E’ tempo di meditazione, laggiù in Italia, in questi giorni. Non è che un’attività del genere sia oggi molto popolare, in quella che fu la patria di Galileo, Leonardo, Machiavelli e tutti quelli che nessuno ha voglia di ricordare. Ma domenica scorsa, nel voto per scegliere i sindaci di alcune città come Milano, Napoli, Torino ed altre meno popolose ma non meno importanti, è accaduto che la depressa e deprimente sinistra italiana sia riuscita ad assestare a Silvio Berlusconi uno schiaffo tanto forte da fargli restare sulla mano un paio di etti di quel chilo di cerone che normalmente copre il suo viso. E la cosa è talmente clamorosa – e "pericolosa" – che occorre capire che diavolo sia accaduto e soprattutto se si tratti di una momentanea sbandata o di un fenomeno che si concretizza.
Così, si medita.
Medita il Berlusca, che per l’occasione ha chiesto e ottenuto la collaborazione di Umberto Bossi, un gigante della riflessione. Medita la signora Letizia Moratti, che non si capisce se stia rimpiangendo il maldestro e mascalzonesco colpo di fango lanciato contro il suo aversario Giuliano Pisapia nell’ultimo minuto dell’ultimo confronto, o se invece stia rimpiangendo di essersi scagliata violentemente – "o lui o io nella lista" – contro l’autore dei manifesti "magistrati brigatisti rossi", dopo avere realizzato che quel concetto non era altro che il verbo dettato chiaramente proprio da Berlusconi.
Medita il giulivo Pier Luigi Bersani "noi abbiamo vinto e loro hanno perso", incerto se sbandierare il trionfale 57 per cento ottenuto da Piero Fassino a Torino, congratularsi con Virginio Merola per il suo striminzito 50,47 per cento raccolto a Bologna o fare finta che la "grossa sorpresa" Luigi De Magistris a Napoli sia avvenuta anche grazie al PD e non a suo discapito, come in realtà è accaduto.
Ma meditano anche quelli che il risultato del voto di domenica scorsa lo hanno determinato. Si sarà pentito qualcuno di quelli che hanno sepolto la Moratti sotto i voti per Pisapia, visto che sono riusciti solo a provocare un ballottaggio? E quelli che invece sono rimasti fedeli alla "mamma di Batman", si saranno dispiaciuti di non avere determinato subito, senza necessità di ballottaggio, il cambio decisamente necessario nella Milano in cui – è ormai realtà acquisita – si sta installando un certo potere della mafia? E quelli che hanno ridotto alla metà i voti personali per Berlusconi, staranno allegramente cantando "meglio mezzo se Silvio è" o si sentiranno un po’ in colpa osservando il triste silenzio del loro capo, che fino a un attimo prima del voto aveva allegramente (e illegalmente, come è suo costume) concionato su quei telegiornali pagati da tutti che invece di informare facevano propaganda?
E a proposito di telegiornali, ci sarà anche lo spendaccione direttore del TG1 fra i meditabondi, visto che lo spensierato "Berlusconi è grande e Minzolini è il suo profeta" appare un motto ormai repentinamente invecchiato, o andrà avanti divertendosi spensieratamente?
Se anche voi vi siete posti delle domande, mi congratulo perché la curiositá è la molla di tutto ciò che ci ha fatto scoprire ciò che sappiamo del mondo e della natura umana. Ma per soddisfare la piccola, in fondo, curiosità di come questo voto andrà a finire, bisogna aspettare ancora un’altra settimana e sperare che tutti l’aspettino nella calma. Lo dico perché la prima meditazione di questo elenco, quella di Berlusconi con l’aiuto di Bossi, ha partorito una parola d’ordine alquanto inquietante: a vincere sono stati "gli estremisti di sinistra". E’ praticamente un’idiozia, ma un malpensante potrebbe temere che per dimostrare la congruità di quella parola d’ordine, qualcosa di misterioso "scoppi".
Esagerato questo "malpensatismo"? Spero di sì, con tutta l’anima. Ma teniamo presente che si tratta di una tecnica molto antica e molto praticata. Dall’incendio del Reichstag ai fascistelli travestiti da anarchici, la tentazione della manipolazione emotiva è sempre presente e aumenta in modo direttamente proporzionale alla possibilità che sia l’altro a vincere. A pregare non ci riesco, ma a sperare fortemente che se ne stiano tutti tranquilli, sì.