Una volta che Berlusconi non spara minchiate ma dice la veritá, ecco che viene crocifisso dalla stampa italiana. In questa column scriviamo che Berlusconi non é “fit to govern” prima ancora dell’Economist, ma quello che ha detto va difeso. Dov’é lo scandalo quando il premier Italiano, all’indomani della nottata di Bruxelles, racconta che il problema dell’euro é non avere un governo e per questo “nessuno lo prende sul serio?”
Attaccano Berlusconi per dire la veritá, scrivono che il premier italiano, nell’attuale crisi con l’Italia al centro degli attacchi speculativi, non dovrebbe dirla. Ma davvero? Nel 2011?
Chi ascolta sa giá tutto ormai, internet ha liberato l’informazione e chi lo capisce troppo tardi fa la fine di Ben Alí, Mubarak o peggio di Gheddafi. Prima si attaccava Berlusconi quando negava la realtá (“Crisi? In Italia non c’é…”), ma ora che sull’euro non puó negarla l’evidenza, ecco che Silvio viene maltrattato per non mentire. Boom!
Ormai é cosí irresistibile il desiderio di vederlo cadere, che la cosidetta grande stampa italiana – a chi é arrivato oggi da Marte, ricordiamo che non appartiene a Berlusconi ma semmai ai suoi nemici – si contraddice pur di non dar tregua a un governo comunque moribondo.
Poco prima del supposto “gaffeur” Berlusconi, anche il Presidente francese Sarkozy era stato trasparente, andando in tv per dire che se non si fosse continuato a dare fiducia all’Italia sarebbe crollato tutto, non solo l’euro ma anche l’economia globale… Pérché Sarkozy puó dire la veritá, che l’Europa non aveva scelta, la lettera del governo italiano doveva essere accettata perché l’alternativa era cade Sansone con tutti gli europei, ma se invece é Berlusconi a dire l’ovvio, che l’euro non é credibile senza un governo sovrano, allora é il disastro…
Cosa sarebbe successo se Sarkozy fosse andato in tv per dire che se l’Italia fallisse non é poi la fine dell’euro, o se Berlusconi avesse detto minchiate come la moneta é forte perché ha 17 governi che curano i propri interessi prima di quelli dell’UE? Pensate che avrebbero gradito queste barzellette negli Stati Uniti o in Cina?
Non hanno piú alternativa, devono dire qualcosa di credibile, i Sarkozy, le Merkel come il nostro – unico al mondo – Berlusconi, e comunque questi piccoli capi di governo non meritano di restare alla guida di paesi cosí importanti per l’Europa. Per salvare il processo unitario europeo, servono leader per crisi epocali, coloro che in tempi come questi intravedono le opportunitá per rilanciare le grandi idée, come ha scritto Roger Cohen sul New York Times.
In un paper che circola da tempo, scritto dall’ex commissario europeo e vicepresidente del Senato Emma Bonino insieme a Marco De Andreis, esperto di affari europei, si dice chiaro che all’Europa serve un “nuovo contratto sociale”. Fatto con le ragioni della politica, non certo quelle dei banchieri e degli apparati della finanza: Scrivono Bonino-De Andreis:
“Dietro una moneta ci può essere un sovrano e uno solo. Non c’è nessun precedente di un’unione monetaria sopravvissuta a lungo al di fuori del suo logico contesto di un’unione politica. Un’unione monetaria come quella europea, con 17 sovrani e vari candidati a farne parte, funziona solo col bel tempo, in assenza di problemi economici gravi… A quel punto, o si abbandona chi rimane indietro al proprio destino – ed è la fine dell’unione – o lo si aiuta. L’aiuto si mette in moto solo se c’è un sentimento condiviso di appartenenza alla stessa entità politica, solo se si è fatto e pluribus unum. Se adesso non arriva l’integrazione politica a tenere tutto assieme, anche quella economico-monetaria va a farsi benedire. Che esistano soluzioni puramente tecnico-finanziarie a questa crisi è, infatti, un’illusione (…).
Insomma non si scappa: bisogna fare gli Stati Uniti d’Europa(…) la Federazione europea che sarebbe realisticamente giusto fare oggi, lungi dall’essere un superstato sarebbe al contrario una “Federazione leggera”* che assorbe e spende attorno al 5% del PIL europeo. La spesa pubblica degli stati nazionali europei maggiori si aggira attorno alla metà dei rispettivi PIL. Queste risorse sarebbero sostitutive e non aggiuntive rispetto alla spesa pubblica nazionale perché accompagnerebbero il trasferimento al centro federale di funzioni di governo oggi svolte dagli Stati membri. Quali? A nostro avviso dovrebbero essere la difesa, la diplomazia (compresi gli aiuti allo sviluppo e quelli umanitari), il controllo delle frontiere e dell’immigrazione, la creazione delle grandi reti infrastrutturali europee, alcuni programmi di ricerca scientifica di grande respiro e gli aiuti alle regioni più povere e in ritardo di sviluppo.
Con un bilancio di 600-700 miliardi di euro l’Unione potrebbe svolgere, quando ce n’è bisogno, funzioni di stabilizzazione macro-economica e redistribuzione via ordinaria manovra fiscale, tassando di più gli stati in espansione e meno quelli in recessione (…)
Sono ormai sessant’anni che l’Europa elude la soluzione del suo problema politico. A noi sembra arrivato il momento di sciogliere questo nodo”.
Bonino da anni dice le cose come stanno e inequivocabilmente indica la soluzione. Proprio lei, donna italiana, europea e radicale transnazionale, sarebbe il premier ideale per un governo a Roma di unitá nazionale che possa trasformare l’Italia in una locomotiva della politica e far raggiungere all’Ue l’unico obiettivo coerente per salvare anche la sua moneta: la creazione degli Stati Uniti d’Europa.