voglia di riscatto. E, soprattutto, con il piacere di stabilire con voi un ‘ponte’ di vicendevole informazione. Che significa vicendevole informazione? Significa, prima di tutto, che anche noi siciliani siamo curiosi del vostro mondo, di come vivete quella piccola o grande parte di Sicilia che, speriamo, vive ancora nei vostri cuori.
Non sappiamo se, giunti a casa, dopo una mattinata di intenso lavoro, buttate nell’acqua bollente gli spaghetti o le busiate da condire, magari, con il sugo di pomodoro. Senza dimenticare, ovviamente, una bella spolverata di formaggio grattuggiato.
Non sappiamo se, nel vedere una ceramica, pensate a Caltagirone, a Sciacca, a Santo Stefano di Camastra, a Burgio. Non sappiamo se, ogni tanto, vi ricordate dei pomodori secchi o delle panelle.
Non sappiamo se vi ricordate delle Madonie, dei Nebrodi, dei Peloritani, dell’Etna. O delle spiagge di Eraclea Minoa e di Santa Croce Camarina. O, ancora, se avete mai avuto il piacere di visitare Pantalica. O la Valle dei Templi di Agrigento. E via continuando con i tesori della ‘vostra’ terra che, per fortuna, la stupidità dei siciliani di oggi – soprattutto di chi comanda – non è riuscita a rovinare.
Insomma: sappiamo poco di voi. E abbiamo voglia di conoscervi. E di farci conoscere. Da voi ci aspettiamo suggerimenti. Diteci cosa volete conoscere della Sicilia di oggi e anche di ieri. Scriveteci. Dateci indicazioni e desideri. Il nostro indirizzo di posta elettronica è:
.
Mettendo quanto scriverete all’attenzione di Giulio Ambrosetti.
Cari lettori americani, nel primo numero in rete non vi aspettate di trovare chissà che. Troverete notizie sulla Sicilia. Su come viene amministrata (male) la nostra Isola. Ma vi promettiamo che, già dalla prossima settimana, avrete la possibilità di vedere qualche video sui piatti della tradizione siciliana. Perché il nostro giornale – ovviamente – avrà anche uno spazio dedicato ai video. E, già da adesso, vi promettiamo che, a Natale, illustreremo, con inchieste scritte, fotografie e video, di vedere come viene celebrato il Natale in alcuni dei Paesi della Sicilia. Anzi, aspettiamo che voi ci indichiate di quali feste siciliane volete notizie. Lo ripetiamo: seguiteci e scriveteci.
Ovviamente, noi ci auguriamo, come già detto, che la collaborazione sia vicendevole. Da voi ci aspettiamo anche lettere e, perché no?, pure interventi o articoli, sempre che ci sia qualcuno di voi intenzionato a scommettersi per il nostro giornale. Scrivendo, appunto. O anche inviandoci fotografie e video.
Raccontando a noi fatti, personaggi e cose delle vostre parti. La rete – che è, se usata bene, un grande strumento di democrazia – consente a tante persone che ne hanno voglia di dialogare anche se lontani. La rete ci avvicina. E, volendo, ci può fare anche sognare.

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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