Non cessa di sbigottirci questa società italiana (o certa società italiana) sedotta dal miraggio della ricchezza materiale. Ma d’una ricchezza materiale da ottenere senza sforzo alcuno: da ottenere entrando nelle grazie dei potenti, da accumulare nel proprio servaggio morale, e spesso anche fisico. Carnale, per intenderci e per chiamare le cose col loro nome.
Ora acquisisce ancor più popolarità una giovane donna, che, come tante altre, rientra nell’entourage del Presidente del Consiglio Berlusconi. Di lei (secondo varie fonti d’informazione), magistrati che conducono inchieste sui rapporti fra il capo del Governo e il faccendiere Tarantini, hanno dichiarato che “non si prostituì” a Silvio Berlusconi. Questa donna si chiama Manuela Arcuri (nella foto), rappresenta il “modello” della femmina italiana, artificialmente tenebrosa, artificialmente enigmatica, immancabilmente piena di sé. Ma sono tutte piene di sé le “belle” donne italiane al di sotto dei 40 o 50 anni.
Ce ne fosse una che non desideri attirar su di sé l’attenzione, ce ne fosse una che non schiavizza, non intimorisce, non manipola colleghi o subalterni. Ce ne fosse una davvero padrona delle propria materia, a parte pediatre, dentiste, insegnanti. Ora sul Web, vale a dire (se non andiamo errati…) su Internet, Arcuri Manuela è diventata l’idolo di milioni di italiane, e anche di italiani, magari figlioli dei bischeri che più di 40 anni fa sbavavano davanti alla tv per le gemelle Kessler, Lola Falana, Margareth Lee. E’ diventata ancor più famosa, viene ancor più ammirata poiché, appunto, lei “non si prostituì”. Degna di nota la tutela della propria irreprensibilità, ma da qui a conferire una “medaglia al valore”, beh, ce ne corre.
Alla stessa stregua dovremmo congratularci in modo solenne con chiunque non mandi la moglie a fare la puttana, con chiunque non sgozzi ricche vecchiette svaligiandone gli appartamenti, con chiunque non spari a cani e gatti, con chiunque non si sia all’usura e all’estorsione… Come vedete, è ormai tutto fuori registro in Italia. Saltano i parametri, sparito il senso delle proporzioni, abolita la logica… E il buon gusto? Non si sa nemmeno più che cosa sia. Predomina il suo contrario: il cattivo gusto. Manuela Arcuri è lo stesso personaggio che in tempi recenti, alla tv, lasciò che due individui le toccassero per qualche istante il seno, il seno imponente, alto. I due individui erano Tiziano Ferro e Teo Teocoli. Il primo è un pessimo cantante, il secondo un cabarettista monocorde, molto monocorde, di terz’ordine, quindi, almeno per come lo intendiamo noi lo spettacolo, il varietà, l’intrattenimento. Ebbene, in quelle due occasioni, la popolarità dei tre protagonisti (la Arcuri, appunto, Ferro e Teocoli) ascese a nuove e ancor più alte vette… Per milioni di italiani quegli scampoli di cattivo gusto, anzi di ostentata, gratuita volgarità, sono stati, e sono, dimostrazione di “disinvoltura”, dimostrazione di “disinibizione”, “spigliatezza”, “modernità”.
La modernità! Per tizi come questi, eccola la modernità “vera”, quella che ci libera di complessi vari, di condizionamenti vari e ci rende davvero “liberi”, “moderni”, appunto. Eccola l’Italia che rende celebri personaggi di scarso valore, se non addirittura privi di valore. Sono loro, e altri della stessa pasta, a ricevere l’abbraccio della popolarità, a godere di fama, a riscuotere credito. Non potrebbe essere altrimenti in una società come la nostra incantata dalla futilità, incantata dal superfluo, prona dinanzi a tizi e tizie senza né arte né parte, eppur consacrati come “grandi” dei nostri tempi. Ma dietro a tutto questo, dietro alla notorietà di “dei” e “dee” dell’Italia attuale, c’è qualcosa di ambiguo, di sottaciuto; secondo noi, anche qualcosa di sordido. Nella pretesa di prendere in giro italiani ai quali piace esser presi in giro. A quali piace applaudire tutto ciò che è banale, trito e ritrito, pedestre. E falso.