A sinistra uno scorcio della Reggia Venaria
DOPO UN QUARTO d’ora di strada provenienti da Biella, salendo a 1200 msl, si arriva sul piazzale antistante quella che può sembrare una reggia formata da un grandioso insieme di edifici, invece è il più importante Santuario mariano delle Alpi, abbracciato dalle montagne rigogliose di verde, quasi una visione celestiale avvolta nella nebbia. Il Santuario di Oropa dalle monumentali dimensioni odierne, nei secoli si è tramutato da luogo di passaggio a luogo di destinazione per pellegrini animati da forte spirito devozionale, con una storia che ha origine con Sant’Eusebio nel IV secolo d.C.
Il Santuario di Oropa dal 2003 fa parte del patrimonio mondiale Unesco, il suo complesso architettonico si colloca all’interno delle Montagne Sacre del Piemonte e tra i suoi tesori custoditi c’è anche la statua della Madonna Nera. Secondo la tradizione, l’origine del Santuario sarebbe da attribuire a Sant’Eusebio, primo vescovo di Vercelli che fuggendo dalla Palestina dove infuriava la persecuzione ariana, nascose la statua tra le rocce dove sorge la Cappella del Roc. Il maestoso complesso porta la firma dei più importanti architetti sabaudi: Arduzzi, Gallo, Beltramo, Guarini, Galletti, Bonora e Juvarra, i quali hanno contribuito a progettare e portare a termine l’insieme di edifici che si sono sviluppati tra la metà del XVII e XVIII secolo.
Uno sguardo attento e subito si realizza che lo sviluppo edilizio ed architettonico attraverso i secoli è stato grandioso: dal primitivo sacello dei “viatores”, i viaggiatori che transitavano da est verso la Valle d’Aosta, all’imponente mole della Basilica Superiore. Il Santuario è articolato su tre piazzali a terrazza e comprende due grandi luoghi di culto: la Basilica Antica realizzata all’inizio del XVII secolo dove si venera la Madonna Nera e la Chiesa Nuova, in un’armonica struttura architettonica di edifici, chiostri e la immensa scalinata che conduce alla Porta Regia.
Di fronte al portale sull’ingresso della chiesa della Madonna Nera c’è la coda perenne di pellegrini, è il centro spirituale del Santuario, mentre la Basilica Antica è più vicina al cuore dei biellesi che la vollero erigere nel 1599 dopo il voto fatto dalla Città di Biella in seguito all’epidemia di peste. La statua della Madonna Nera è custodita all’interno di un sacello, realizzata in legno, manto blu, abito e capelli color oro sono la cornice del volto dipinto di nero.
Il luogo è meta ogni cinque anni di un’antica processione che si snoda tra i monti che separano le vallate, organizzata dagli abitanti di Fontainemore nella Val d’Aosta, particolarmente devoti alla Vergine Bruna.
Salita la scalinata del Piazzale Sacro si mostra in tutta la sua imponenza la Basilica Superiore, una costruzione di enormi proporzioni, che però si trova in armonia con le vette che la circondano e l’unico contrasto che traspare sono le dimensioni raccolte dell’Antica Basilica. La mastodontica Basilica Superiore è sorta per esigenze logistiche, in considerazione dell’elevato numero di pellegrini che si recavano al Santuario, meta ideale per chi desidera trovare momenti di serenità e un’organizzata struttura alberghiera a costi modesti.
Così, nel XVII secolo, l’architetto Ignazio Amedeo Galletti diede vita al cantiere proseguendo lo sviluppo del Santuario (www.santuariodioropa.it) con la cupola alta 80 metri, una sorta di corona all’imponente monumento.
La zona di Biella è generosa di sorprese per chi è alla ricerca di eventi a sfondo religioso, come quelo che si svolge sulle colline di Sordevolo a cui prende parte l’intera comunità che ha l’innata passione per la “Passione di Cristo”. Il prossimo appuntamento della singolare rappresentazione con oltre 1300 personaggi è fissato per il 2015 da Giugno a Settembre (www.passionedicristo.org), così come vuole la tradizione che si tramanda da metà del XIX secolo. Tra i vicoli del villaggio solitamente silenzioso, i suoi cittadini in costume danno voce al sacrificio di Cristo, qui dove a testimonianza della fede in un minuscolo conglomerato si contano i campanili di 7 chiese. È senza dubbio la più spettacolare rappresentazione corale che si svolge in Italia, portata in strada dall’Associazione Teatro Popolare di Sordevolo dal 1816.
Il pubblico assiste dalle tribune che s’affacciano su un vasto piazzale dove è rappre- sentato un frammento di Gerusalemme dell’anno 33, con la reggia di Erode, il Sinedrio, il Petronio di Pilato, l’orto degli ulivi, il cenacolo e il Calvario. Il testo della rappresentazione risale agli ultimi anni del Quattrocento, è un’opera elaborata in versi dal fiorentino Giuliano Dati, cappellano di Trastevere a Roma, che tutto il villaggio conosce a memoria, una tradizione così radicata nel tempo che ancora viene tramandata di generazione in generazione.
Non si può lasciare Biella senza visitare l’ameno borgo di Ricetto di Candelo, un’intera struttura fortificata che risale al Medio Evo, costruita dalla popolazione su un terreno della nobilità locale, i Vialardi di Villanova, inizial- mente intesa come deposito dei prodotti della terra, ma anche come rifugio in caso di pericolo di attacchi. Un simbolo della forza di coesione, un capolavoro di borgo medioevale sorto dall’ingegno e dalla fatica di una piccola comunità di agricoltori, adesso patrimonio storico-culturale universale.