Anche quest’anno la notte della Santuzza, tra il 14 e il 15 luglio, è stata un trionfo di fede, giochi d’artificio, sudore e babbaluci. Palermo ha celebrato la 399esima edizione del Festino di Santa Rosalia, amatissima patrona della città, che, secondo il racconto della tradizione, liberò dalla peste nel 1624. Il filo conduttore del 2023 è stato il “sogno” declinato in tutti i sensi, da quello forse utopistico di un mondo migliore e più umano, a quello di Girolama La Gattuta – la giovane ricamatrice di Ciminna che ebbe in visione il punto dove trovare i resti di Rosalia all’interno della grotta sul Monte Pellegrino – sino al desiderio di frate Biagio Conte, il missionario laico fondatore della Missione di Speranza e Carità, di destinare risorse e attenzione agli ultimi. Il sogno di una Palermo unita, senza divisioni e senza tiranni.
“Quest’anno abbiamo avuto la perdita fisica di nostro fratello Biagio e ricorre anche il trentennale dell’uccisione di don Pino Puglisi. Una coincidenza – ha dichiarato l’arcivescovo Corrado Lorefice – che ci ricorda ancor di più qual è la testimonianza di Santa Rosalia. La bellezza di questa donna che si rifugia sul monte Pellegrino, ma è capace di scendere nel momento in cui la città è aggredita dalla peste. Lo fa in quanto mossa dalla fede e da una relazione con quel Dio che vuole la città liberata da ogni contagio, da ogni schiavitù e da ogni potere che la limita nella sua libertà”.

La scenografia del carro è nata da un’idea di Frate Biagio Conte che voleva Santa Rosalia posizionata in basso, vicino ai palermitani, accanto alla sua gente. E così è stato quest’anno: una mezzaluna di nove metri simbolo della sfera femminile con la statua della patrona già utilizzata nel 2017 posta nella parte inferiore e sopra la quale ci saranno delle nuvolette e degli angeli. Il carro è un progetto dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, il costo di 285 mila euro è stato coperto dalla tassa di soggiorno.
“Il sogno come motivazione per l’azione concreta — ha detto il sindaco Roberto Lagalla – Santa Rosalia in questo primo anno di amministrazione è stata una guida importante, simbolo di una città che vuole e ha necessità di cambiare”.
Dal buio alla luce. Dall’incubo della peste al sogno. Lungo l’antico Cassaro di Palermo, l’attuale corso Vittorio Emanuele, hanno preso vita i quattro quadri, le rappresentazioni cui corrispondono le quattro tappe del corteo trionfale: è partito da Palazzo Reale alla cui corte di Ruggero II viveva la giovane nobile Rosalia Sinibaldi, la Santa patrona, ha sostato alla Cattedrale, ha raggiunto i quattro Canti e si è concluso a Porta Felice.
“In questa edizione del Festino, che apre all’anno giubilare, la Santuzza era più vicina alla gente non solo in senso spirituale ma fisico – ha spiegato Gaspare Simeti responsabile tecnico organizzativo del Comune e co-autore del tema del sogno insieme allo scenografo Fabrizio Lupo e allo storico dell’arte Filippo Sapienza, autore di alcuni dei testi recitati durante le rappresentazioni. – Un lavoro di gruppo che ha preso forma durante un incontro avvenuto la scorsa estate con frate Biagio, già molto malato, che vedendo il bozzetto di questa edizione ci chiese di porre la Santa nella parte bassa e non lontana isolata su un’alta torre. Il sogno di unire la gente, di accettare tutti come lui faceva, soprattutto gli ultimi”.
A Palermo la luce ha trionfato sulle tenebre, il sogno è diventato libertà, una vera festa con la musica, i video mapping, la commozione, lo stupore dei bambini, le bancarelle con lo scaccio, la gioia, il caldo, tanto caldo, le pollanche e u muluni. Viva Palermo e Viva Santa Rosalia!