Quando vedo la casa per la prima volta sono circa le sette e mezza di una sera d’agosto, quel momento magico appena prima del crepuscolo quando il caldo finalmente abbandona la presa sul giorno e l’aria e il cielo assumono un tocco di colore, accennando le prime luci del tramonto. Arriviamo in auto da Venezia, abbiamo guidato per circa cinque ore, dopo un volo notturno da New York. Siamo stanchi e abbiamo lasciato i nostri bagagli all’agriturismo dove abbiamo alloggiato ogni volta che siamo venuti da queste parte negli ultimi tre anni. Ma nel mese di gennaio abbiamo comprato questa casa, a scatola chiusa per me e nostra figlia Sophie, che dobbiamo vederla ora, prima della rituale pizza della prima notte in Italia, nell’unico bar ristorante nella nostra cittadina.
La casa è immersa in una valle, a metà strada tra i Monti Sibillini e l’Adriatico. Dal crinale lungo il quale corre la strada comunale puoi vederne dall’alto il tetto. Un tempo questa era una strada “bianca”, un misto di ghiaia e gesso, ma di recente è stata asfaltata. Il nostro primo assaggio della casa avviene da quella strada, guardando in basso verso il tetto di vecchi coppi di terracotta: è una casa accogliente nascosta sul lato di una collina. Svoltiamo sul sentiero pieno di solchi che porta alla casa, una volta ben lastricato e utilizzato dalle mandrie per raggiungere la fonte in fondo alla valle, ma ora intasato di fango, breccia e solchi dei cingoli dei trattori.
La vista è spettacolare: si vedono le montagne in lontananza, i campi e gli oliveti sull’altro lato della valle, qualche casa colonica che punteggia il paesaggio e il punto lontano dove si andrà a posare il sole, offrendoci un vibrante spettacolo ogni sera. Non è esattamente com la Toscana e l’Umbria che tutti conosciamo e amiamo. La Toscana ha ampie vedute, campi dorati, un paesaggio delicatamente ondulato, con quei cipressi favolosi che punteggiando l’orizzonte a marcare gli ingressi alle città e ai poderi. L’Umbria è rifinita come uno squisito mosaico. Il paesaggio è caratterizzato da una ricca texture mai deturpata, come in un arazzo.
Le Marche, anche se altrettanto belle, sono un po’ più disordinate. Il territorio è verde e collinare e ti conquista con i suoi colori intensi e la varietà. Ma è meno magico e più alla buona della Toscana o dell’Umbria, è un territorio fatto per il lavoro. I cavi elettrici attraversano il paesaggio e campi di pannelli solari interrompono sistematicamente la vista. È una regione stretta, incastonata tra le montagne e il mare, confina con la Toscana e l’Umbria ad ovest e l’Abruzzo a sud. Le Marche sono più grintose e robuste. Di sicuro in Toscana non ci sono strade commerciali, piene di traffico, come quelle nei dintorni della nostra cittadina, ma siamo stati ben contenti che esistessero quando stavamo restaurando la casa e siamo riusciti a trovare tutto il necessario lungo quelle distese senza marciapiedi: cucina, bagno, vernici, scalpellini, porte doccia personalizzate, mobili, casalinghi a buon mercato, legname, piastrelle… ho reso l’idea.
Ma cosa ci ha portato qui? La nostra storia d’amore con l’Italia cominciò prima che io e mio marito ci incontrassimo. Entrambi eravamo stati spesso in Italia, da soli o con altri amici e partner. A dire il vero, gli amici che mi hanno presentato Jesse avevano premesso di volermi far conoscere una persona che, come me, amava andare in bicicletta e amava l’Italia. Jesse, a cui era stato detto lo stesso, pensava fossi un uomo. Prima di sposarci siamo stati in Italia insieme una volta, visitando tutte le città che Jesse, nel corso degli anni, aveva attraversato in bici conoscendo le persone del luogo: Capodimonte, Faenza, Viterbo, Marta, Brisighella, Montepulciano.
Quando ero incinta siamo stati in Liguria, ospiti al piano terra della villa di alcuni amici a Lerici. Abbiamo visitato Portofino, camminato tra le Cinque Terre, passeggiato attraverso Portovenere, siamo andati in spiaggia. La gravidanza mi aveva creato una certa avversione per i frutti di mare, e, dato che la Liguria si trova sul Mar Ligure, la cantilena di Jesse in italiano era qualcosa del tipo: “Mia moglie non può assolutamente mangiare questo.. è incinta”. E la gente poi ci coinvolgeva in brindisi celebrativi (aspetta un attimo, non si dovrebbe evitare l’alcol quando si è incinta?) e ci abbracciava calorosamente. Fu un viaggio speciale, indimenticabile.
