Adagiata fra gli Appennini e il Mare Adriatico, la regione Marche è per alcuni aspetti ancor poco nota al turismo di massa.
E se la costa, con il suo bel mare e i locali eleganti, invita alla movida, l’entroterra con i piccoli borghi e le antiche fortificazioni è invece da scoprire con tempi lenti. Magari seguendo una guida insolita: la gastronomia.
“Tipicità Festival” (www.tipicita.it), tornato in presenza al Fermo Forum ad inizio aprile 2022, dove ha festeggiato i 30 anni di vita (durante i quali ha portato in giro per il mondo le eccellenze enogastronomiche marchigiane), ha rappresentato, come ha sottolineato il direttore Angelo Serri, “Un ritorno alla normalità, con un buon afflusso di pubblico, cosa non da poco dopo i periodi di lockdown dovuto al Covid”.

Ecco dunque in mostra le eccellenze marchigiane, dalle farine ai pani ai prodotti da forno (impossibile non ricordare la crescia sfogliata) ai salumi (in primis il ciauscolo) ai formaggi, poi al miele, ai dolci, vini che sempre più si ritagliano uno spazio importante.
Una manifestazione che si è conclusa a Porto Sant’Elpidio con uno storico appuntamento, “Stoccafisso senza frontiere”, dove questo pesce è stato declinato in tutte le sue gustose varianti, non solo marchigiane ma anche di altre regioni, dalla Calabria al Veneto e così via. Ma “Tipicità” con le sue eccellenze gastronomiche ha voluto essere anche un invito a scoprire il territorio di Macerata, di Fermo e dei dintorni, che cela gioielli di arte e architettura e rivela a tavola antiche impensate delizie.
Come i vincisgrassi alla Maceratese, festeggiati allo Sferisterio di Macerata in quanto hanno ricevuto un ambito riconoscimento, quello di Specialità tradizionali garantite (Stg). “Un riconoscimento che ci inorgoglisce e che conferma la straordinaria qualità della nostra enogastronomia” ha commentato il presidente della Regione Francesco Acquaroli.
Per chi non lo sapesse, i vincisgrassi (che secondo una tradizione furono inventati in onore del generale austriaco Windisch Graetz, difensore di Ancona nel 1799 contro l’esercito napoleonico) sono una sorta di lasagne, ma preparate con un ragù non macinato bensì tagliato a pezzettini, e composto anche da rigaglie di pollo.

Un piatto delle feste, e famiglia che vai, ricetta che trovi, soprattutto nel ragù e nell’uso della besciamella. Famosi sono i vincisgrassi del ristorante “Due cigni” a Montecosaro Scalo (MC), www.duecigniristorante.com. Qui la chef Rosaria Morganti porta avanti la tradizione dei piatti di famiglia, e propone i vincisgrassi con un ripieno di animelle e tartufo nero. E prepara anche un piatto insolito, i frascarelli: polenta bianca cotta in modo tale da creare piccoli grumi come chicchi di riso: era infatti il riso dei poveri!
Oggi con un condimento di lonza e lonzino, pomodorini, cipolla, maggiorana, sapa, pecorino dei monti Sibillini, i frascarelli sono un piatto da leccarsi i baffi. Dalla cucina di terra a quella di mare: basta recarsi a Sirolo, perla della Riviera del Conero, dove il “Ristorante della Rosa” (ristorantedellarosa.it) propone, in una bella location, il meglio del pesce appena pescato.
Restiamo in tema marittimo, spostandoci a Porto San Giorgio (FM): qui il ristorante “Vela” (www. chaletvela.it) propone tutto pesce, dagli sfiziosi antipasti a un fritto misto davvero speciale, e si pranza o si cena affacciati sulla bella spiaggia attrezzata. E il vino? Sono molte le aziende interessanti, e a Numana spicca per la sua storia l’Azienda Agricola Conte Leopardi (www.conteleopardi.com), di proprietà della nota e antichissima famiglia, coi vigneti affacciati sulla Riviera del Conero.

