A sinistra il ministro degli esteri Franco Frattini e il premier libico Mahmoud Jibril
NEW YORK. Il Ministro degli Esteri Franco Frattini deve affrontare in questi giorni al Palazzo di Vetro con grave imbarazzo – o vergogna? – vari premier e presidenti dato che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha cancellato il viaggio a New York, occupato in ben altri affari. Comprendiamo le sue difficoltà, però dovrebbe anche evitare di strafare con certe dichiarazioni.Infatti, ciò che riportano le agenzie dopo l’incontro con il premier libico del Cnt Jabril, sono assurde. Qui a New York ricordiamo bene come l’Italia del governo Berlusconi fu l’ultimo paese occidentale a mollare Gheddafi, a seguire francesi e inglesi che da settimane premevano alle Nazioni Unite per una risoluzione che andasse subito in soccorso dei ribelli di Bengasi.
Il 22 febbraio, così dichiarava a questo giornale l’ambasciatore Ibrahim Dabbashi, numero due della missione libica all”Onu subito passato con i ribelli: “L’Italia deve immediatamente esprimere solidarietà al popolo libico e ripudiare le sue relazioni con il regime di Gheddafi, altrimenti ci saranno severe ripercussioni nel rapporto con la Libia quando il popolo libero si sarà finalmente liberato. Siamo delusi dal silenzio arrivato dal governo dell’Italia fino a questo momento. Sappiamo bene quali sono le ragioni, sono gli stretti rapporti tra Berlusconi e Gheddafi”.
E poi ancora il 19 marzo, all’uscita del Consiglio di Sicurezza che votava l’intervento contro Gheddafi per salvare i ribelli di Bengasi, ecco cosa ci dichiarava l’ambasciatore libico Abdurrahman Mohammed Shalgam, passato anche lui con i ribelli: “In questi ultimi giorni siamo stati colpiti dalle posizioni dell’Italia, perché non ha preso le posizioni avute per esempio dalla Francia. Ci aspettavamo dall’Italia delle posizioni più forti, invece siamo colpiti dalle recenti dichiarazioni del ministro Frattini…. (Proprio quel giorno Frattini aveva dichiarato che era favorevole alle posizioni della Russia nel Consiglio di Sicurezza, che stava spingendo per una risoluzione per un semplice cessate il fuoco invece che per la risoluzione poi passata, la 1973, che rese possibile l’intervento militare per proteggere la popolazione civile, ndr). Gheddafi è finito, l’Italia deve capirlo e venire verso il popolo libico, cioè verso una Libia democratica, in cui potremo lavorare insieme anche sui tanti investimenti in Libia e sui tanti investimenti che noi abbiamo in Italia. Dobbiamo lavorare insieme per il futuro".
Anche il governo Berlusconi alla fine lo capì, ma sicuramente l’Italia, grazie ai suoi tentennamenti, non fu tra le prime ad aiutare la ribellione contro Gheddafi.
Inoltre le ultime vicende del nostro capo del governo sicuramente non aiuteranno nemmeno il nostro ministro degli Esteri nel cercare di stoppare la Germania, il Brasile, il Giappone e l’India, che portano avanti una proposta di riforma antidemocratica del Consiglio di Sicurezza. Auguri ministro, l’Italia all’Onu va aiutata, soprattutto quando ha ragione, ma senza strafare.