Qualche anno dopo portammo la nostra bambina, Sophie, nel suo primo viaggio in Italia per celebrare il nuovo millennio. Abbiamo pensato che, se tutte le reti elettriche fossero andate in tilt per via del millennium bug, per lo meno saremmo stati in Italia dove è normale che ci siano interruzioni di corrente e i terroristi l’avrebbero trovata troppo insignificante per attaccarla. Abbiamo affittato un piccolo appartamento a Ravello pensando che, andando un po’ più a sud, avremmo trovato più caldo. Non è andata così. E gli impianti dell’appartamento erano così scadenti che saltava la corrente ogni volta che tentavamo di utilizzare il riscaldamento e la luce allo stesso tempo. Sophie non aveva nemmeno due anni, e ricordo come cercavo di lavarla con un tubo, mentre tremava in piedi su una pedana di legno nel bagno di questo freddissimo appartamento senza vasca da bagno. Ma il Natale a Ravello fu bellissimo e semplice: festoni di luci scintillanti, spettacoli teatrali in piazza, le decorazioni nei bar, la banda la domenica mattina davanti alla chiesa. Amici da New York e dalla Liguria si sono uniti a noi e abbiamo trascorso la notte di Capodanno mangiando un pasto di otto portate in uno degli alberghi più grandi, affollato di famiglie italiane.
Fu tutto molto bello fino a quando a Jesse venne un’influenza intestinale che gli impedì di arrivare alla mezzanotte. Dopo aver messo marito e figlia a letto provai ad andare a vedere i fuochi d’artificio, senza succeso. A Sophie il virus si manifestò solo quando eravamo ormai sull’aereo di ritorno. Benvenuti su Alitalia! Una piccola, miserevole bimba che vomitava sulle gambe e le scarpe dei genitori non mosse a compassione il personale di bordo: gli assistenti di volo ci ignorarono e per vendetta non ci offrirono nemmeno delle salviette. Ma questa è un’altra storia…
Come adulti siamo sempre tornati in italia in cerca di arte, cibo, musei, chiese e, nel caso di Jesse, per pedalate come si deve e immersioni nella vita delle cittadine italiane. Ma da genitori, puntavamo dritto ai parchi giochi e li abbiamo trovati altrettanto eccezionali: altalene, dondoli, cavallini a molle, pannelli scorrevoli, e ogni parco giochi aveva una di quelle ruote che se le spingi girano in tondo e i bambini possono saltarci sopra e continuare a girare finché non hanno le vertigini. Giochi eccellenti per i bambini e, anche se non l’avevamo mai notato prima, ce n’erano in ogni città e spiaggia, sempre puliti, sempre in buono stato.
Durante il viaggio successivo, quando Sophie aveva circa tre anni e mezzo, decidemmo si sperimentare un agriturismo in Umbria, non lontano dal lago Trasimeno. Un bel posto, con un appartamento molto grazioso, un giardino adorabile, con un parco giochi abbastanza vicino alla casa perché Sophie potesse tranquillamente giocare senza bisogno di supervisione, e una grande piscina con una vista incredibile. La spiaggia fangosa sulle sponde del lago, invece, era zeppa di insetti e zanzare. Poi, a due settimane dal nostro arrivo, ci fu l’attentato dell’11 settembre. Fu terribile essere lontano da casa durante una crisi tanto impensabile quanto senza precedenti, essere costantemente preoccupati per familiari, colleghi, amici, la nostra casa di Brooklyn, la nostra città. Tornare a casa fu un caos di voli cancellati, con noi che cercavamo di servirci della bimba per rscuotere un po’ di empatia dalle compagnie aeree e riuscire a farci dare un posto, soggiornando negli alberghi dell’aeroporto, con una bambina infelice e confusa che voleva disperatamente tornare nella sua cameretta.
Per i successivi tre anni non ci siamo più avventurati all’estero. Quando finalmente abbiamo trovato il coraggio di metterci di nuovo su un volo internazionale, Jesse aveva sentito parlare da un amico della regione Marche. Quasi a caso, abbiamo cercato e selezionato un agriturismo, non troppo lontano da Ancona e abbastanza vicino a una vera e propria spiaggia sull’Adriatico. Mentre guidavamo verso la nostra destinazione, circa due chilometri a sud dell’aeroporto di Ancona, ci siamo guardati e ci siamo detti: “questo posto è stupendo!”. Ed era solo la vista dall’autostrada. Addentrandoci nella campagna il paesaggio migliorava. L’agriturismo e la città adiacente erano tranquilli, semplici, amichevoli e veri. Ci abbiamo pensato su per tutto l’inverno successivo, poi ci siamo messi a caccia di agenzie immobiliari on line per capire cosa c’era in vendita in quella zona. Abbiamo incontrato il nostro consulente finanziario per capire se fosse realistico che gente di relativamente modesti mezzi come noi potesse pensare di acquistare un immobile all’estero. Siamo entrati in contatto con un agente immobiliare locale e deciso di tornare in quella zona l’estate successiva, iniziando il viaggio alla ricerca di una casa tutta per noi.