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Il discorso di questa domenica su “Furore” è un discorso (scommetto!) che risulterà altamente impopolare. Sarà di certo così, visto che a noi non piace girare intorno alle cose, visto che ci convince l’antico principio inglese: “Call a spade a spade”.
L’argomento è Lampedusa, l’isola (in provincia di Agrigento) presa d’assalto negli ultimi giorni (ma anche diverso tempo addietro) da migliaia di nordafricani. L’isola su cui il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi si è precipitato mercoledì scorso e dove avrebbe comprato in questi giorni una villa (più villino che villa…), “Villa Due Palme”, dichiarando alla folla di isolani: “Ora sono un lampedusano anch’io”. Come John F. Kennedy, durante il celebre discorso tenuto a Berlino Ovest nell’estate del 1963: “Ich bin ein Berliner!” (“Io sono berlinese”!).Bene: i fatti lampedusani di questi giorni (ve ne saranno in futuro di analoghi!) dimostrano in tutta la loro spaventosa interezza la follìa impadronitasi ormai da anni e anni della psiche di capi di Governo, capi di Stato, ministri, politologi (o sedicenti politologi), analisti (o sedicenti analisti), parlamentari, giornalisti e così via. E’ la follìa terzomondista… La quale è una via di mezzo fra il peggior Cattolicesimo e la cattiva interpretazione del Socialismo o, se preferite, della Socialdemocrazia: si accolgono in Italia (e anche altrove) disperati provenienti dal Maghreb, dal Medio Oriente, dall’Asia, dai Balcani; disperati suggestionati dal mito (fasullo) delle ricchezze elargite dall’Occidente, dall’Europa Occidentale, perfino dall’Italia.
Disgraziati così li vediamo a Roma, e anche altrove, mentre chiedono con affanno il permesso di pulire il vetro anteriore di un’automobile nella speranza di ricavare mezzo euro, un euro nella migliore delle ipotesi. Si arrabattano sotto il Solleone (lo sentono anche loro!), fanno ancora più pena d’inverno, con la Tramontana che li frusta o con la pioggia che li inzuppa. Starebbero comunque meglio a casa loro, con la propria gente, in ambienti, appunto, a loro familiari. Ma non lo vogliono capire e non lo vogliono capire nemmeno i nostri legislatori, i nostri “difensori” dell’uguaglianza e della dignità umana…
I campioni della “democrazia” a caccia di benemerenze, soprattutto quelle conferite dall’Unione Europea e dai tanti stupidi simposi i cui protagonisti nulla rischiano, vivono in quartieri residenziali, incassano cifre da capogiro, figlie e figlioli li mandano a studiare in Svizzera o in Canada o in Australia.
Stanno invece molto meglio da noi i parassiti, i ladri, gli stupratori che, a “plotoni affiancati”, seguitano a rovesciarsi sull’Italia dal Nordafrica e dai Balcani.
Poverini, hanno tutti patito le pene dell’inferno nei loro Paesi, sotto il dispotismo, soggetti, eccome, a quotidiane angherie… Accogliamoli… Non vi siano più frontiere! Sia libero di circolare nelle vie del Mondo l’individuo, l’essere umano, che nasce buono e che, semmai, viene poi incattivito “dalla società”… Ma per quale mai ragione l’individuo dev’essere libero di circolare come e quando meglio crede nelle vie del mondo…? Per quale mai ragione si spalancano le porte d’Italia (in Francia ora cominciano a farci più attenzione…) a masnade di violentatori, tagliagole, sfruttatori di vario genere?!
Da qualche anno ci tocca ascoltare una canzoncina ormai trita e ritrita e che a noi manda il sangue alla testa: ricordiamoci di quando gli emigranti eravamo noi! Ma noi mica andavamo in America, in Sudamerica, in Germania, in Gran Bretagna per “sfruttare la situazione”, per vivere al di fuori della legge, per stuprare… Nulla pretendevamo. Nulla esigevamo. Volevamo solo lavorare, lavorare sodo, e nel rispetto delle leggi e delle consuetudini della Nazione che ci ospitava. Questa è civiltà. Questa è armonia sociale. Questa è morale (e non moralismo).
Di Lampedusa non importa nulla a nessuno. Lampedusa verrà inghiottita da masse di clandestini e non si farà caso ai diritti traditi, anzi, offesi e calpestati, della gente di Lampedusa. Tuttavia, il vostro “qualunquista” spera, ardentemente, di sbagliarsi.