Per uno come il sottoscritto che tanto poco sopportava l’Italia berlusconiana e leghista fino al punto di aderire alla tribù degli esuli per scelta, il voto di domenica scorsa è stato una scarica di gioia, una pioggia d’oro, una ventata di caldo nel mezzo di una tormenta gelata, un urlo "terra, terra" ai marinai convinti di avere perduto completamente la rotta. La felicità mi aveva completamente "preso", tanto che a un certopunto ho deciso di condividere quel momento con tutti i miei amici. No, anche con i conoscenti. No, anche con i colleghi. No, anche con quelli che si trovavano nel mio "file" per le ragioni più disparate. Sicché si è creato un elenco lungo lungo per un messaggio piccolo piccolo, visto che mi ero limitato a un "Evviva!", che poi avevo deciso di triplicare perché mi era sembrato davvero troppo laconico.
Soltanto dopo avere fatto "clic" mi ha colto il pensiero che il gruppo creato era decisamente eterogeneo e che forse molti destinatari erano dispiaciuti dell’esito del voto e avrebbero accolto il messaggio come una strafottente presa in giro, vale a dire esattamente il contrario di ciò che volevo. Ormai però era tardi, i tre "evviva" sarebbero inderogabilmente arrivati "ai bianchi e ai neri" e mi sono messo in attesa delle risposte. Beh, se l’intento era quello di volermi sentire "dentro" a ciò che in quelle ore stava bollendo in Italia, il bersaglio era stato colpito in pieno.
Le mail che rimbalzavano sullo schermo del mio computer costituivano un campionario molto pressoché perfetto degli umori che si stavano mescolando nelle strade e le piazze d’Italia, e devo dire che mi è proprio piaciuto. Se volete, eccone un piccolo scampolo, cominciando da Liliana, generosa, passionale e incontenibile. "E’ il finimondo", dice va la sua risposta. "E’ la speranza. E’ la notizia che l’Italia non è fatta di dementi. E’ l’immagine del nano pazzo che si strappa i capelli e passeggia nevrastenico sotto i tavoli delle dimore che ha rubato. Hai ragione tu: evviva evviva evviva!". Raffaele è contento e o ha fatto sapere – immagino – proclamandolo col suo vocione. Ma siccome poi la sua inclinazione è quella dello scettico, eccolo che… "La domanda adesso è: quanto ci metteranno i nostri eroi a rovinare tutto litigando fra loro?". Il napoletano Giovanni fa parte dei dispiaciuti e lo manifesta con un: "A fessa ‘e sòreta", scherzoso, non cattivo, mi sforzo di credere.
Michele prende una svolta imprevista e repentina. "Sì, evviva, ha vinto l’Inter", e trova anche un emulo in Massimo, il "romano de Roma" (e romanista senza misericordia), che sempre sfotte la mia "lazialità" per lui semplicemente inconcepibile. La sua risposta ai miei evviva è in realtà una domanda: "Ma che è successo, ha vinto la Lazio?". Livio, anche lui romano, è come al solito razionale e difficile agli entusiasmi. Fornisce un’attenta analisi della situazione e avverte, un po’ raggelante: "Non dimentichiamoci che il Pdl rimane comunque il primo partito".
Simona si butta sul personale e parla per un po’ della mamma che si è ammalata "proprio adesso". Poi però conclude che guarirà presto, "alla faccia del Berlusca". Il bolognese Francesco è un altro dei dispiaciuti e puntualizza che "il Pdl resta il primo partito". Sembra fare eco a Livio, ma il romano lo diceva affinché non si esageri nell’illudersi di chissà che, mentre il bolognese ha chiaramente in testa la rivalsa, il che qualche brividino, confesso, me lo provoca.
Patrizia dice che lei l’esito del voto lo conosceva già perché il suo adorato cane "glielo aveva detto". Mi era venuto da replicare qualcosa ma poi ho pensato che fosse meglio non indagare. Guglielmo è contento perché ha vinto la sinistra ma non il Pd. Manuela è dispiaciuta perché il Pd ha raccolto poco. Sergio sembra che annusi il suo umore e ricorda lo sfottò di Corrado Guzzanti: "Il Pd è l’unico partito italiano che pratica le primarie e l’unico partito al mondo che le perde". Stefano Vaccara non ha risposto ai miei evviva e non mi stupisce. Lui è come il papà che guarda con tenerezza i figlioli quando sono contenti e con ansia quando sono tristi. Ma raramente si lascia trascinare. Il paradiso e l’inferno, per lui, non esistono.