L’ha fatto per la Moratti, per farle vincere le elezioni. Perché i sondaggi del sindaco di Milano erano bassi col rischio che non passasse al primo turno. Chi ha fatto cosa? Chi altro può aver ispirato i manifesti “Via le br dalle procure”, affissi dall’oscuro candidato Lassini, se non Berlusconi con la sua recente ‘tesi’ sul brigatismo giudiziario? Addirittura Bocchino, ospite giovedì sera della trasmissione Anno Zero, ha sostenuto che “Si capisce da dove vengono, perché la grafica e i caratteri sono gli stessi di tutte le campagne di Berlusconi”. Ed ecco che venerdì il Nostro ha rotto il silenzio manifestando la sua solidarietà a Lassini, in quanto, con questo suo ignobile gesto, è salito talmente nei sondaggi da diventare un personaggio.
Il sindaco pdl Moratti aveva affermato con un motto d’orgoglio: “O io o lui”. Poi venerdì ha detto: “Il caso e chiuso”, perché lui rimane e lei non se ne vuole andare. Che memoria corta hanno questi politici, perciò non si vergognano di quanto hanno detto solo un giorno prima…
Dunque, Lassini aveva chiesto scusa per il suo gesto, giustificandosi con una dichiarazione ambigua: “Ho patrocinato i manifesti ex post. L’idea non è mia, è dell’associazione Dalla parte della democrazia”. Certo, Lassini è solo l’utile idiota, condannato da degli ipocriti i quali non hanno avuto il coraggio di condannare il deus ex machina. “Berlusconi – ha osservato Travaglio – con quella bocca può dire ciò che vuole, come nella famosa pubblicità del dentifricio Durban’s degli anni ‘60”.
Se accumunare le brigate rosse, che hanno ucciso dei magistrati, con i magistrati è indegno, perché ne offende la memoria, “Ora abbiamo un potente che vuole sottrarsi ai processi come allora le br. Si persero due anni per dimostrare che non si trattava di prigionieri politici e che andavano processati senza tribunali speciali – ha affermato la figlia del giornalista assassinato Walter Tobagi. – Quei manifesti sono uno sfregio alla nostra storia”.
Berlusconi come le brigate rosse? Il concetto è sempre quello: chi vuole stare dentro le istituzioni, rappresentarle persino, non può tenere comportamenti che sono al di fuori del sistema, per non dire eversivi.
Se il presidente del Consiglio è convinto di essere perseguitato dalla magistratura, come nel caso Ruby, ecco che esso diventa un affare di Stato che riguarda tutti noi, considerato poi che in questi giorni il Parlamento si sta occupando solo di bloccare questo processo.
In questa favola Genoveffa (la ministra Gelmini) è buona e difende la scaltra Cenerentola (Ruby), che della sua bellezza ha fatto un business: “Ruby era una ragazza in difficoltà che il presidente Berlusconi ha aiutato; uno dei tantissimi casi di beneficenza che fa senza clamore”. Il principe col passare dei secoli è diventato brutto e vecchio, ma tuttora è ricco e ha un cuore grande. Perciò bacia molte belle ragazze addormentate che si svegliano e chiedono che gli compri tante scarpine per non rischiare di rimanere scalze ballando il bunga bunga e un sacco di vestiti per travestirsi da infermiere e poliziotte per divertirlo. Ai loro occhi è come un re. Il re è nudo e si pavoneggia pure andando attorno come il pifferaio magico, inseguito da una marea di ragazze perché, anziché sassolini, semina dietro di sé monete d’oro. “Il massimo che ti può capitare – ha confidato una ragazza a un’amica intervistata in tv – è di fare sesso orale”. Questa è la storia del presidente del governo italiano in carica che voleva essere il presidente d’America. Berlusconi come Clinton?