Oggi l’azienda è modernissima e produce bianchi e rossi sempre più apprezzati. E per restare in tema di vini, quelli marchigiani ottengono successi, come Moncaro di Montecarotto (An) che a Vinitaly 2022 ha avuto il riconoscimento di “Cantina dell’anno” e “Miglior vino bianco d’Italia”, titolo assegnato al Verdicchio Superiore Fondiglie, che prende il nome dalla contrada del comune di Rosora (An) in cui vengono coltivati i vigneti.
Soddisfatti i piaceri del palato, è giunta l’ora di esplorare i tesori di queste zone, in primis Macerata dove il celeberrimo Sferisterio (sferisterio.it) ospiterà dal 19 luglio al 21 agosto 2022 il “Macerata Opera Festival”. In programma “Tosca”, “Il barbiere di Siviglia” e “Pagliacci”, opere scelte dal nuovo direttore artistico Paolo Pinamonti, insieme ad alcuni concerti sinfonici. I luoghi da vedere sono tutti abbastanza vicini, ad esempio circa 43 km separano Macerata da un altro gioiello, Fermo (turismo.marche.it; www.visitfermo.it), ben nota per le spiagge di Lido di Fermo e Marina Palmense.
Ma l’invito è quello di esplorare il centro storico, sostando nella rinascimentale Piazza del Popolo dove si affaccia il Palazzo dei Priori, che ospita la Pinacoteca Civica scrigno di pregiati dipinti e di preziosi arazzi fiamminghi intessuti di fili d’oro. Importante, anzi unica, è la Sala del Mappamondo, dove troneggia appunto un mappamondo disegnato dal cartografo Moroncelli di Fabriano nel 1713. Da vedere anche il Teatro dell’Aquila, del 1792, con capienza di 100 posti e 124 palchi.

Uno spettacolo unico sono le cisterne romane realizzate tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. Sono 30 stanze con volte a botte, che coprono una superficie di 2.200 mq e regalano l’emozione di essere in uno spazio fuori dal tempo (per visite tel. 0734 217140). Da vedere anche la gotica Chiesa di San Francesco. A 11 chilometri di distanza possiamo esplorare un altri gioiellino, Monterubbiano, con il palazzo Comunale che ospita il Museo Civico Archeologico, la Quadreria Comunale, il curioso e delizioso “Museo delle Bambole di tutto il mondo” e, vanto della cittadina, la Chiesa di Santa Maria dei Letterati, riaperta al pubblico nel settembre scorso dopo un lungo restauro.
Ma c’è un’ altra prerogativa di Monterubbiano: le tagliatelle fritte. Sono appunto tagliatelle condite con panna, besciamella, carne, poi lavorate a formare delle palline (dimensione di un arancino) che vengono fritte. Furono inventate da Santina Pazzi dell’omonimo ristorante per il matrimonio del figlio, nel 1973, e oggi questa tradizione viene portata avanti dalla figlia Savina. Purtroppo il ristorante “Pazzi” attualmente è chiuso, e per gustarle non c’è che da seguire la pagina Fb Tagliatelle fritte di Monterubbiano, dove vengono segnalate eventuali sagre.
Ancora una tappa di questa scoperta dei borghi marchigiani vicino a Macerata, ecco Potenza Picena (www.potenzapicenaturismo.it), con la Pinacoteca, il Palazzo del Podestà, il Teatro B. Mugellini. Davvero unica è la collezione di telai conservati nel convento delle suore dell’Addolorata, usati fino a non molti anni fa per tessere seta, lana, canapa e cotone dalle novizie e dalle suore, che da quel lavoro traevano sostentamento.

Ma a Potenza Picena ci imbattiamo in un’altra eccellenza gastronomica, il “Pisello di Montesanto”: (Montesanto era infatti l’antico nome della cittadina, dovuto alle tante chiese edificate). Presentato a “Tipicità”, si tratta di un legume piccolo e dolce, un tempo molto diffuso e oggi recuperato dall’Azienda agricola Mamma Viola, che ancora non ne ha una produzione elevata, ma sta ottenendo buoni risultati.
Nell’attesa, ci si può “consolare” con gli ottimi dolci preparati con il grano tenero Jervicella (una varietà antica coltivata nel sud delle Marche) e con un secondo che è una specialità locale, coniglio o pollo “in potacchio” (dal francese potage, minestra) ovvero con un sughetto di olio, vino bianco, aglio e odori e, a discrezione dello chef, pomodoro. Un ultimo accordo di sapori prima di lasciare le Marche.